LA CESTA DELLE PRIMIZIE


Prima Domenica di Quaresima (Anno C)

Leggendo e ascoltando attentamente la Parola di questa prima domenica di Quaresima emerge con evidenza il ripetersi dell’espressione “Signore, tuo Dio”. Come ad indicare un rapporto personale, quasi preferenziale che siamo invitati a tenere con colui che è il Creatore della vita. Nel momento e nell’ora in cui ci accorgiamo di non essere, ciascuno di noi, un frutto del caso, da quell’istante sentiamo di non essere più soli, cogliamo una presenza potente dentro di noi che ci mette in movimento, che ci fa cercare la sorgente della nostra esistenza. Che ci porta all’ascolto di questa Parola cui rendiamo grazie per la gioia che ci dona, per le prospettive che si aprono davanti a noi: essere figli di Dio, cui tutto dobbiamo. Questa consapevolezza fa sì che ci sforziamo di offrire a nostra volta tutte le nostre primizie:
“…le deporrai davanti al Signore, tuo Dio, e ti prostrerai al Signore, tuo Dio.” (dal Libro del Deuteronomio”

IL FRUTTO DELL’ALBERO


Ottava Domenica T.O.(Anno C)
Dai “quaderni spirituali” del beato Alberto Marvelli traggo lo scritto che spiega come “se un uomo è accecato, è stolto se afferma che non c’è il sole; così se uno non crede, è stolto a dire che Dio non esiste”. Questo pensiero è molto ben supportato dal Salmo: “…Come sono grandi le tue opere, Signore, quanto profondi i tuoi pensieri! L’uomo insensato non li conosce e lo stolto non li capisce.” Mi ha colpito l’inquadramento dell’uomo stolto che siccome non capisce la grandiosità della creazione, non vi riconosce la paternità del Signore. Vive, o meglio, si ostina a vivere come il “buon selvaggio” incurante del come nasce, cresce, si sviluppa la propria esistenza. Tutt’al più tenterà di dissimulare quella condizione con concetti filosofici e pure astrusi principi morali. Per smascherare questa impostazione è sufficiente il breve passaggio tratto dal Siracide: “…Il frutto dimostra come è coltivato l’albero, così la parola rivela i pensieri del cuore.”

LA GRATITUDINE DOVUTA


Settima Domenica T.O. (Anno C)
La gratitudine non è una moneta molto in voga, anzi direi che è ormai fuori corso. Puoi fare tutto il bene del mondo, ma il giorno dopo è già dimenticato. Al punto che ti domandi se ne è valsa la pena. Secondo il Signore che parla attraverso il Salmo non ci possono essere tentennamenti:
“…Egli perdona tutte le colpe, guarisce tutte le tue infermità, salva dalla fossa la tua vita, ti circonda di bontà e misericordia, sazia di bene la tua vecchiaia, si rinnova come aquila la tua giovinezza.” (dal Salmo 102)
Non solo non si aspetta la tua gratitudine, ma ti mette pure nelle condizioni di vivere ancora meglio. Lui perdona, guarisce, salva, circonda, sazia, rinnova. Tutti verbi che denotano un movimento verso ciascuno di noi.

BEATITUDINI E GUAI


Sesta Domenica T.O.(Anno C)
Mi piace andare a vedere vecchi film in bianco e nero dove, non di rado, vi è la classica scena del parroco che dall’alto del pulpito sferza i fedeli presenti con una sfilza di improperi conditi dal “Guai a voi…” di evangelica memoria:
“…guai a voi (ripetuto 4 volte) ricchi…che ora siete sazi…che ora ridete…quando tutti gli uomini diranno bene di voi…”.
Basta immaginarsi la grinta di un Don Camillo per farsene un’idea.
Succede anche oggi, può essere un mantra, di sentirsi dire tutto il male del mondo, ma in fin dei conti i soggetti accusati sono quelli che in chiesa non ci sono. A quelli presenti bisognerebbe, invece, decantare il Salmo:“…Beato l’uomo che…nella legge del Signore trova la sua gioia, la sua legge medita giorno e notte. E’ come un albero piantato lungo corsi d’acqua.”

