IL MANTELLO E LA PIETRA


XIII Domenica del Tempo Ordinario

… “gli gettò addosso il suo mantello”…(1Re), ma oggi non si usano più i mantelli, con che cosa potremmo sentire di essere anche noi chiamati a seguire il profeta, a prendere il suo posto?
Tutte le volte che sentiamo che qualcosa in noi non funziona, tutte le volte che ci voltiamo quasi a cercare qualcosa o qualcuno simile alla coscienza che ci pungola e ci turba, ecco tutte quelle volte è come se ci venisse buttato addosso un mantello.
Ce ne accorgiamo, certo che ne sentiamo il peso, ma forse preferiamo scrollarcelo dalle spalle, appunto come una scrollata di spalle quando deviamo dal coinvolgimento di un qualsiasi accadimento.
E’ stato così? Certo, sono dei bei fardelli da portare e tutte le scuse sono buone: devo pensare ai miei genitori, alla mia famiglia, alla mia casa, alla mia carriera, come posso conciliare il tutto?

Domenica 26 Giugno 2016 - Nove Mesi per la Vita - Chiesa Madonna degli Angeli - Vigevano

Domenica 26 Giugno 2016 alle ore 16,00 ci ritroviamo a pregare per la vita e per le mamme
in attesa; è il nono appuntamento, ultimo per questo anno, dei "Nove mesi per la Vita" che attraverso tutte le ultime domeniche di ogni mese ci ha accompagnato fino a Giugno 2016.
Perchè?
- Per pregare insieme e adorare il Signore della Vita,
- per proporre e trovare un momento di preghiera mirato sulla Vita, Dono di Dio
- per avere l'occasione di approfondire personalmente il significato di questo Dono.
Questa iniziativa di preghiera "Nove mesi per la Vita" richiama sia il periodo dello sviluppo nel seno materno, dal concepimento alla nascita, attraverso l'approfondimento di una piccola meditazione con a tema  "la vita" per i "nove mesi" del suo percorso verso la nascita.
Argomento di quest'anno é la "misericordia" sulla scia della proclamazione del Giubileo della Misericordia da parte di Papa Francesco, sviluppando mensilmente un percorso attraverso le Opere di Misericordia corporali e spirituali richiamandole con un testo della Parola e mettendole in relazione con un fatto o un commento
Parte centrale dell'incontro è l'Adorazione di Gesù Eucarestia, seguita dall'invocazione a Santa Gianna Beretta Molla protettrice di tutte le mamme in attesa, lei che ha saputo donare la sua vita per quella della sua bambina, e dalla preghiera e benedizione per le mamme in attesa presenti, ricordando anche le mamme che non possono esserci e soprattutto nel ricordo dei bambini ai quali non è stato permesso di nascere.

IL SENSO DELLA VITA


XII°domenica del Tempo Ordinario 

Prima di dire: sì, voglio seguirti, come se fossi folgorato in cuor mio dalla luce del tuo volto, sarebbe forse opportuno fermarsi un attimo. Vieni nel mio santuario, vieni nella mia casa, vieni nella mia chiesa.
Andrè Fossard, a suo tempo, lo prese in parola, entrò in una chiesa, osservò la luce di una candela e se ne uscì convertito.
Noi che siamo già credenti, che ci andiamo, forse, ogni domenica, dovremmo, quindi, avere una certa dimestichezza e, quando entrati, c’inginocchiamo, guardiamo, contempliamo la sua gloria, la sua potenza e il nostro cuore si riempie di gioia:… “così nel santuario ti ho contemplato, guardando la tua potenza e la tua gloria.” (Salmo).
Capiremo, così, che il Signore riversa il suo Spirito con grazie e consolazioni:… “riverserò…uno spirito di grazia e di consolazione…” (Zaccaria), al punto che non si potrà più non sentirsi di Cristo in forza del suo Battesimo.

