XXXIII Domenica T.O. (Anno B)
Arrampicarsi su una pianta di fico è un gioco
da ragazzi, infatti, da bambino, nell’orto del mio compagno di scuola, ci
divertivamo a salirvi e scendere nell’esercizio delle nostre giocose
iniziative. Non sapevo dell’importanza di questa pianta nell’economia narrativa
dei racconti biblici:
“…dalla pianta di fico imparate la parabola:
quando ormai il suo ramo diventa tenero e spuntano le foglie, sapete che
l’estate è vicina. Così anche voi: quando vedete accadere queste cose, sappiate
che egli è vicino, è alle porte.” (dal Vangelo di Marco)
Quanto accade intorno a noi sembra quasi
preludere a quella profezia.
Terremoti, incendi, alluvioni, cambiamenti
ambientali, disastri, epidemie, guerre, punteggiano la superficie terrestre 24 ore
su 24. Le immagini in tempo reale che arrivano sui nostri video sono di una
drammaticità da togliere il fiato. Quei bambini che muoiono di fame e per la
guerra nello Yemen sono stilettate che non dovrebbero lasciare scampo alle
responsabilità di quel dolore che grida vendetta al cospetto di Dio: “…sarà un
tempo di angoscia…in quel tempo sarà salvato il tuo popolo, chiunque si troverà
scritto nel libro.” (dal Libro di Daniele)
E nell’angoscia, infatti, viviamo. E’ un
tempo triste, altri ce ne sono stati, basti pensare ai cent’anni del 1900, il
secolo delle guerre mondiali, dell’olocausto, del comunismo, della
cancellazione di interi popoli come quello armeno, delle guerre ideologiche,
delle stragi politiche, eppure solo oggi viviamo con piena adesione alla
soppressione dell’intera umanità: l’aborto legalizzato e volontario è come se: “il
sole si oscurerà, la luna non darà più la sua luce, le stelle cadranno dal
cielo e le potenze che sono nei cieli saranno sconvolte.” (dal Vangelo di
Marco)
La tentazione di lasciarsi travolgere da
questo nuovo infinito olocausto è continuamente allettante per quieto vivere: “…agli
idoli del paese, agli dei potenti andava tutto il mio favore.” (dal Salmo)
No! Non possiamo accettare tutto questo. San
Giovanni Paolo II diceva: “non permettete che alcuna tentazione vi faccia
cadere dalle mani la vostra fede, non permettete che vi sia strappata dalle
diverse correnti che compenetrano la mentalità contemporanea. Non permettete
che alcuna forma di materialismo la distrugga. E quando la tentazione urterà la
vostra fede, gridate come Pietro: Signore salvami!”
Non preoccupiamoci allora più di tanto,
sappiamo che egli è vicino, è alle porte perché:
“…Cristo, invece, avendo offerto un solo
sacrificio per i peccati, si è assiso per sempre alla destra di Dio.” (dalla
Lettera agli Ebrei)
Il suo sacrificio cancella una volta per
sempre i nostri peccati e lo possiamo testimoniare ogni volta che ci accostiamo
all’Eucaristia, perciò: “…io non spanderò le loro libagioni di sangue, nè pronuncerò con le mie labbra i loro nomi.” (dal Salmo)
Non partecipiamo al sangue versato ogni volta
che un figlio dell’uomo, innocente e indifeso, viene sacrificato agli idoli del
paese, non daremo più voce al male che satanicamente distrugge l’umanità. Ci
dice ancora il Papa Giovanni Paolo II: “sappiate lottare per la vostra fede,
per la fede delle vostre famiglie, dei vostri figli, dei vostri vicini.”
E la pianta di fico non seccherà.
Dn
12,1-3 / Sal 15(16) / Eb 10,11-14.18 / Mc 13,24-32
digiemme