IL SONNO DEI VIVENTI

Seconda Domenica di Quaresima

Anno C

Una mattina mi son svegliato…e ho scoperto che i miei nipoti devono partire per il fronte orientale…Ho uno scaffale intero pieno di libri che testimoniano l’assurdità della guerra, eppure sono ancora qui, in questo torpore che mi assale, a domandarmi perché? Perché la guerra, perché le armi? E’, però, un torpore diverso da quello di Abram, provocato, voluto dal Buon Dio: “…mentre il sole stava per tramontare, un torpore cadde su Abram, ed ecco terrore e grande oscurità lo assalirono.” (dal Libro della Genesi)
In realtà, per noi il sole è scomparso proprio, nella scelta dissennata di escludere le radici cristiane dalla costituzione della unione europea.

IL SIGNORE, NOSTRO DIO

Prima Domenica di Quaresima
Anno C

 “Quando busserò alla tua porta, avrò frutti da portare…” si canta quasi sempre ai funerali. In realtà sarebbe più corretto pensare che “quelle ceste di dolore, quei grappoli di amore” fossero presentate all’altare dai parenti, dagli amici, dalla comunità. Come dire, ecco di cosa devi tenere conto, o Signore, nell’accogliere queste anime al tuo cospetto.
Così avverrà che: “…il sacerdote prenderà la cesta dalle tue mani e la deporrà davanti all’altare del Signore, tuo Dio.” (dal Libro del Deuteronomio)
Nella Parola che ascoltiamo in questa prima domenica di Quaresima, si trova l’espressione “il Signore, tuo Dio” tre volte, come ad insistere su un rapporto talmente intimo, nel quale ci si appartiene vicendevolmente, così da superare il concetto di un Dio trascendente, incomprensibile se non in una cieca sottomissione.

I FRUTTI DELL’ALBERO

Ottava Domenica del T.O.
                              Anno C
Ero al cimitero l’altro giorno, la tomba era aperta, in lontananza si avvicinava un gruppo di persone orante che seguiva, in processione, una bara. Sarebbe stata calata, da lì a poco, in quel sepolcro di cemento, definitiva dimora di un corpo in attesa di disfacimento nel nulla, oppure nella Resurrezione promessa. Intorno, molti alberi, quelli che si slanciano verso il cielo, quelli sempre verdi, che invitano al silenzio, alla mestizia, alla preghiera, alla riflessione. Quasi come un anticipo di quanto suscitano le letture di questa domenica. Lo spunto viene dalla seconda lettura: “…fratelli, quando questo corpo corruttibile si sarà vestito d’incorruttibilità e questo corpo mortale d’immortalità, si compirà la parola della Scrittura: Dov’è o morte la tua vittoria, dov’è o morte il tuo pungiglione?” (dalla prima Lettera di San Paolo Apostolo ai Corinti)

NOVE MESI PER LA VITA


QUinTO MESE

23   FEBBRAIO  2025

VOGLIO  LA MAMMA ………E IL PAPA’:

                                                QUANDO E’ LA MAMMA CHE ANELA AL FIGLIO


Sua madre era andata via due anni prima, in Argentina, per mettersi a servizio, per cercare di risollevare la famiglia che era caduta in povertà a causa di varie disgrazie e debiti. Lasciare il marito e i suoi due figli non era stato facile, era, però, una donna coraggiosa e decisa. Aveva trovato subito un buon lavoro e per un po’ di tempo mantenne una corrispondenza regolare con i suoi. Il figlio minore, 11 anni, amava moltissimo la sua mamma e non riusciva a rassegnarsi alla sua lontananza. Oltretutto, dopo un paio d’anni, accadde che la donna si ammalò e la famiglia presso cui era a servizio si trasferì, motivo per cui la famigliola non ricevette più notizie. L’angoscia cresceva sempre più, anche per l’impossibilità di partire alla sua ricerca da parte del marito, finché una sera Marco, il figlio più piccolo, insistette tanto che gli fu permesso di mettersi in viaggio. La storia narra delle vicissitudini a cui andò incontro il ragazzino, in continui contrattempi che lo spingevano di città in città in quella sterminata nazione americana. Nel frattempo la salute di sua madre, nonostante fosse aiutata e ben voluta, andò peggiorando, portandola in fin di vita. Povero, Marco, era un ragazzino forte e determinato, ma i problemi che dovette affrontare sembravano allontanarlo sempre più dal suo proposito: trovare la sua mamma. L’amore filiale è più forte, però, di ogni ostacolo, mentre l’amore materno permette di resistere oltre ogni tracollo. Accade, così, che questi amori s’intrecciano in modo inseparabile al punto che l’uno salva l’altro, e viceversa.  E’ quanto avvenne nella storia intitolata “Dagli Appennini alle Ande”, dove bastò la vista del figlio per salvare la vita della mamma, già morente. E’ un racconto, tratto dal libro “Cuore”, sufficiente per capire che non si può mai scindere la vita del figlio da quella della sua mamma. E’ una questione di cuori, ben espressa anche dal testo della canzone “Quando sarai piccola” di Simone Cristicchi.