LA PECCATRICE


XI° Domenica del Tempo Ordinario
Maria Maddalena - Canova
Peccato-Fede, che binomio. Senza fede ci può essere il peccato, senza il peccato può anche non esserci la fede. Sembra logico e comprensibile, ma cosa può cambiare questa constatazione?
Tutto cambia quando ciascuno, in sé stesso, ammette e riconosce il suo peccato. Come hanno fatto Davide in modo esplicito e Maria Maddalena nei gesti che racconta il Vangelo. Non cercando il peccato del mondo, quello degli altri, ma proprio e solo quello che ognuno, nella sua esistenza, sa di aver vissuto. Tutto cambia quando ci si lascia invadere dalla Grazia della fede. E’ questa, in sostanza, che ti permette di identificare la sostanza del tuo peccato.
In particolare, proviamo a guardare la figura di Maria Maddalena: di sicuro era una peccatrice, ma non conosciamo come e perché sia giunta a tale sua condizione di vita; di sicuro sappiamo che non era contenta della sua vita e, senza sapere il perché di preciso, al cospetto di Gesù Cristo e delle cose che diceva e faceva, si sentì attratta da questo Profeta che girava per la Galilea. Sentiva che quell’uomo aveva un’attenzione per le cose vere della vita che altri deridevano. Ancor prima che il suo sguardo si posasse su di lei, comprese che doveva andargli incontro ed era certa che l’avrebbe accolta. Quante analogie con le donne che incontriamo al Centro di Aiuto alla Vita. Chi viene da noi a chiedere aiuto, conforto, consiglio, sa che verrà ascoltata, che troverà sguardi di umanità.

"DIRITTI CIVILI O DIRITTI FONDAMENTALI?" - 3° Seminario Mario Palmaro.


"DIRITTI CIVILI O DIRITTI FONDAMENTALI?" 

Foligno 24-28 Agosto 2016.

"Quando il delitto diventa diritto",
"Educare alla difesa della vita", 
"La difesa della Vita e le opere di misericordia:applicazioni pratiche", sono alcuni temi degli incontriche si susseguiranno surante i giorni del seminario, temi quanto mai attuali in questo momento di smarrimento? in questo momento di ricerca di puntualizzazione e di orientamento riguardo alla famiflia, alla vita, all'insegnamento della chiesa, al significato delle opere di misericordia nell'ambito del diritto alla vita.

LA RESTITUZIONE

Decima domenica del Tempo Ordinario
“…ed Egli lo restituì a sua madre.” (Lc 7,17). E’ evidente, Lui restituisce la vita, sacrificando la sua per noi, e noi cosa restituiamo al Padre, attraverso il Figlio?
Attenti bene:
- Elia restituisce il figlio neonato alla donna (Primo libro dei Re: “Elia disse: “guarda tuo figlio vive.”)
- Il Signore Dio, nel Salmo, ci restituisce la buona salute (…Signore mio Dio
Santa Gianna Beretta Molla
a Te ho gridato e mi hai guarito).
- San Paolo viene restituito alle genti (Galati:“si compiacque di rivelare in me il Figlio suo perché lo annunciassi alle genti”).
- Gesù restituisce il figlio morto alla madre (Vangelo:“ragazzo dico a te, alzati”).
Ergo, il Signore Dio è il “padrone della vita”. Lui solo può darla, Lui solo può reclamarla, Lui solo può donarla, perché Lui è il Dio dei viventi.
E’ Dio, è Padre, che vive nell’Amore per le sue creature, che chiama fin dal seno della madre (Gal).
Ci rendiamo conto di ciò che è la creazione? Di questo Dio che ha compassione? Di questo Padre che sacrifica il Figlio? E di questo Figlio che fa la volontà del Padre perché loro sono una cosa sola?

DIARIO DI UN PELLEGRINO:NAJERA – SANTO DOMINGO DE LA CALZADA 14.08.2008 nona tappa – h.5,45 di cammino

Il servizio è il cammino dell’umiltà
L’umiltà è il cammino del perdono
Il perdono è il cammino dell’amore
L’amore è il cammino della perfezione.
(C.T.Pastorino)
Ci alziamo che è ancora buio e cerchiamo le frecce gialle alle 6,45 per le strade di Najera.
Quando siamo fuori dall’abitato e ci voltiamo per il saluto definitivo, le cime delle rocce rosse sono appena segnate dall’aurora che trascolora l’orizzonte.
Limpida, arrossata, s’innalza la siluette di una solitaria croce in lontananza.
Davanti già si stende la Sierra de La Demanda e, affascinati, ascoltiamo tutt’intorno il silenzio che cresce con l’alzarsi del sole. Uno spettacolo che vale tutto il costo del biglietto che, grazie al cielo, è gratis, puro dono.
Il cammino è meno difficile del previsto, nonostante il dolore al polpaccio destro e, per Mariella, ai piedi in generale.

