6 maggio 2023

PIETRE VIVE

Quinta Domenica di Pasqua
Anno A


Una cosa difficile da far passare è la consapevolezza di essere, noi cristiani convinti (tanto per intenderci, non quelli per convenienza o per quieto vivere), il tempio in cui dimora il Cristo, dal momento della Prima Comunione in poi: “…quali pietre vive siete costruiti anche voi come edificio spirituale, per un sacerdozio santo e per offrire sacrifici spirituali graditi a Dio, mediante Gesù Cristo.” (dalla prima Lettera di Pietro)
Gesù Cristo, nel suo incruento sacrificio eucaristico che rinnoviamo ad ogni Santa Messa, ci chiama al ministero della testimonianza, quali sacerdoti che celebrano la sua Gloria nell’Amore che nutre per gli uomini. Purtroppo ci dimentichiamo di questa dimensione della fede perché “non abbiamo virtù, non perché è difficile, ma perché non vogliamo; non abbiamo temperanza perché non vogliamo; non abbiamo pazienza perché non vogliamo; non abbiamo castità per la stessa ragione. Se lo volessimo saremmo santi, ed è molto più difficile essere ingegnere che santo. Se avessimo la fede!” (San Rafael Arnaiz – Monaco Trappista)E’ questo, forse, fra i tanti, il principale motivo delle crisi vocazionali sacerdotali e religiose. Problema che non avevano le prime comunità cristiane: “…in quei giorni, aumentando il numero dei discepoli, quelli di lingua greca mormoravano contro quelli di lingua ebraica perché, nell’assistenza quotidiana, venivano trascurate le loro vedove.” (dagli Atti degli Apostoli)
E così gli Apostoli pensarono bene di costituire un gruppo di Diaconi con il principale incarico del servizio e dell’organizzazione per la ridistribuzione dei beni fra i componenti delle prime comunità cristiane. Un compito che coinvolgeva al 100% coloro che furono prescelti, perché non si può fare servizio se non si è pienamente consapevoli per quali motivi si dedichi la vita intera ai meno fortunati, se non si serve, innanzitutto, il motore di tale scelta, cioè Gesù Cristo e la sua Parola.
Che non è fine sé stessa, richiede, infatti, una radicalità profonda, un cambiamento di marcia in quanto: “…Egli ama la giustizia e il diritto; dell’amore del Signore è piena la terra.” (dal Salmo)
Non si può, quindi, essere indifferenti a quanto ci accade attorno circa le leggi che governano i popoli, perché su di essi prevale l’amore di Dio, che diventa il parametro per interpretare, correggere, cancellare ciò che non è conforme con la Legge morale e i comandi stessi di Dio. Ciò comporterà derisione, avversione, finanche eliminazione fisica da parte di coloro che rifiutano il messaggio e l’annuncio cristiano. Ecco da dove nasce e matura il martirio e spiega la storia del protomartire, il diacono Stefano. Di fronte a questa storia, a queste testimonianze è facile lasciarsi prendere dalla paura e dallo sconforto, ma: “…non sia turbato il vostro cuore. Abbiate fede in Dio e abbiate fede anche in me…Credete a me: io sono nel Padre e il Padre è in me. Se non altro, credetelo per le opere stesse…chi crede in me, anch’egli compirà le opere che io compio e ne compirà di più grandi di queste, perché io vado al Padre.” (dal Vangelo secondo Giovanni)
E’ una Parola vera e tangibile. Le opere dei santi sono lì da vedere. Non c’è forse da meravigliarsi per le cose che hanno fatto i cristiani nel mondo in questi millenni? Alcune il mondo le ha fatte proprie, altre continuano ad essere rifiutate, a partire del rispetto della vita dal suo concepimento fino alla morte naturale, ma non lasciamoci fuorviare, continuiamo a credere nell’Amore paterno di Dio.
Al riguardo, mi piace questo breve pensiero di San Gregorio Nazianzeno (Vescovo e Dottore della Chiesa):“Chi ti ha dato di vedere la bellezza del cielo, la corsa del sole, il ciclo della luna, le stelle innumerevoli, la pioggia, l’agricoltura, il cibo, l’arte, la legge, la città, la cultura, le relazioni famigliari? Lui, il nostro Dio che non ha vergogna di essere chiamato Padre.” Per questo siamo, in definitiva, suoi figli, pietre vive del suo Regno.

At 6,1-7 / Sal 32(33) / 1Pt 2,4-9 / Gv 14,1-12
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