 

LA PAROLA

Rispondimi, Signore, perché buono è il tuo amore;

volgiti a me nella tua grande tenerezza. (Sal 69, 17)

 

Gesù allora, vedendo la madre e accanto a lei il discepolo

che egli amava, disse alla madre: “Donna, ecco tuo figlio!”.

Poi disse al discepolo: “Ecco tua madre!”.

E da quell’ora il discepolo l’accolse con sé. (Gv 19,26-27)

LA MISURA

Ottava Domenica del T.O.
Anno C

 


Il bello di noi uomini è che siamo creati ad immagine e somiglianza di Dio, così dice la Sacra Scrittura. E’ il nostro marchio, il nostro sigillo indelebile.   Nessuno lo sa ben decifrare, anche perché non sappiamo trattare la cera, perché “se la cera è troppo dura o troppo molle, all’atto dell’impressione del sigillo non ne riproduce pienamente l’immagine. Se invece si applica il sigillo quando c’è il giusto equilibrio tra le due, cioè tra durezza e morbidezza, allora la sua impronta sarà del tutto chiara e completa. Lo stesso è per la vita degli uomini”. (Sant’Anselmo d’Aosta)
In ogni caso resta il fatto che: “…come eravamo simili all’uomo terreno, così saremo simili all’uomo celeste.” (dalla prima Lettera di San Paolo ai Corinti)

BEATI AL BANDO

 Sesta Domenica T.O. 
 Anno  C
Chiesa delle Beatitudini in Galilea                                                                                                                               

 stampa  In questi tristi tempi, in alcune nazioni (Inghilterra, Canada) è vietato sostare davanti agli ospedali in atteggiamento di preghiera. Chiunque voglia stare, anche solo con una muta preghiera, nei pressi di quegli ospedali dove si uccidono essere umani innocenti con l’aborto, viene allontanato con la forza e portato in prigione. Siamo arrivati a questo punto e, purtroppo, pure con il silenzio dei pastori della Chiesa, timorosi di non oltraggiare la mentalità del “mondo” o di non compromettere il “politicamente corretto”. Quanto sono, perciò, vere le parole del Vangelo quando profeticamente dicono:“…beati voi, quando gli uomini vi odieranno e quando vi metteranno al bando e vi insulteranno e disprezzeranno il vostro nome come infame, a causa del Figlio dell’uomo.” (dal Vangelo secondo Luca)
Beati, dice il Signore, elencando tutta una serie di situazioni difficili da gestire e da vivere. Beati, perché ciò avviene a causa sua, ci dice il Signore.

IMPURO E PECCATORE

Quinta Domenica T.O.
      Anno C

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Sarà capitato a tutti di tornare a casa dopo una giornata di lavoro negativa, in cui nulla è andato per il verso giusto. Sentirsi distrutto, deluso e preoccupato per i bisogni della propria famiglia è tutt’uno. Eppure bisogna ricominciare, senza abbassare la guardia e volgersi attorno per capire, per cercare di afferrare motivi di speranza. Un po’ come deve essere successo a Pietro quando si trovò di fronte Gesù che gli diceva: “…prendi il largo e gettate le vostre resti per la pesca.” (dal Vangelo di Luca)
Il futuro apostolo non immaginava di certo le reali intenzioni di quel “profeta”, ma: “…non abbiamo preso nulla, ma sulla tua parola getterò le reti.” (dal Vangelo) 

C’E’ LUCE NELLE PROVE DELLA VITA

Presentazione del Signore
Anno C

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Al tramonto della vita, quando ci si accorge che le forze si attenuano progressivamente, quando gli entusiasmi stentano ad accendersi, si capisce che l’attesa è l’ultima fase della vita. L’importante è che sia un’attesa attiva quanto meno nella speranza che il mondo possa migliorare, perché sai che ci sono le condizioni. Perché sai che l’attesa, in fin dei conti, è il mistero della consapevolezza del tempo che ci sovrasta. Un mistero che, proprio attraverso la luce che è Gesù Cristo, rivela la grandezza, l’originalità e l’unicità di ogni vita umana. L’aveva capito il buon Simeone che, come riferisce il Vangelo, ci dovrebbe essere da esempio: “…ora puoi lasciare, o Signore, che il tuo servo vada in pace, secondo la tua parola, perché i miei occhi hanno visto la tua salvezza, preparata da te davanti a tutti i popoli, luce per rivelarti alle genti.” (dal Vangelo secondo Luca)
Andare in pace, ecco come vorremmo camminare, come pellegrini verso la vita che verrà. Con “timore e gioia, due sentimenti che abitano il cuore veramente cristiano” (San Giovanni Crisostomo)