IL CIBO DEL MIRACOLO


Corpo e Sangue di Cristo
Caliz del Milagro

Uno dei luoghi più suggestivi e simbolo di tutto il Cammino di Santiago è senz’altro O Cebreiro.
E’ lo spauracchio dei pellegrini perché bisogna salire a 1300 metri di altezza e tutto ciò richiede buone gambe e disponibilità alla fatica da affrontare con pazienza e sacrificio. Poi si è ripagati dagli splendidi paesaggi che si possono gustare a vista d’occhio. Come pure si apprezzerà la bella primitiva chiesa preromanica dedicata a Santa Maria la Real. E qui ci si ferma perché l’emozione è grande, ci si trova davanti alla presenza del “Caliz del Milagro” legato al “miracolo Eucaristico” avvenuto all’inizio del XIV secolo. Ecco la storia: un sacerdote deluso dalla sua condizione di vita, là inviato ad esercitare il suo ministero nella solitudine, in mezzo a
gente zoticona ed ignorante, con poca soddisfazione e poca partecipazione; un contadino di un villaggio vicino che per partecipare alla Santa Messa salì al O Cebreiro, nonostante l’imperversare di una tormenta di neve che lo fece arrivare in ritardo, provocando, in cuor suo, un forte dispiacere. Il sacerdote che celebrava si domandava a chi servisse quella Messa in un giorno d’inverno con tempesta di neve in corso, e quando vide arrivare il contadino rise, silenziosamente, di lui e di tutta quella fatica per ricevere un po’ di pane e di vino. Eppure avrebbe dovuto ricordare…”offrì pane e vino…e benedisse” (Genesi). Ma, al momento della consacrazione, l’ostia che egli teneva in mano si trasformò realmente in carne ed il vino in sangue, facendo trasalire il sacerdote . Il contadino ricco di fede e il prete incredulo sono seppelliti insieme, uno accanto all’altro, sotto il “Caliz del Milagro” che testimonia una verità incontestabile ancora oggi, soprattutto oggi, quando vorremmo tutto ridurre ad una razionale spiegazione, pena la derisione di chi crede in umiltà e fede.

L’AMORE INFINITO


Santissima Trinità 
Ogni qual volta mi trovo al cospetto della Santissima Trinità, non so mai da dove cominciare per pormi nella giusta predisposizione ad ascoltare gli enormi, per me, interrogativi circa il Mistero che ci avvolge nel foro interno come nello stare nella Chiesa.
Come ci rapportiamo con questa presenza in noi, fra di noi?
Proviamo a porci “faccia a faccia”:
-     con il Padre = tutto ciò che abbiamo è suo, ma non è proprietà privata. Tutto il suo ce lo affida: la vita, la natura, le cose, l’eternità, il suo Amore Infinito.                   
-     con il Figlio = si è fatto come noi, ha fatto il nostro stesso cammino, ha avuto i nostri stessi sentimenti. Ha incarnato l’Amore Infinito e lo ha sacrificato sulla croce per noi in modo vero, concreto, voluto, cercato come riscatto per i nostri peccati.
-       con lo Spirito Santo = c’infonde il dono della Grazia per la comprensione, l’accettazione del

