Fariseo e pubblicano |
XXXma Tempo Ordinario
Il Buon Dio è sempre ben disposto verso di
noi, ma siccome ci ha lasciato la libertà, siamo solo noi che possiamo, oppure
no, guadagnarci la sua benevolenza.
Le scritture di oggi ci
consigliano i modi per ottenerla quando ci presenteremo al suo cospetto.
Interessante il libro del
Siracide, di Ben Sira, maestro in Gerusalemme:…”non trascura la supplica
dell’orfano, né la vedova…Chi la soccorre è accolto con benevolenza, la sua
preghiera arriva fino alle nubi.”
Ancora una volta leggiamo e
vediamo come il Signore non abbandona il più debole per condizione di vita.
L’orfano che rappresenta bene l’idea dell’abbandono e la vedova che, invece,
inquadra la situazione del bisogno. Ai tempi nostri e nei nostri
luoghi sono ancora inalterate queste condizioni, ne sanno qualcosa coloro che
frequentano “Madre Amabile” o il “Centro di Aiuto alla Vita”.
Sono convinto che presentando
questi fratelli nel bisogno, ce li indichi come paradigma per ottenere la sua
benevolenza. Sta quasi a dirci: soccorrete il bambino che deve nascere, il
bambino che soffre per le ingiustizie, il bambino che soffre per le guerre, la
donna che è senza sostegno, la donna che è sola, la donna che è sfruttata.
Anche il salmista sottolinea come
il malvagio, chi alimenta il male anche quando a prima vista non
sembrerebbe:…”Il Signore fa morire il malvagio e chi odia il giusto sarà
condannato. Il Signore riscatta la vita dei suoi servi, non sarà condannato chi
in lui si rifugia”. Quindi il malvagio perirà, cioè non avrà la vita eterna, si
troverà nell’inferno che ha contribuito a costruire in terra, mentre non sarà,
invece, condannato chi in lui si rifugia, chi lo teme, chi lo desidera.
Poi l’Apostolo delle genti dà il
massimo di sé stesso e ci mette in crisi:…”ho combattuto la buona battaglia, ho
terminato la corsa, ho conservato la fede”.
Chi può dire: sto combattendo la
buona battaglia, sono in corsa, cerco di conservare la fede? Quale cristiano,
quale prete, quale religioso, quale vescovo? Oggi, poi, quando, proprio nella
nostra Santa Chiesa Cattolica Apostolica si va a tentoni e si preferisce
accodarsi alle marce organizzate dai radicali, mentre si snobbano quelle per la
vita e le iniziative per salvare la famiglia dalla distruzione.
Abbiamo ancora tempo per
rimediare, ma è il momento di muoverci, di darci una scossa, di correre in
Chiesa.
Lo racconta il Vangelo:...”due
uomini salirono al tempio a pregare…”, potrebbero essere, per esempio un
vescovo e un laico.
Il primo ringrazia, ed è già una
bella cosa perché ritiene di fare le cose giuste…con una vanteria molto
clericale;
Il secondo, invece, non sappiamo
di che peccati si sia macchiato, ma chiede “pietà” perché è debole, sa di
essere debole e sa che potrà ancora ricadere. Eppure viene giustificato. E
arriva la sentenza che non lascia spazi all’immaginazione:…”O Dio abbi pietà di
me peccatore. Ma io vi dico: questi a differenza dell’altro, tornò a casa sua
giustificato, perché chiunque si esalta sarà umiliato, chi invece si umilia
sarà esaltato”.
Questa espressione “chi si esalta
sarà umiliato, chi si umilia sarà esaltato” addirittura è ormai entrata nel
gergo comune per mettere a tacere chi troppo parla e si vanta. Noi abbiamo solo
da imparare, invece, dai Santi che, nella maggior parte dei casi hanno
costruito la loro santità proprio nella pratica dell’umiltà. E, infatti, sono
esaltati in cielo, ma pure fra di noi che rendiamo loro memoria ed onore.
Sir 35,15b-17.20-22a / Sal 33(34) / 2Tm
4,6-8.16-18 / Lc 18,9-14
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