Solennità di Cristo Re (Anno B)
In un periodo storico dove a farla da padrone
è il relativismo, è strambo proporre un discorso serio sulla verità. Nessuno di
noi ce l’ha in tasca perché una verità soggettiva è un non senso, ma se
leggiamo ed ascoltiamo attentamente e senza paraocchi ciò che ci dice la
Scrittura, allora le nubi cominceranno a diradarsi:
“…Ecco, viene con le nubi e ogni occhio lo
vedrà, anche quelli che lo trafissero e per lui tutte le tribù della terra si
batteranno il petto.” (dal Libro dell’Apocalisse)
San Giovanni profetizza che ogni uomo vedrà
la verità, perché la verità è Gesù Cristo, lo vedranno anche quelli che lo
odieranno, che lo trafiggeranno ancora, mentre, invece, coloro che lo
riconosceranno, seppur non in pienezza, avranno modo e tempo per il pentimento
dei loro peccati. Ecco spiegato il nostro batterci il petto nel corso della
Santa Messa. Tutto ha una spiegazione, ogni atto liturgico ha un senso che ci
permette di imprimere alla nostra esistenza il desiderio della conoscenza
sempre più perfetta del mistero di Dio:
“…il mio potere è un potere eterno che non
finirà mai, e il suo regno non sarà mai distrutto.” (dal Libro del Profeta
Daniele)
Non possiamo capire tutto, alla nostra fede
sarà sempre posto come un velo che ci preserverà dalla perfezione che è Dio.
Nostro dovere sarà cercare di essere “perfetti come è perfetto il Padre mio che
è nei cieli”, ma dobbiamo anche accettare i nostri limiti. “Molti conoscono
molto, ma non conoscono sé stessi; osservano con attenzione gli altri, ma
trascurano di guardare sé. Cercano Dio nelle cose esteriori, ma trascurano
l’interiorità, dove invece abita Dio.” E’ questo un pensiero, un invito alla
riflessione di Pseudo-Bernardo, più o meno come cercò di fare Ponzio Pilato
quando si mise ad interrogare Gesù, che non essendo giudeo, di sicuro, non
aveva dimestichezza con i Salmi:
“…E’ stabile il mondo, non potrà vacillare.
Stabile il tuo trono da sempre, dall’eternità tu sei.” (dal Salmo 92)
Gesù rispose all’uomo di un re, anzi di un
imperatore, che di quel potere non sapeva cosa farsene perché il suo regno non
è di questo mondo. Lui è Re dall’eternità, e non ci sarà potenza altra che
potrà distruggere l’umanità, tanto più la sua Chiesa:
“…tu lo dici: io sono Re. Per questo io sono
nato e per questo sono venuto al mondo:
per dare testimonianza alla verità. Chiunque
è dalla verità, ascolta la mia voce.” (dal Vangelo di Giovanni)
Vediamo bene, quindi, come Gesù rafforzi il
concetto sulla verità evidenziando la logica della testimonianza che passa
attraverso la sua persona stessa. Il riferimento alla sua nascita, al suo
venire al mondo è fondamentale per comprendere che è presente una verità
oggettiva, coattiva nella creazione fin dall’eternità. In quella risposta di
Gesù c’è, come inciso, la sua storia, decisa all’interno di una famiglia,
quella di Nazaret, dove i soggetti attivi sono una donna e un uomo che uniti
nel matrimonio accolgono la vita. E’ il paradigma che rimanda alla verità sulla
vita, di ogni individuo che viene al mondo, che nessuno potrà sindacare, ma
solo accogliere, pena lo schierarsi dalla parte dell’imperatore il cui regno
vacillerà e si sfalderà nel tempo, trascinando nella rovina tutti coloro che non sono stati e non sono dalla parte della verità. Ecco
perché, oggi, noi ascoltiamo la sua voce e proclamiamo la regalità di Gesù
Cristo.
Dn 7,13-14 / Sal 92(93) / Ap 1,5-8 / Gv
18,33-38
digiemme