LA CATTEDRA DELLO SPIRITO


Domenica di pentecoste
“…Lui vi insegnerà ogni cosa e vi ricorderà…”  -  “…li udivano parlare nelle nostre lingue…”.  Cosa avrà mai da insegnarci questo Paraclito?, cosa hanno mai da parlare quei discepoli?
Non c’è dubbio, la storia della “redenzione”, in particolare della nostra redenzione. Se non passiamo da questa conoscenza, se non ne comprendiamo l’origine, di noi non resterà che un pugno di polvere che, con l’aria che tira, se va bene, qualcuno dei discendenti penserà, ecologicamente parlando, di disperdere al vento. Meglio allontanare, per adesso, questa idea peregrina. Piuttosto, proviamo a cercare conferma nel Salmo “…quante sono le tue opere, Signore!, le fai tutte con saggezza, la terra è piena delle tue creature.” E ciascuno di noi ne fa parte.
Ecco che inizia e continua con coi la creazione. Vengono le vertigini, a pensarci sopra, che la creazione continua, fra le tante opere del Signore, con la mia venuta al mondo, con il mio esserci, con la mia persona. Nessuno può offrirmi di più, nessuno può considerarmi più persona del fratello Gesù Cristo. Attraverso Lui passa la mia redenzione, i miei peccati, a cominciare da quello originale, se li è caricati sulla sua schiena, insieme al “patibulum” e questo lo capisco perché i suoi discepoli, subito, appena dopo la Sua morte e resurrezione hanno vinto la paura e con il dono promesso dello Spirito Santo hanno cominciato a parlare tutte le lingue del mondo per annunciarlo.

DIARIO DI UN PELLEGRINO: NAVARRETE – NAJERA Nona tappa 13 Agosto 2008 h.5 di cammino

“Egli dà la forza allo stanco e moltiplica il  vigore allo spossato.
 Anche i giovani faticano e si stancano, gli adulti inciampano e
 cadono, ma quanti sperano nel Signore riacquistano forza,
 mettono ali come aquile, corrono senza affannarsi, camminano
 senza stancarsi.” (Is 40,29-31)
Ci viene prospettata una tappa come quella di ieri, con una partenza, però, da handicap perché sperimento l’incubo di ogni pellegrino, una vescica al mio piede destro. La Parola di Isaia mi è di consolazione e la giornata è tutta davanti a noi.
Appena fuori da Navarrete si passa davanti al cimitero dove si può ammirare un bel portale gotico. Un segno della croce contornato da una parte di una bella poesia di un pellegrino, Fabio Cattaneo, è quanto ci vuole per iniziare bene: 
 
"fermati straniero, arresta un istante il tuo passo veloce pieno di vita e geloso del mondo; getta un momento la tua ombra frettolosa sull’arida pietra riarsa dal sole; togli col tuo sguardo la polvere dei secoli che muta e pesante, bagnata dall’odio, ristagna sul vecchio sasso rovente”.

ALZA I TUOI OCCHI AL CIELO E VEDRAI…


Ascensione del Signore
Proviamo ad immaginare la scena: i discepoli che pendevano dalle sue labbra e si rendono conto che lo stanno per “perdere” dopo averlo “ritrovato”. Credevano che dopo la crocifissione tutto fosse finito, poi quaranta giorni di felicità immensa, incomprensibile anche per il più fiducioso, una felicità che scaturisce dal contemplarlo con occhi nuovi, dal sentire che veramente tutto sarà nuovo, che tutto dipenderà anche da loro. L’ascensione, la decisione di tornare al Padre, indica, appunto, che da quel momento saranno loro, i discepoli che Gesù si è scelto, a dover guidare i fratelli a guardare in alto, a confidare nel Padre. Ma, ancora una volta, non saranno soli, Gesù promette la discesa dello Spirito Santo su di loro, il dono a sigillo dell’amore sconfinato che Dio ha per gli uomini.
Ancora, riusciamo ad immaginare i volti di quegli uomini che vedono nello sfolgorio di luci il loro Maestro che si alza verso l’alto, verso il cielo e guardano estasiati, sicuramente… “prostrati davanti a Lui…e poi tornarono a Gerusalemme  con grande gioia…”.
E noi? Noi siamo capaci di prostrarci quando ci accostiamo all’Eucaristia? Torniamo a casa, dopo la Messa, con il cuore pieno di gioia?

