29 ottobre 2016

IL REGNO IN CASA TUA



XXXI Domenica del Tempo Ordinario
“…Come potrebbe sussistere una cosa, se tu non l’avessi voluta?
Potrebbe conservarsi ciò che da te non fu chiamato all’esistenza?...Signore, amante della vita.”  (Sapienza).
Signore, Amante della Vita, che bella espressione, proprio perché si riferisce all’uomo, la creatura che gli è simile, come da Lui voluto. Come è bello, poi, sapere che ciascuno di noi è stato chiamato all’esistenza da Lui e ci conserva nell’amore, nel suo Amore che è per sempre.
Giovanni Paolo II nell’Evangelium Vitae lo ha ben spiegato e conclude quella sua favolosa Enciclica proprio nella preghiera finale con quella espressione: “Dio creatore e amante della vita”.
Cade, perciò, a puntino la lettera dell’apostolo Paolo ai Tessalonicesi per spiegare che la nostra esistenza non è un gioco o una casualità: “…per questo preghiamo continuamente per voi, perché il nostro Dio vi renda degni della sua chiamata e con la sua potenza porti a compimento ogni proposito di bene”.
Siamo chiamati ad essere degni del suo Amore perché solo così, con la sua potenza, potremo avere qualche speranza di lasciare una leggera traccia di bene nel breve passaggio della nostra vita terrena.
Questa potenza è ben sintetizzata nelle parole del Salmo: “…il tuo regno è un regno eterno, il tuo dominio si estende per tutte le generazioni”.
Noi siamo nel Regno perché il Regno è in mezzo a noi, garantito con l’espressione “per tutte le generazioni” e arriva fino a noi.
Quel Regno sta nell’Eucaristia, solo ne volessimo, purché degni, farne parte, è lì, nel Tabernacolo, in quella piccola e centrale casa dove la porta si apre per darci l’unico ed autentico dono di Amore.
Non siamo noi che prendiamo, ma ci viene dato.
Questo concetto è forse più facile da capire se guardiamo alla figura di Zaccheo:
“…Zaccheo scendi subito perché oggi devo fermarmi a casa tua. Scese subito o lo accolse pieno di gioia…, ma Zaccheo, alzatosi, disse al Signore…”
Lui voleva prendersi lo spazio tutto suo per guardare quell’uomo speciale, spingeva, s’intrufolava, ma era piccolo e non ci arrivava. Come ad indicare il rabattarsi nella vita, dove si vuole prendere il posto migliore, per prendere ciò che vogliamo, quando e dove ci piace. E quando pensi di esserci riuscito c’è qualcuno che ti dice di scendere perché è possibile passare dalle stalle alle stelle, ma è anche più facile passare dalle stelle alle stalle.
Gesù no, Lui non accetta questa logica, Lui si dà e si ferma ad aspettarci, anzi ci precede a casa nostra. Questo suo darsi stravolge e, infatti, Zaccheo lo accoglie pieno di gioia, ma soprattutto si converte e cambia vita. E noi?
Quando lo riceviamo, quasi tutte le domeniche o anche più, ci rendiamo conto dell’immenso dono che riceviamo nel suo Sacrificio incruento?
Se sì, allora, sì che lo portiamo a casa nostra e tutto sarà diverso, tutto non potrà essere come prima, perché Gesù si ferma anche a casa nostra.
E sarà gioia.
Sap 11,22-12,2 / Sal 144(145) / 2Ts 1,11-2,2 / Lc 19,1-10  

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