25 marzo 2017

L’INVIATO



Quarta Domenica di Quaresima (anno A)  
Passando, mentre era sulla strada: “…passando, vide un uomo cieco…”.
Riusciamo ad immaginare la scena? E’ come se, in attesa di entrare in chiesa per la messa domenicale, ecco, passando, Lui ci guarda, ha compassione della nostra opacità e ci cerca (chiede di noi e capisce che riusciamo a vedere solo la punta del nostro naso), si fa conoscere (non recitiamo forse il Credo?), ci tocca (ci ricrea, ecco il senso dell’impastare e dello spalmare) , ci invia, manda a lavarsi nella piscina (non c’immergiamo forse nell’acqua al segno della croce?).
“…va’ a lavarti nella piscina di Siloe, che significa “Inviato”, si lavò e tornò che ci vedeva.”
Lo ha mandato, ci manda alla piscina. Così il povero cieco diventa l’inviato. Così come ciascuno di noi è chiamato per essere inviato.
Il non vedente, come si direbbe oggi, incredulo che qualcuno s’interessasse di lui, non aveva nulla da perdere e fiducioso fece quello che gli veniva ordinato.
Noi, invece, fiduciosi solo di noi stessi, certi di vederci più che bene, scantoniamo, non obbediamo ai comandi e non ci laviamo gli occhi neanche a piangere in cinese. Di conseguenza, ancora non ci vediamo, ancora non riusciamo a cogliere che:
“…ora il frutto della luce consiste in ogni forma di bontà, giustizia e verità…non partecipate alle opere delle tenebre che non danno frutto, ma piuttosto condannatele apertamente.” (Lettera agli Efesini).
Se ancora dubitiamo che bontà, giustizia e verità possano cambiare il volto della società, se ancora partecipiamo all’indifferentismo che caratterizza il vivere quotidiano, se ancora non ci arrischiamo a condannare apertamente il male, vuole dire che siamo proprio fermi all’apparenza.
“…non conta quel che vede l’uomo; infatti l’uomo vede l’apparenza, ma il Signore vede il cuore.” (dal primo libro di Samuele).
Se il Signore, però, vede, ed è così, il nostro cuore, com’è bello, allora, poter gioire con il Salmo: “…Sì, bontà e fedeltà mi saranno compagne tutti i giorni della mia vita.”
Il Signore ci dice, inoltre, che se anche avessimo peccato, se anche i nostri genitori avessero peccato, come per il cieco nato e i suoi genitori, non sarebbe questa la causa della nostra cecità, ma è perché in noi siano manifestate le opere del Buon Dio.
Siamo inviati, diamo perciò testimonianza, come il cieco, onoriamo la sua divinità, lasciamo che si manifestino in noi le sue opere, non abbiamo timore perché Lui è il Buon Pastore, (il Signore è il mio pastore, non manco di nulla) ci invita alla sua mensa, vede nell’intimità del nostro cuore, Lui che per primo è bontà, è fedeltà.
Lui ci toglie dalle tenebre, ora siamo luce del Signore, al punto di poter dire “credo Signore”.
Solo così riusciremo anche a non partecipare più alle opere delle tenebre e a condannarle apertamente.
Lasciamoci ungere, il Battesimo l’abbiamo ricevuto, l’acqua ci ha lavato dalla cecità, l’olio ci ha segnato alla vocazione, diciamo “credo Signore” e non avremo più alcun timore, “anche se me ne vado per una valle oscura”…perché tu, Signore, sei con me, tu sei con noi.
1Sam 16,1°.4.6-7.10-13 / Sal 22(23 / Ef 5,8-14 / Gv 9,1-41 

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