A MENO CHE


Quinta Domenica T.O.(Anno C)
Gli sposi si giurano fedeltà e amore per sempre, a meno che…non si può mai sapere. Per carità la vita va sempre accolta, io sono contro l’aborto, a meno che…se fosse down o altro, non si sa mai.
Per credere si può anche dire qualche preghiera ogni tanto, si può anche andare qualche volta in chiesa, a meno che…:
“…vi proclamo poi, fratelli, il Vangelo che vi ho annunciato e che voi avete ricevuto, nel quale restate saldi e dal quale siete salvati, se lo mantenete come ve l’ho annunciato. A meno che non abbiate creduto invano.” (dalla Prima Lettera ai Corinti)
Viene il dubbio al tramonto della vita, nell’osservare alcuni segni dei tempi, per quanto riguarda proprio la Chiesa Cattolica, che lo sconforto di San Paolo trovi conferma anche per molti di noi: “A meno che non abbiate creduto invano”.

LA DOMENICA DEL SIGNORE


Terza Domenica T.O.(Anno C)
Mi viene in mente quella canzone che diceva: “domenica è sempre domenica, si sveglia la città con le campane…”, famosa ai tempi del “Musichiere”, mentre si soffermano gioiose immagini di persone che vanno verso la chiesa per la Messa. Poi mi scuoto e rileggo le Parole di Neemia:
“…questo giorno è consacrato al Signore, non fate lutto e non piangete.”
E’ bastata una generazione per rendere la domenica il giorno del consumo, dello svago, dello sballo. Tranquilli, al lutto chi ci pensa più, a maggior ragione il piangere è da escludere per lasciar posto ad un divertimento solo fine a sé stesso. Al Signore, al giorno a Lui consacrato non ci pensa quasi più nessuno. La creazione, però, quella non molla e continua a richiamare, con le sue meraviglie, alla contemplazione del creato quale opera di Dio:
“…i cieli narrano la gloria di Dio, l’opera delle sue mani il firmamento. Il giorno al giorno ne affida il racconto e la notte alla notte ne trasmette notizia.” (dal Salmo)

LA STELLA DEL MISERO


Epifania del Signore 
Conosciamo bene la storia della stella cometa, che apparsa ai re magi a tempo debito, permette loro di arrivare al cospetto del Re dei re, così come ci viene narrato dai Vangeli. E’ una stella importante e giustamente viene messa in rilievo anche nei presepi e nei racconti favolistici che ci offrono quell’alone di mistero e di magia che tanto affascinano la nostra fantasia. C’è invece una stella, ancora più lucente, che brilla in eterno per indicare la vera strada a tutti gli uomini, soprattutto i più bisognosi:
“…perché egli libererà il misero che invoca e il povero che non trova aiuto. Abbia pietà del debole e del misero e salvi la vita dei miseri. (dal Salmo 71)
Questa stella si manifesta su una culla di paglia, nelle sembianze di un neonato, ed attira a sé proprio i più miseri fra gli uomini, quelli che non si vantano delle proprie ricchezze e del proprio potere, quelli che non bestemmiano il cielo per la loro condizione di vita, quelli, insomma che sanno mettersi in viaggio, si direbbe oggi, in gioco, indipendentemente dal luogo di partenza. Sono miseri perché si fidano, come i pastori, sono miseri perché offrono ciò che hanno, come i Re Magi, sono miseri perché sanno rispondere alla chiamata:
“…le genti sono chiamate, in Cristo Gesù, a condividere la stessa eredità, a formare lo stesso corpo ed ad essere partecipi della stessa promessa per mezzo del Vangelo.” (dalla Lettera agli Efesini)

