FISSANDO IL CIELO

        Ascensione del Signore
Anno A

Una vita vissuta, anche, nel volontariato ha bisogno, periodicamente, di una verifica sulle motivazioni che spingono al servizio verso il prossimo. Si rischia, infatti, di pavoneggiarsi nel dare, dimenticando che dovrebbe, invece, essere l’imitazione dell’Amore del Padre. Soprattutto, si offusca il dono del ricevere, che se non è umile e riconoscente potrebbe favorire l’egocentrismo.
Nello stesso tempo, però, nulla giustifica lo stare con le mani in mano: “…essi stavano fissando il cielo mentre egli se ne andava, quand’ecco due uomini in bianche vesti si presentarono a loro e dissero: “uomini di Galilea, perché state a guardare il cielo?” (dagli Atti degli Apostoli)Con la testa, con la mente ed il cuore dobbiamo guardare, sì, al Cielo, ma con i piedi dobbiamo stare per terra. In questa terra, in questo tempo dove anche a noi è rivolto il richiamo degli angeli: “uomini del vostro tempo, guardate che colui che è asceso in cielo è, comunque, in mezzo a voi, tra i poveri, i diseredati, i rifiutati, i malati. Cercatelo ed inginocchiatevi in primis davanti ai tanti tabernacoli delle vostre chiese, così che sarete in grado di trovarlo nel servizio verso i fratelli più bisognosi.” E’ così che ci parlano ogni giorno i nostri angeli “custodi”. D'altronde, scriveva San Bernardo: “quale angelo disprezzerebbe il servizio nel quale lo ha preceduto colui che gli angeli servono in cielo con sollecitudine e gioia?”
Quella gioia che inonda anche i nostri cuori quando, compreso tutto ciò, guardiamo alla Chiesa come ad una estensione della nostra famiglia in cui ascoltiamo e seguiamo il Capo: “…Dio manifestò (la sua forza e il suo vigore) in Cristo Gesù, non solo nel tempo presente, ma anche in quello futuro…e lo ha dato alla Chiesa come capo su tutte le cose.” (dalla Lettera di San Paolo agli Efesini)
In quel tempo futuro ci siamo noi con Santa Caterina da Siena: “nessuno può sfuggire dalle mie mani. Perché io sono colui che sono, mentre voi non siete da voi stessi, siete nella misura in cui siete stati fatti da me.”
Teniamo ben presente questa verità, non si può scappare dal fatto che la vita di ogni essere umano sia frutto della volontà del Creatore e che ogni rifiuto, tanto più se giustificato per legge umana, è grave peccato nei suoi confronti. Perché:“…Dio è re di tutta la terra, cantate inni con arte, Dio regna sulle genti, Dio siede sul suo trono santo.” (dal Salmo 46)
Almeno noi credenti, riconosciamo la sua potestà, cantiamogli inni, quelli più graditi sicuramente scanditi con l’offerta della nostra vita per permettergli di giustificare tanta più gente, la sua gente, possibile. Questo perché, dicendolo con le parole di Santa Teresa del Bambino Gesù: “Gesù ci ha uniti, anche se in modi diversi; insieme ci ha innalzati al di sopra di tutte le fragili cose di questo mondo, la cui figura sta passando.” E’ il mistero di oggi che spinge il nostro sguardo sulla missione assegnata a Gesù dal Padre: annunciare il suo Amore per gli uomini, l’Amore ubbidiente del Figlio che spiega l’amore che ci unisce come veri fratelli. Ecco il frutto della promessa: “…ed ecco, io sono con voi tutti i giorni fino alla fine del mondo.” (Dal Vangelo secondo Matteo)
E un modo esplicito di garantirci, da parte di Gesù, il desiderio continuo di voler essere una cosa solo con Lui e con il Padre, attraverso lo Spirito Santo. Per ottenere questo ci chiede di andare per il mondo e “fare discepoli tutti i popoli, battezzandoli nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo, insegnando loro tutto ciò che ci ha comandato”. Una richiesta difficile da attuare, ma è perentoria. Perciò, basta fissare il cielo, muoviamo i nostri piedi ed andiamo in missione. Viviamo, testimoniamo con la nostra vita i suoi comandi e facciamoli rispettare anche da quelli che non si lasciano ancora trasformare dalla Grazia che abita in loro. Il tempo che rimane prima della fine del mondo ci è concesso per realizzare la nostra missione, là dove il Signore ci indica di viverlo.

At 1,1-11 / Sal 46(47) / Ef 1,17-23 / Mt 28,16-20
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