Festa dei SANTI
PIETRO E PAOLO
APOSTOLI
Anno C
“…Ma
voi chi dite che io sia?” (dal Vangelo secondo Matteo)
Questa domanda supera lo spazio e il
tempo, quindi è rivolta anche a ciascuno di noi. Dobbiamo una risposta.
Non
siamo al cospetto di Gesù in carne ed ossa, ma una volta almeno nella vita chi
non ha sentito nel proprio cuore rivolgersi questa domanda?
Per
quanto mi riguarda, nel corso della mia vita, ho sentito risposte di ogni tipo:
il primo rivoluzionario; un vero socialista; un arrivista; un profeta; un
illuso; un ciarlatano finito male, ecc. ecc
Negli
anni della mia gioventù, sollecitato da un prete durante un incontro di
catechesi, risposi in questo modo: “un amico”.
Ragionavo
a caldo: un amico, perché aveva dato la sua vita per i suoi amici, perciò, dal
momento che volevo essere suo discepolo, aveva dato la vita anche per me, così
come io, pensavo, avrei dato la mia vita per lui.
Tutto
questo, ero consapevole e lo sono ancora adesso, comportava la partecipazione
alla realizzazione del regno dei cieli, cominciando a non usare più i sistemi
in voga nel mondo: dominio, violenza, potere, impudicizia, invidia. In questo
modo, in parole concise, riprese da un altro prete, Don Aldo Trento, ripetevo:
“Gesù, io sono ciò che mi fai!” E’ come cogliere il momento della salvezza,
giorno per giorno, il momento della gioia piena. Sarà stato così anche per i
suoi primi discepoli? Di certo lo è stato per Paolo che scrive: “…ho combattuto
la buona battaglia, ho terminato la corsa, ho conservato la fede” (dalla
seconda Lettera a Timoteo)
San
Paolo ha potuto confessare quanto sopra, senza timore di essere smentito,
perché dalla grazia di quel tumultuoso incontro con Gesù ha saputo vivere nella
purezza, nella sapienza, nella benevolenza, nella santità, capace di amore
sincero e di parole di verità. Oggi vivere in questo modo è quasi impossibile,
lo è perché sono sempre meno coloro che provano a rispondere alla domanda
fondamentale. Oppure, semplicemente, perché la persecuzione è dietro l’angolo,
come succede sempre di più in molte parti del mondo, come successe a Pietro e a
Paolo e agli altri apostoli.
Sembrava
e sembra una partita persa, ci si lascia intimorire, ci si rintana nelle
sacrestie, si fanno sterili tavole rotonde sulla crisi, senza essere pronti ad
ascoltare: “…mettiti la cintura e legati i sandali…metti il mantello, alzati in
fretta! Seguimi!” (dagli Atti degli Apostoli)
Sono
i comandi del Signore che risuonarono nella prigione di Pietro, sono i comandi
del Signore che valgono soprattutto oggi per noi. E’ il momento di alzarci, di
tornare ad essere forti nell’annuncio, pronti al cammino, a testa alta, senza
più paura di annunciare al mondo intero il Vangelo del Signore. Anche perché,
lo dice pure il salmo 33: “…ho cercato il Signore: mi ha risposto e da ogni
paura mi ha liberato.”
Non
solo ci libera dalla paura di non farcela, ma anche dai nostri limiti, che sono
quelli che non permettono di vedere la realtà per quella che è: un grande
inganno.
I
nostri occhi, allora, sapranno essere attenti ai veri tesori, a ciò che vale, a
quanto darà sapienza, verità e carità.
Sicuramente
in umiltà: basta per questo non nascondere nulla, allontanando ogni pensiero
ingannevole, senza lasciarsi sviare.
L’importante
è cominciare, o riprendere, a cercare Gesù, riconoscerlo come il Figlio del
Padre, come nostro fratello, come il nostro migliore Amico.
At 12,1-11 / Sal
33(34) /
2Tm 4,6-8.17-18 / Mt 16,13-19
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