LA FAMIGLIA: IL MISTERO GRANDE


Santa Famiglia di Gesù, Maria e Giuseppe
Quando una madre prega per suo figlio entra in una situazione di perenne attesa, come se portasse in sé una presenza da cui non potrà mai più separarsi. E’ la sua vocazione, sembra di sentire la madre di Samuele: “…per questo fanciullo ho pregato e il Signore mi ha concesso la grazia che gli ho richiesto.” (dal Primo Libro di Samuele)
Nella preghiera si ritrova la fiducia, ci sono tante storie che si potrebbero raccontare dove si sono realizzati fatti umanamente inspiegabili grazie alla preghiera. E’ per questo che bisogna da subito insegnare a pregare ai fanciulli, offrendo seri esempi proprio all’interno della vita quotidiana della famiglia. La giornata può essere scandita, senza affanni, da brevi momenti di silenzio, brevi preghiere, come quelle del mattino, della sera, prima dei pasti. Un papà e una mamma che si fermano, mano nella mano, invitando i figli a fare altrettanto troveranno pace e serenità, gioia e letizia nei rapporti fra loro e con loro: “…perché sole e scudo è il Signore Dio; il Signore concede grazia e gloria, non rifiuta il bene a chi cammina nell’integrità.” (dal Salmo 84)

NON SI VIVE SENZA IL NATALE


Quarta Domenica di Avvento(Anno C)
La nascita di Gesù è da festeggiare solennemente, ma il Natale è subordinato liturgicamente alla Pasqua che è il centro attorno al quale ruota l’intero anno cristiano. Che la festa del Natale sia sotto attacco da parte del sistema consumistico per trasformarla in una festa “laica” a prescindere dalla causa prima dell’avvenimento è ormai un dato di fatto, ma noi dobbiamo essere coscienti della verità contenuta nell’epistola agli Ebrei: “…mediante quella volontà siamo santificati per mezzo dell’offerta del corpo di Gesù Cristo, una volta per sempre.”
Mi è capitato di vedere un presepe che veniva rappresentato in modo tradizionale, dove il paesaggio si elevava, nella parte opposta alla capanna, verso un’ondulata collina alla cima della quale si stagliavano tre croci. Dall’incarnazione alla resa di morte per il Figlio di Dio che prelude alla Resurrezione e alla sconfitta della morte affinché si realizzino tutte le profezie: “…Egli si leverà e pascerà con la forza del Signore, suo Dio, con la maestà del nome del Signore.” (dal Libro del Profeta Michea).

LA PAGLIA


Terza Domenica di Avvento (Anno C) 
Quando ho letto nel Vangelo che la paglia brucerà con un fuoco inestinguibile, mi è venuto in mente che la paglia viene sì bruciata dopo la trebbiatura, ma può anche essere utilizzata per altri fini. Pensavo, però, in particolare, al presepe dove, di solito, nella mangiatoia all’interno della grotta, mettiamo un poco di paglia che aiuta a tenere il caldo e a far stare bene il bambinello.
Mi piace immaginare Giuseppe che, disteso seppur un po' esausto dopo le apprensioni del parto di Maria, sia corso al covone a prenderne a bracciate e timidamente distenderla nella “culla”.
Sorrido al pensiero e rileggo il Salmo suggerito dal Profeta Isaia: “…ecco, Dio è la mia salvezza; io avrò fiducia, non avrò timore, perché mia forza e mio canto è il Signore.”

LA SORTE DELLA CHIESA


Seconda domenica di Avvento (Anno C)
C’è qualcuno disposto a percorrere tutta la regione, tutte le contrade, tutte le nazioni per chiedere alla gente una conversione di vita radicale?
“…egli percorse tutta la regione del Giordano, predicando un battesimo di conversione per il perdono dei peccati…voce di uno che grida nel deserto: preparate la via del Signore.” (dal Vangelo di Luca). C’è oggi sempre più bisogno di profeti veri che sappiano indirizzare i cuori verso Cristo,
affinché non restino intrisi di tutto e il contrario di tutto. Mi sovviene Papa Benedetto XVI che si domandava:
“Che ne è stato della nostra fede? In che misura sappiamo noi oggi comunicarla? La certezza che Cristo è risorto ci assicura che nessuna forza avversa potrà mai distruggere la Chiesa.” Fa eco a quanto ci ricorda il Salmo: “…quando il Signore ristabilì la sorte di Sion, ci sembrava di sognare. Allora la nostra bocca si riempì di sorriso, la nostra lingua di gioia.”

