27 maggio 2023

PACE A VOI

Domenica di Pentecoste
Anno A

 


Gli apostoli e i discepoli di quel tempo erano sostanzialmente persone semplici, ma incontrando Gesù hanno, da subito, cominciato a cambiare vita. Non radicalmente, poco alla volta, anche perché non era facile capire dove sarebbe andata a parare l’esperienza di sequela accanto a quel “profeta”. Poi capirono che Lui veniva effettivamente da Dio, che presentava come il Padre suo e di tutti coloro che ne erano, per grazia, attirati. E, nonostante i disagi, le incomprensioni, le incertezze, in loro iniziava a manifestarsi una consapevolezza di pace interiore che li faceva stare bene. Infine, il dramma della Passione e Morte di Gesù, a seguire lo sbalordimento della Risurrezione e la precarietà del futuro che si presentava loro in quel marasma che albergava nei loro cuori e nelle loro menti.
Se non che le cose cambiarono radicalmente perché: “…tutti furono colmati di Spirito Santo e cominciarono a parlare in altre lingue, nel modo in cui lo Spirito dava loro il potere di esprimersi.” (dagli Atti degli Apostoli)

La domanda sorge spontanea: perché allora, fin da quei giorni, si svilupparono posizioni divergenti fra gli stessi circa l’annuncio?
San Clemente di Roma ha una sua risposta: “Gli apostoli sapevano, per ispirazione di Cristo nostro Signore, che sarebbero scoppiate contese per il titolo di vescovo, perciò, prevedendo perfettamente il futuro, nominarono i vescovi e subito dopo istituirono la successione.” E tutto sembrava sistemato, in realtà il cristianesimo ne ha viste di tutti i colori con scismi e scomuniche, con guerre di religione e relative violenze e martiri, senza che la pace potesse essere il pane quotidiano della nuova umanità: “…mentre erano chiuse le porte del luogo dove si trovavano i discepoli per timore dei giudei, venne Gesù, stette in mezzo e disse loro: “pace a voi”.” (dal Vangelo secondo Giovanni)
Non è che la situazione sia molto cambiata per i seguaci di Gesù. Ancora in molte parti del mondo i cristiani devono stare con le porte chiuse, addirittura sono costretti a mettere delle guardie davanti alle chiese a protezione, per paura di attentati. Si perpetua, però, qui sta la pace, la medesima situazione: Gesù sta in mezzo a loro, nell’Eucaristia, e offre la sua pace, che evidentemente non è quella del mondo. Questa consapevolezza trasforma la paura in speranza, in carità, in felicità. Si capisce perché Santa Teresa del Bambin Gesù diceva: “una parola, un sorriso amabile bastano spesso perché un’anima triste si espanda.”
E’ un po’ il marchio di fabbrica del buon cristiano. In pratica, ciò che entra con il “pace a voi” esce per contagiare chi sta attorno, anche chi ostacola, chi è indifferente. Sembra semplice, ma spesso non ci si riesce con le sole proprie forze, ed allora ecco che:“…a ciascuno è data una manifestazione particolare dello Spirito per il bene comune.” (dalla prima Lettera di San Paolo ai Corinti)
Notare quello specifico “per il bene comune”, cioè viene evidenziato che i carismi elargiti dallo Spirito debbano essere messi in comune, debbano essere fruttati per far sì che in famiglia, in società, si stia in pace e prosperità. Bisogna solo mettere mano alle opere, soprattutto, di carità, come quelle di Dio: “…quante sono le tue opere Signore! Le hai fatte tutte con saggezza; la terra è piena delle tue creature.” (Salmo 103)
L’opera più importante per lui è, l’ha dimostrato dal principio, l’uomo. E l’ha pensato e voluto per sé stesso. Guai a coloro che vogliono cancellarne la potestà.
Ecco perché si sta nella sua pace, perché “il Signore dell’universo ci parla costantemente per mezzo del creato; ci istruisce per mezzo delle Sacre Scritture, c’insegna ciò che dobbiamo fare, spaventandoci con la minaccia di castighi e spronandoci con la promessa di premi divini. Che cosa potrebbe aggiungere Marciano?” (Marciano di Siria) Potrebbe aggiungere sicuramente il “pace a voi”. E’ quanto ci occorre per vivere come figli di Dio in mezzo alla gente del nostro tempo.
At 2,1-11 / Sal 103(104)  / 1Cor 12,3-7.12-13 / Gv 20,19-23
digiemme