C’E’ PACE E PACE



VI domenica di Pasqua

Padre Pio diceva “basterebbe un giorno senza nessun aborto e Dio concederebbe la pace al mondo fino al termine dei giorni”.
Allora si capisce molto bene perché il Signore ci parla della sua pace. Padre Pio ne era ben cosciente e nel suo sacrificio aveva messo in conto quella sofferenza che, profeticamente, sapeva si sarebbe aggravata ulteriormente. Ai suoi tempi, infatti, non si era ancora diffusa, a macchia d’olio, la nefasta imposizione di leggi legalizzanti l’aborto.
E il mondo si avviava verso la catastrofe: le guerre continuano, anzi sono addirittura più infauste di quelle mondiali; l’ingiustizia dilaga nonostante le candide carte costituzionali e tutti i trattati internazionali; la terra si abbruttisce sempre più; la dittatura economico-finanziaria delle multinazionali controlla e gestisce quelle “politiche” e parlare di democrazia, oggi, vuol dire continuare a prendersi in giro.

AMARSI GLI UNI GLI ALTRI

V Domenica di Pasqua
...... come io vi ho amato!
Di questi tempi, stracolmi di misericordia, è consolatorio sentirsi dire che…”Misericordioso e pietoso è il Signore” (salmo) ed è ancora più straconsolatorio sapere che…”lento all’ira e grande nell’amore”.
Che il Signore sia grande nell’amore è comprovato e nessuno lo mette in dubbio, che sia lento all’ira, invece, non significa che l’ira non si manifesterà mai. Sta a noi non tentarlo, la storia di Israele insegna ed anche i mercanti nel tempio hanno dovuto fare i conti con Gesù. Quando dagli Atti veniamo ad ascoltare che per…”entrare nel Regno di Dio dobbiamo passare attraverso molte tribolazioni…” allora comprendiamo che sono lo scotto da pagare per le nostre infedeltà. 
Hai voglia, quindi, di esortare ad essere saldi nella fede, occorre una scossa. 
La possiamo trovare nel passo dell’Apocalisse…”la Gerusalemme nuova scendere dal cielo, come una sposa adorna per il suo sposo”. E già, il Padre manda il Figlio e lo manda incontro alla sposa. La Chiesa, come sposa del Signore si presenta adorna, bella, profumata, pura, casta, pronta alla fedeltà per sempre. Ecco come s’incontrano due sposi, come si dichiarano uno per l’altra, come si fondano, come irradiano l’amore grande. Un amore che non verrà mai meno, stabilito una volta per sempre, cui neppure la più bieca infedeltà della sposa riuscirà a trascinarlo nel pantano.

DIARIO DI UN PELLEGRINO: LOGRONO - NAVARRETE Ottava tappa 12 Agosto 2008 h.4,30 di cammino

“Rendimi sereno, Signore”
Sarà stato che le tossine accumulate il giorno prima avevano raggiunto un livello stratosferico, sarà stato che il ritornare a dormire in un letto a due piazze, senza compagnie suonanti varie, ma la sveglia proprio non la sentimmo. I preparativi di partenza si sono, quindi, dipanati oltre ogni misura e le semideserte vie di Logrono ci hanno visto passare semiaddormentati in un orario di giornata a perdere. La cosa non ci è dispiaciuta: abbiamo assaporato l'atmosfra della prima mattinata che raccoglie la gente nell'atteggiamento di chi va a conquistare il mondo.I profumi che si alzano da bar e pasticcerie, il rumore del traffico quasi insordinato  da una luce incerta che prefigura temporale in lontananza, i fedeli dello jogging che utilizzano al meglio gli ampi marciapiedi della periferia, prima, e poi le piste proprie dell’iniziale parco fluviale che si spinge verso l’Alto de La Graiera, è questo il mondo che noi andiamo a conquistare.
In tutto questo po’ po’ di ambientamento ci stiamo proprio bene e non soffriamo, questa volta, la periferia della grande città.
E così approdiamo al laghetto del “parque de La Graiera”, dove le prime gocce del preannunciato rovescio ci obbligano ad incappucciarci con la mantella. Neanche 100 passi e tutto passa e ritorna il sole che ci scalderà per tutto il giorno e per i giorni a venire.