LA VEGLIA


Prima Domenica d’Avvento (Anno C) 
Comincia il periodo liturgico dell’attesa più significativo di tutto l’anno. Quasi coincide con l’inizio di dicembre, il mese che porta diretto al Natale e a tutto l’indotto che prospera su questa festa il cui principio religioso è forse, ormai, del tutto dimenticato. Al punto tale che in alcune scuole primarie vogliono far cantare ai bambini canzoni di Natale sostituendo il nome di Gesù con altri termini, purché non si ricordi chi si festeggia. Inutile sottolineare che ogni opposizione a questi stravolgimenti è da sostenere. Da applausi l’iniziativa di quella bambina di 10 anni che è riuscita a coalizzare tutte le scolaresche per ottenere che si ritornasse a cantare Gesù nella recita natalizia. Quindi, c’è molto da lavorare e tutti siamo invitati a fare la nostra parte. Per cominciare sarebbe cosa buona e giusta soffermarsi sulla Parola che ascoltiamo:
“…farò germogliare un germoglio giusto che eserciterà il giudizio e la giustizia sulla terra.” (dal Libro del Profeta Geremia).Quel germoglio prenderà vita, come sappiamo, in quel Sì di quella giovane donna di nome Maria di Nazaret. 

DALLA PARTE DELLA VERITA’


Solennità di Cristo Re (Anno B)
In un periodo storico dove a farla da padrone è il relativismo, è strambo proporre un discorso serio sulla verità. Nessuno di noi ce l’ha in tasca perché una verità soggettiva è un non senso, ma se leggiamo ed ascoltiamo attentamente e senza paraocchi ciò che ci dice la Scrittura, allora le nubi cominceranno a diradarsi:
“…Ecco, viene con le nubi e ogni occhio lo vedrà, anche quelli che lo trafissero e per lui tutte le tribù della terra si batteranno il petto.” (dal Libro dell’Apocalisse)

LA PIANTA DI FICO


XXXIII Domenica T.O. (Anno B)
Arrampicarsi su una pianta di fico è un gioco da ragazzi, infatti, da bambino, nell’orto del mio compagno di scuola, ci divertivamo a salirvi e scendere nell’esercizio delle nostre giocose iniziative. Non sapevo dell’importanza di questa pianta nell’economia narrativa dei racconti biblici:
“…dalla pianta di fico imparate la parabola: quando ormai il suo ramo diventa tenero e spuntano le foglie, sapete che l’estate è vicina. Così anche voi: quando vedete accadere queste cose, sappiate che egli è vicino, è alle porte.” (dal Vangelo di Marco)
Quanto accade intorno a noi sembra quasi preludere a quella profezia.

LA CASA DI SAREPTA


Domenica XXXII T.O.(Anno B)
Se invece della casa di Sarepta dove ad attendere Elia stava una vedova ormai stremata dalla carestia e dalla povertà, il Buon Dio volesse indicare, ora, la casa nostra, dove abitiamo e cerchiamo di resistere nella carestia di valori e, per alcuni, anche di sostegni economici? Quale accoglienza per l’uomo di Dio saremo in grado di offrire? Gli diremo che non abbiamo tempo di ascoltarlo, di andare alla mensa dei frati che un primo e un secondo, alla domenica, li danno a tutti. Siamo talmente poveri di “timor di Dio” che non c’importa nulla della sua Chiesa, ormai quasi come un deserto, che preti e simili stanno meglio di tanti poveri disgraziati. Eppure quello si presenta proprio alla tua porta, e quel poco che hai, te l’hanno insegnato e testimoniato i tuoi genitori, il tuo vecchio parroco, lo condividi, hai fiducia nel Signore ed ecco:“…la farina della giara non venne meno e l’orcio dell’olio non diminuì, secondo la parola che il Signore aveva pronunciato per mezzo di Elia.” (dal Primo Libro dei Re).