“…ed Egli lo restituì a sua madre.” (Lc 7,17). E’ evidente, Lui restituisce la vita, sacrificando la sua per noi, e noi cosa restituiamo al Padre, attraverso il Figlio?
Attenti bene:
- Elia restituisce il figlio neonato alla donna (Primo libro dei Re: “Elia disse: “guarda tuo figlio vive.”)
- Elia restituisce il figlio neonato alla donna (Primo libro dei Re: “Elia disse: “guarda tuo figlio vive.”)
- Il Signore Dio, nel Salmo, ci
restituisce la buona salute (…Signore mio Dio
a Te ho gridato e mi hai guarito).
Santa Gianna Beretta Molla |
- San Paolo viene restituito alle
genti (Galati:“si compiacque di rivelare in me il Figlio suo perché lo
annunciassi alle genti”).
- Gesù restituisce il figlio
morto alla madre (Vangelo:“ragazzo dico a te, alzati”).
Ergo, il Signore Dio è il “padrone
della vita”. Lui solo può darla, Lui solo può reclamarla, Lui solo può donarla,
perché Lui è il Dio dei viventi.
E’ Dio, è Padre, che vive
nell’Amore per le sue creature, che chiama fin dal seno della madre (Gal).
Ci rendiamo conto di ciò che è la
creazione? Di questo Dio che ha compassione? Di questo Padre che sacrifica il
Figlio? E di questo Figlio che fa la volontà del Padre perché loro sono una
cosa sola?
Di questo Dio che non ci abbandona nella sofferenza e manda lo Spirito Santo per sostenerci nell’opera dell’annuncio della salvezza e della sacralità della vita, anche della più piccola ed invisibile ai nostri occhi come quella sbocciata al concepimento nel grembo di una madre?
Di questo Dio che non ci abbandona nella sofferenza e manda lo Spirito Santo per sostenerci nell’opera dell’annuncio della salvezza e della sacralità della vita, anche della più piccola ed invisibile ai nostri occhi come quella sbocciata al concepimento nel grembo di una madre?
Un annuncio che necessita della
condivisione, qui in terra, dell’accoglienza fra noi di ogni maternità, della
cura, dell’accompagnamento, soprattutto quando in difficoltà ed in solitudine.
Noi siamo chiamati, in questi
casi, a restituire il figlio, sotto rischio di aborto, alla donna, come fece
Elia. E forse qualcuna potrà anch’ella dire… “ora so che tu sei un uomo di Dio
e che la parola del Signore nella tua bocca è verità”. (1Re)
D’altra parte è proprio quello
che è successo a San Paolo quando dice… “ma quando Dio mi scelse fin dal seno
di mia madre…”, cioè come tutti noi siamo già amati fin dal seno di nostra
madre, anche quando ancora non sapeva che esistevamo. Come si può allora non
gridare, o uomini di Chiesa, giorno e notte, sui tetti, nei parlamenti, per le
strade, dai pulpiti, in televisione, continuamente 24 ore su 24 ore, questa
verità? Ci sta bene “restituire” a Lui, così, nei sacchi d’immondizia, quei
suoi figli triturati da mani assassine negli ospedali, nei grembi delle loro
madri, nell’indifferenza dei loro padri, nel godimento dei senzadio?
E’ vero il Signore ha “compassione”
come per la vedova di Nain ed ecco, così, con il suo sacrificio sulla croce, e
solo con quel sacrificio che si rinnova ad ogni Eucaristia, ci viene restituito
ciò che noi abbiamo perso, ciò che noi abbiamo deciso che non vale più niente,
perché convinti noi stessi di valere più di Dio, di voler fare della nostra
vita il centro, attorno a cui tutti gli altri devono ruotare.
Ecco, così ci viene restituito
ciò che noi abbiamo smarrito nelle condizioni esistenziali di ferite, di
malavita, di disprezzo, di false credenze, di false promesse, di morte…e ci fa
capire che da quelle condizioni si può rinascere, purché si capisca la missione
che Gesù Cristo ci ha assegnato.
Perciò quei “figli morti” siamo
noi, perciò ha compassione di questa umanità, perciò ci dice “dico a voi,
alzatevi”. E ci restituisce a questa umanità. Andiamo a dirlo alle genti, per
portare le genti alla vita, quella che deve nascere e a quella che ci aspetta
nell’eternità.
1Re 17,17-24 / Sal 29 (30) / Gal 1,11-19 / Lc 7,11-17
digiemme