Vi troverò. Vi insegnerò a pregare


XVIIma Domenica T.O
Anno C

 

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Siamo immersi nella vita per ben due volte, anzi tre!
La prima quando le cellule generative di padre e madre si incontrano e puff! veniamo risucchiati attraverso canali e sponde varie in una specie di caverna dove ci attacchiamo in attesa di istruzioni per e nostre chiamate di aiuto.
Se tutto va bene, prima di vedere la luce, ci restiamo, più o meno, nove mesi.
La seconda volta veniamo immersi in una fonte d’acqua; viene chiamato “Battesimo.”
Ora non si usa quasi più l’immersione, si cosparge il capo con acqua benedetta cui fanno seguito altri gesti e preghiere.
Della terza volta invece, scriverò dopo.

Volevo solo mettere in evidenza come siamo chiamati alla vita, tramite, a parte i nostri genitori, da tre persone: il Padre, Gesù Cristo e lo Spirito Santo. Sono gli artefici del tutto.  Dopo di che ciascuno di noi si perde per le strade della vita durante la quale ne combineremo, per scelta o per indifferenza, di tutti i colori.
In sostanza ci perdiamo come pecorelle smarrite, ma pure come consapevoli peccatori.
Qui entra ancora in gioco il Buon Padre che minaccia, ma che alla fine perdona: “… se a Sodoma troverò cinquanta giusti nell’ambito della città, per riguardo loro perdonerò a tutto quel luogo” (dal libro della Genesi). Alla fine dovette procedere!
Speriamo non sia così anche per le nostre attuali Sodoma che vivono al massimo durante il mese di giugno con tutti quei famosi e deliranti “gay-pride”.
Cosa può frenare l’ira del Buon Dio? Non lo sappiamo, la chiesa, il corpo mistico di Gesù, è ancora viva, non certo per merito dei suoi prelati, bensì per l’azione dello Spirito Santo che non cessa di suscitare obbedienza e dedizione in chi non si lascia trascinare in questo andazzo che disperde valori e tradizioni, ma “…. eccelso è il Signore, guarda verso l’umile, il superbo invece lo riconosce da lontano.” (dal salmo 137(138).
D'altronde la superbia è facilmente riconoscibile, e se non si accoppia con l’orgoglio può avvenire che:” … con Cristo sepolti nel Battesimo, con Lui siete anche risorti mediante la fede nella potenza di Dio.” (dalla lettera di San Paolo Apostolo ai Colossesi).
Questo è il momento di scrivere della terza immersione nella vita: quella eterna.
Nessuno di noi può ergersi giudice di nessuno, in camera sua, è solo il buon Dio che ci conosce, che ci ha seguito per tutta la vita.
Eppure nulla ci può impedire di condannare il ricorso all’eutanasia, soprattutto quando questa viene proposta e caldeggiata su persone deboli e malate. Anzi proprio perché deboli e malate hanno invece tutto il diritto di lasciarsi trovare da chi sa come accompagnare gli ultimi momenti della vita terrena con dedizione e amore, perché Gesù Cristo ha detto: “… ebbene io vi dico: chiedete e vi sarà dato, cercate e troverete, bussate e vi sarà aperto. Perché chiunque chiede riceve, chi cerca trova e a chi bussa sarà aperto.” (vangelo secondo Luca).
Ecco, Gesù indica qual è in modo per vivere il morire.
Lui stesso l’ha percorso e sulla strada del calvario ha dato prova che non si è dimenticato di nessuno.
In quel modo, con la sua morte sulla croce, è venuto a bussare alle nostre porte. Sta a noi aprirle perché Lui, l’ha promesso, ci troverà comunque anzi ci ha già trovato.
(Gen 18,20-32 / Sal 137 / Col 2,12-14 / Lc 11,1-13)
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