XXVIIma Domenica T.O.Anno C

L’inutile servo

“Siamo servi inutili. 
Abbiamo fatto quanto dovevamo fare”

 

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Ci sono giornate che non ti fermi manco con le cannonate: fai tutto quello che devi fare per la tua famiglia, per gli amici, per il lavoro, per la Chiesa, per il mondo, e poi ti accorgi, gioco forza, che sei sfinito e ti lasci andare. Ci pensi e ripensi, prendi in mano il Vangelo e leggi: “…quando avrete fatto tutto quello che vi è stato ordinato, dite: “Siamo servi inutili. Abbiamo fatto quanto dovevamo fare.” (dal Vangelo secondo Luca)
Mamma mia, neanche un grazie! Il mondo sembra vada avanti anche senza di te, stessa cosa la Chiesa, gli amici stanno sempre più distanti ed in casa ognuno, apparentemente, fa per sé. Ecco, forse per questo si è “servi inutili”. In verità, è una provocazione che viene dal Buon Dio per importi a riflettere sul senso del servizio che svolgiamo nel corso della vita a favore degli altri. Che è cosa buona e giusta, ma va svolto in semplicità, senza recriminazioni, in umiltà. Perché, “chi ha imparato l’umiltà, è venerato, come se portasse la corona e la porpora.” (Isacco di Siria)
Bella questa espressione, mi risolleva il morale, e mi spinge a: “…non vergognarmi dunque di dare testimonianza al Signore nostro.” (dalla 2a Lettera di San Paolo a Timoteo)
Occorre, per fare questo, una forte determinazione ed una incrollabile fede. Oggi chi porta un crocifisso al collo è subito etichettato secondo criteri politici, con gli argomenti tipici del politicamente corretto. Ben che vada, ti snobbano come bieco conservatore, a meno che, come “cattolico adulto”, non sei a favore dell’aborto, con “bella ciao” e compagnia cantante.
Non fa niente, se essere “servo inutile” è alla fin fine una virtù, sappiamo che questa virtù “rende buono colui che la possiede e rende buone le sue opere.” (San Tommaso d’Aquino)
E’ quanto basta, sia per le opere da compiere come discepoli di Cristo, sia per il bene che viene da una vita vissuta nella fede. Infatti: “…ecco, soccombe colui che non ha l’animo retto, mentre il giusto vivrà per la sua fede.” (dal Libro del profeta Abacuc)
Non si dubiti di questa profezia, come la storia del popolo prescelto insegna, lo stolto, il disonesto, l’approfittatore, il despota, anche se in posti di comando, di potere, prima o poi soccombono e la giustizia sarà ripristinata proprio grazie alla fede di chi avrà testimoniato l’Amore di Dio Padre e del Figlio Gesù Cristo.
Tutto ciò non avviene in automatico, ma occorre chiedere con umiltà e perseveranza il dono che viene dallo Spirito, purché, siamo capaci di culto.
Dai, “entriamo: prostràti, adoriamo, in ginocchio davanti al Signore che ci ha fatti.” (dal Salmo 94)
Il primo dono, quello della vita, è totalmente gratuito, per questo ogni vita umana rifiutata, uccisa al suo apparire è un sacrilegio, tutti gli altri bisogna meritarseli e chiederli con fiducia ed insistenza. Ottenuti, la fatica a fine giornata non appesantirà il nostro animo, anzi ne godremo gli esiti in uno stato di abbandono al punto di pensarla come un re, Alfonso di Aragona che ha lasciato scritto: “la felicità sta nel sapersi far governare da Dio, in lui abbandonarsi e in lui confidare.”
Allora è proprio vero che è possibile sentirsi come un re, con la sua corona e la sua porpora, pronto, però, a governare nella propria vita con lo scettro della croce, quello scelto da Gesù. Il potere che ne deriva, vince la morte; e ne siamo investiti pure noi, non più solo come “servi inutili”, ma anche come semplici cavalieri al servizio della verità e della giustizia.
Ab 1,2-3;2,2-4  /  Sal 94(95)  /  2Tm 1,6-8.13-14  /  Lc 17,5-10
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