IN PIEDI

Terza Domenica del T.O.
Anno C

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Ci si mette in piedi al mattino appena svegli e, lo si voglia o no, si deve iniziare la giornata con l’energia necessaria per fare le cose da fare.
In piedi, per essere pronti alla battaglia del vivere, per realizzare progetti e speranze che scandiscono le nostre giornate.
In piedi ci mettiamo quando viene annunciata la Parola del Signore, ogni volta che partecipiamo alla Santa Messa. Perché è come se all’ambone, seconda mensa della sacra celebrazione, si presentasse Gesù, che: “…insegnava nelle loro sinagoghe e gli rendevano lode. Venne a Nazaret e, secondo suo solito di sabato, entrò nella sinagoga e si alzò a leggere.” (dal Vangelo secondo Luca)

La Madre della Chiesa, nella Chiesa

Seconda Domenica del T.O.
Anno C

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Voglio provare ad immaginare la scena: siamo a Cana di Galilea, dove, secondo l’evangelista Giovanni, sta avvenendo il primo miracolo di Gesù. Siamo ad un matrimonio, e già questo è un primo indizio da tenere presente: il matrimonio, relazione stabile tra uomo e donna, cioè modo privilegiato che permette di manifestare tangibilmente la vita di relazione tra Gesù e la Chiesa. Il secondo indizio è l’entrata in gioco di Maria, la madre di Gesù che gli chiede un suo intervento, ma Gesù è restio a fare il miracolo per sanare una situazione che, oggettivamente, non è poi la fine del mondo: “…la madre di Gesù gli disse: “non hanno vino”. E Gesù le rispose: “Donna che vuoi da me? Non è ancora giunta la mia ora”. Sua madre disse ai servitori: “Qualsiasi cosa vi dirà, fatela”.” (dal Vangelo secondo Giovanni)

IL FUOCO DEL BATTESIMO

Battesimo del Signore 
Anno C



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Mi succede di pensare a come sarebbe stata diversa la mia vita se non fossi stato battezzato. Non ci fu il mio consenso informato quando i miei genitori mi portarono al fonte battesimale, ci fu in parte quando ricevetti la Prima Comunione e la Cresima. In parte, perché, anche se bambino, capivo che facevo qualcosa d’importante. Grazie agli anni del catechismo e ai santi sacerdoti che si prendevano cura dell’oratorio. In qualche modo lasciavo che lo Spirito Santo restasse dentro di me, lasciavo, inconsciamente, che lavorasse sulla mia crescita, che era come custodita, guidata, anche dagli altri fattori della maturazione, quali la famiglia e la scuola. Successivamente, anche il mondo del lavoro. Eppure, sentivo che mancava qualcosa, mancava il “fuoco” del Battesimo: “…io vi battezzo con acqua, ma viene colui che è più forte di me, a cui non sono degno di slegare i lacci dei sandali. Egli vi battezzerà in Spirito Santo e fuoco.” (dal Vangelo secondo Luca).

UNA LUCE NELLE TENEBRE

Seconda Domenica dopo Natale
Anno C

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I miei presepi, compresi quelli che da piccolo facevo con il nonno, sono sempre ambientati in un paesaggio notturno. Una lucina, bella bianca, deve essere posta nella grotta, o nella capanna, nei pressi della culla, o della mangiatoia, di Gesù Bambino, affinché illumini quell’antro buio, ed in particolare, quella piccola statuetta con le braccia alzate e benedicenti:“…la luce splende nelle tenebre e le tenebre non l’hanno vinta.” (dal Vangelo secondo Giovanni)

La nascita di Gesù, quindi, squarcia le tenebre che avvolgono la terra.

