NEL FONDO DELL’ANIMA

Terza Domenica di Quaresima 
Anno B

Da bambini, piccoli, piccoli, per farti fare qualche cosa che non volevi fare, tipo andare a dormire o rispondere velocemente ad un richiamo, gli adulti ricorrevano alla minaccia della chiamata del lupo o di qualche altra figura spaventosa. Così si cresceva anche con il timore del buio e dell’ignoto. Anche a catechismo, guarda un po’, c’insegnavano ad avere in animo un certo timore di Dio, ritorcendoci chissà quali immani castighi qualora si fossero disattesi i suoi comandamenti. Ora leggiamo il Salmo ed ascoltiamo che:“…il timore del Signore è puro, rimane per sempre; i giudizi del Signore sono fedeli, sono tutti giusti”. (dal Salmo 18(19)
Cosa vuole dire, che se gli diamo retta con rispetto ed onorevole fiducia, Lui ci sarà vicino per sempre in tutta la nostra vita terrena? Penso di sì.

“Tuttavia abbiamo bisogno di un maestro per spiegarci queste parole sante…Lui ci insegnerà le parole di Dio. La scuola è la Chiesa”. (San Clemente d’Alessandria)
Anche quando quelle parole sono dure da digerire, tipo queste:“…perché, io, il Signore, tuo Dio, sono un Dio geloso che punisce la colpa dei padri nei figli fino alla terza e alla quarta generazione, per coloro che mi odiano, ma che dimostra la sua bontà fino a mille generazioni, per quelli che mi amano ed osservano i miei comandamenti”. (dal Libro dell’Esodo)
Ancora, cosa vuole dire? Che ogni nostra azione contraria alla morale naturale, ben inglobata nei comandamenti, produce male che si propaga oltre il limite del contingente per ripercuotersi sulle generazioni future, almeno quattro. Mentre se una nostra azione provoca ripercussioni di bene, questi si estendono all’infinito. Se consideriamo la vita di Gesù, e successivamente quella dei suoi discepoli e martiri, ecco perché ci siamo dentro. E’ consolante. Infatti, “Nessuna devozione dei credenti è più gradita al Signore che quella di cui beneficiano i suoi poveri: là dove trova la sollecitudine della misericordia, riconosce l’immagine della sua bontà.” (San Leone Magno)
Per questo San Paolo può, provocatoriamente affermare che:“…noi, invece, annunciamo Cristo crocifisso: scandalo per i giudei e stoltezza per i pagani”. (dalla prima Lettera ai Corinti)
Scandalo perché si era dichiarato Figlio di Dio, stolto perché si è fatto mettere in croce come uno qualsiasi, quando avrebbe potuto puntare al massimo dei poteri, con tutti quei segni mirabolanti che aveva operato durante la sua vita pubblica. Ancora oggi queste due categorie sono ben presenti nel modo di vivere all’interno delle istituzioni religiose e civile che ci governano. Sono anche queste le infermità che Gesù, incarnandosi, ha preso su di sé. Ne era pienamente consapevole, soprattutto nei confronti dei credenti fra il popolo eletto, infatti:“…ma lui, Gesù, non si fidava di loro, perché conosceva tutti e non aveva bisogno che alcuno desse testimonianza sull’uomo. Egli infatti conosceva quello che c’è nell’uomo”. (dal Vangelo secondo Giovanni)
Guardiamoci attorno con attenzione, il mondo, quello pagano, chiede segni alla Chiesa, quelli che confermino la determinazione di voler definire la vita sulla terra senza il bisogno di un Dio, del nostro Dio, ed in parte li ottengono. Basta pensare a tutti i cedimenti pastorali sulla vita, sulla sessualità, sulla famiglia, sulla religiosità. Si ha l’impressione che alcuni fra di noi siano proprio come quei Giudei che a loro volta chiedono segni a Gesù, giusto per metterlo in difficoltà. Il quale conosce bene ciò che sta in fondo alla loro anima, così come conosce la nostra anima, ancor prima che si riesca, quando si riesce, a svuotarla nel sacramento della confessione. In questo racconto evangelico va per le spicce ed esprime tutta la sua amarezza per i commerci che si fanno nella casa di suo Padre, come pure per l’ottusità di chi lo vorrebbe seguire solo per via dei segni e dei miracoli che compie,  ma se il Buon Dio ci ha voluti a sua immagine e somiglianza è perché stima la nostra anima degna di essere amata. Al punto di fare vivere a suo Figlio tutto il dramma della Passione, che proprio per quel cruento sacrificio. Dovremmo, almeno noi. giocarci fino in fondo l’occasione di questa santa Quaresima per mettere in chiaro da che parte stare. Gesù ci conosce, andiamogli incontro con fiducia, ci indicherà il cammino, proprio il nostro,  per stare pienamente alla sua sequela.
Es 20,1-17 / Sal 18(19) / 1Cor 1,22-25 / Gv 2,13-25
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