XI° Domenica del Tempo Ordinario
Maria Maddalena - Canova |
Tutto cambia quando ciascuno, in
sé stesso, ammette e riconosce il suo peccato. Come hanno fatto Davide in modo
esplicito e Maria Maddalena nei gesti che racconta il Vangelo. Non cercando il
peccato del mondo, quello degli altri, ma proprio e solo quello che ognuno,
nella sua esistenza, sa di aver vissuto. Tutto cambia quando ci si lascia
invadere dalla Grazia della fede. E’ questa, in sostanza, che ti permette di
identificare la sostanza del tuo peccato.
In particolare, proviamo a
guardare la figura di Maria Maddalena: di sicuro era una peccatrice, ma non
conosciamo come e perché sia giunta a tale sua condizione di vita; di sicuro
sappiamo che non era contenta della sua vita e, senza sapere il perché di preciso,
al cospetto di Gesù Cristo e delle cose che diceva e faceva, si sentì attratta
da questo Profeta che girava per la Galilea. Sentiva che quell’uomo aveva
un’attenzione per le cose vere della vita che altri deridevano. Ancor prima che
il suo sguardo si posasse su di lei, comprese che doveva andargli incontro ed
era certa che l’avrebbe accolta. Quante analogie con le donne che incontriamo
al Centro di Aiuto alla Vita. Chi viene da noi a chiedere aiuto, conforto,
consiglio, sa che verrà ascoltata, che troverà sguardi di umanità.
Ecco, in questa corsa di Maria Maddalena c’è tutta la prima fase di cambiamento: l’accettazione della Grazia della fede.
La seconda fase è l’incontro cui
lei partecipò con il linguaggio che le era più congeniale per
onorare con i pochi mezzi di cui
disponeva: le lacrime, i capelli, il profumo. Lei onora così Gesù, bagnandogli i piedi
impolverati asciugandoli con i capelli e profumandogli il capo.
Guardiamo ora Gesù, come Lui
coglie questi gesti e le condizioni con cui vengono eseguiti e li confronta con
quelli del suo ospite, chiaro esempio di uomo senza peccato, ma senza fede. Soprattutto
guardiamo come sa accentuare, in quelle condizioni, la figura della peccatrice:
piangendo, esprime in pieno la
contrizione, umiliandosi, accentua il pentimento e servendo, il proponimento di
cambiare.
Sono queste le caratteristiche
espressioni pubbliche con cui Maria Maddalena si è umilmente avvicinata a Gesù. Per analogia, questi
dovrebbero essere i criteri, contenuti nello stato d’animo, con cui dovremmo
avvicinarci al confessionale.
Di conseguenza, il confessore
dovrebbe saperli riconoscere allo stesso modo nel peccatore che,
inginocchiatosi (l’umiltà) saprà dire “ho peccato contro il Signore” .
Allora sì, comprenderemo il salmo…
“beato l’uomo a cui è tolta la colpa, beato l’uomo cui Dio non imputa il
delitto e nel cui spirito non è inganno”. Contrizione, pentimento, cambiamento,
così e solo così avremo Misericordia. Allora sì, comprenderemo San
Paolo… “sapendo tuttavia che l’uomo non è giustificato per le opere della
Legge, ma soltanto per mezzo della fede in Gesù Cristo”.
Se non coviamo nel cuore
l’inganno, se non ci illudiamo di avere dei “punti” per le opere della Legge
che compiamo, allora sì, saremo giustificati, cioè ci sarà concesso l’ingresso
nel Regno di Dio.
E prima di entrarci, avremo la
certezza di vivere questa vita come se già ci fossimo, il Regno in terra,
perché Gesù Cristo ci dice, ogni volta che ci avviciniamo a Lui:… “la tua fede
ti ha salvato, va in pace” (Vangelo).
In questa pace c’è il
salvacondotto della sua persona e noi vivremo così in Lui, anzi, come dice S.
Paolo… “non sono più io che vivo, ma Cristo vive in me” (Gal 2,20)…ed io non
posso più farne a meno perché questa è la mia gioia , è il mio bene supremo, è
la mia ricchezza. Sentiamo allora il sussurro di Maria Maddalena, ancor più vero di quello di
Davide:“perdonata…sono in pace…non
morirò più”..e seguì Gesù per tutta la vita.
2Sam 12,7-10.13 / Sal 31(32) /
Gal 2,16.19-21 / Lc 7,36-8,3
digiemme