IL FIGLIO, I FIGLI

 SACRA FAMIGLIA DI GESÙ, MARIA E GIUSEPPE (ANNO C)



La lettura del Vangelo di oggi mi ha ricordato una poesia di Kahil Gibran, “I Figli”, in particolare, i versetti che dicono: “essi non provengono da voi, ma attraverso di voi, e sebbene siano con voi, non vi appartengono. Potete dare loro tutto il vostro amore, ma non i vostri pensieri. Perché essi hanno i propri pensieri.”
Anche Gesù aveva i suoi pensieri e rivolto ai suoi genitori dice: “non sapevate che io devo occuparmi delle cose del Padre mio?” Cioè, ho un compito, una vocazione, che devo cercare di realizzare, ascoltando, confrontandomi, studiando, preparandomi.

    

    NOVE MESI PER LA VITA

TERZO MESE

29   DICEMBRE   2024        

 VOGLIO LA MAMMA …E IL PAPA’:         

 

 

                                  IL DONO DI MAMMA DEBORAH:

UNA SCELTA D’AMORE PER SEMPRE NON SI CURA PER VEDERE NASCERE MEGAN


C’è una neonata che sorride in una culla nella galleria fotografica social di Deborah Vanini. C’è anche il racconto condiviso, sul web, di un dramma che si è trasformato in un’immensa testimonianza d’amore.

Deborah, 38 anni, ha chiuso gli occhi alla vita ,  soccombendo ad un cancro, diagnosticato durante la visita che confermava l’inizio della sua gravidanza.

Aveva raccontato Deborah che fu uno choc la prima ecografia : dalla notizia più bella alla più brutta in 25 secondi netti. Dalla gioia più grande alla disperazione più assoluta. Mesi e mesi di esami, giorni in ospedale, visite estenuanti, impedimenti fisici e farmaci rifiutati perché non compatibili con la gravidanza. Scelte più grandi di noi, scriveva Deborah, sulla vita che avevano generato. Messi davanti alla domanda più difficile per dei genitori: decidere per la vita o meno del proprio figlio.

Deborah ha pianto per notti intere per la paura, per la tensione, per i dubbi. Disperata si è chiesta perché proprio a me, a noi. Ha toccato il fondo, ma poi con l’aiuto del personale medico, della sua mamma, il suo angelo custode e la vera roccia della sua vita, il suo compagno e tanti veri amici, è riuscita a trovare anche dei lati positivi, perché ci sono sempre, nonostante tutto.

Megan ha fretta di nascere e così, lo scorso 18 settembre, vede la luce dopo un parto prematuro d’urgenza. Deborah, che dice di non essere credente, descrive, però, sua figlia come un “miracolo” che “senza saperlo”, ha “letteralmente salvato la vita” alla sua mamma.

Deborah conta i giorni che riesce a vivere con la sua Meg. E c’è sempre quella parola ad accompagnare i suoi pensieri: “miracolo”. Deborah ha stretto Megan fra le braccia solo per due mesi, ma continuerà ad essere accanto a sua figlia, alla quale ha donato la vita, la sua scelta d’amore per sempre.

 

LA  PAROLA

Se cammino in mezzo al pericolo, tu mi ridoni la vita;
contro la collera dei miei avversari, stendi la tua mano
e la tua destra mi salva.
Il Signore farà tutto per me.
Signore, il tuo amore è per sempre:
non abbandonare l’opera delle tue mani. (Sal 138, 7-8)

 E preso un bambino, lo pose in mezzo a loro e,
abbracciandolo, disse loro: “chi accoglie uno solo di
questi bambini nel mio nome, accoglie me; e chi
accoglie me, non accoglie me, ma colui che mi ha mandato.”
(Mc 9,36-37)

 

EGLI E’ LA PACE

Quarta Domenica di Avvento
Anno C

Alcuni anni fa mi venne l’ispirazione di allestire un presepe che aveva da un lato la capanna di Betlemme e dall’altro, proprio di fronte, una collinetta sormontata da una croce. Nulla di originale per carità, altri l’avevano pensato e realizzato meglio del mio. Non ricordo se fui sollecitato dalla lettura di Ebrei che questa quarta domenica d’Avvento ripropone e ci scrive che:“…Egli abolisce il primo sacrificio per costituire quello nuovo. Mediante quella volontà siamo stati santificati per mezzo dell’offerta del corpo di Gesù Cristo una volta per sempre.” (dalla Lettera agli Ebrei)Non a caso al Figlio di Maria verrà dato il nome di Gesù che significa “Dio salva”.
E’ stato un angelo in sogno a Giuseppe a comandarlo. Salva da cosa? Sicuramente dalle tentazioni, dal rifiuto della sua paternità, dal sentirsi padroni assoluti della propria vita e dal volerla imporre ad altri a costo di predomini e guerre.
Ecco, accogliere quel sogno concesso da Dio a Giuseppe,  che non è un sogno come tanti altri, significa riconoscere che Gesù è la pace fra di noi.