XXIX DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO
Asia Bibi prima di essere imprigionata per"blasfemia" - www.gatestoneinstitute.org/7959/asia-bibi |
“Ma
il figlio dell’uomo, quando verrà, troverà la fede nella terra?” E’ la domanda
capitale cui nessuno sa rispondere perché nessuno conosce i tempi di Dio.
C’è
però da fare una considerazione che può consolare: le potenze degli inferi non
prevarranno sulla Chiesa. E’ la certezza che ci ha lasciato Gesù Cristo per il
semplice motivo che Lui ci ha lasciato sé stesso nell’Eucaristia.
L’unico
rischio, che forse non evidenziamo con sufficiente forza, è quello di sminuire
il Sacramento riducendolo, come fanno i protestanti, a un semplice simbolo.
E‘
un rischio, purtroppo, attuale, vista l’aria che tira verso le varie
celebrazioni luterane cui prestano attenzione smisurata quelli d’oltre Tevere.
Una
volta le eresie erano individuate con maggiori energie, ma se la fede viene
dimenticata tutto è possibile.
Un
po’ come succede a Giosuè che va alla guerra con poca fiducia nella presenza di
Mosè, là sul monte. E, infatti, quando non si alzava il braccio del profeta la
sconfitta degli ebrei sembrava ineluttabile, ma quando: “…poiché Mosè sentiva
pesare le mani, presero una pietra, la collocarono sotto di lui ed egli vi si
sedette, mentre Aronne e Cur, uno da una parte, l’altro dall’altra, sostenevano
le sue mani…” (Esodo), ecco che la vittoria era a portata di mano, finché non
fu definitiva.
Chissà
che, oggi, non siamo noi ad essere chiamati come lo furono Aronne e Cur per
sostenere e impersonare quella fede che può salvare e sconfiggere la morte.
Il
popolo eletto ben rappresenta questa condizione altalenante di allontanamento e
di piena fiducia, basta leggere il Salmo: “…il Signore è il tuo custode, il
Signore è la tua ombra, e sta alla tua destra”.
Ora
noi, invece, abbiamo San Paolo che: “…tu però rimani saldo in quello che hai
imparato e che credi fermamente…annuncia la Parola, insisti al momento
opportuno e non opportuno, ammonisci, rimprovera, esorta con ogni magnanimità
ed insegnamento”.
E
questa Parola mi consola perché è questo il dovere del diacono, e certamente
non solo. Chi, abbracciando gli insegnamenti di Gesù non dovrebbe:
annunciare
sempre = soprattutto sul lavoro ( come raccomandava San Escrivà)
ammonire
con benevolenza = quando il peccato è evidente
rimproverare
con decisione = se si persiste nel peccato
insegnare
con pazienza = il catechismo che porta alla Chiesa?
Se
questo impegno comporterà fatica, incomprensioni e porterà alla sua rovina, ben
venga perché: “…e Dio non farà forse giustizia ai suoi eletti che gridano giorno
e notte verso di Lui? Li farà forse aspettare a lungo? io vi dico farà loro
giustizia prontamente…” (Vangelo).
Allora
sì, potremo rispondere al Buon Dio, alla sua domanda sulla fede sulla terra: la
fede non è dimenticata, ci sono, certo, gli alti e bassi, ma soprattutto ci
sono ancora i “martiri”. Basti guardare dalle parti della Siria, del nord
d’Africa, del Pakistan, dei Paesi musulmani, degli Stati Uniti, e pure
dell’Europa, dove tanti, santi e semplici, sono disposti a pagare di persona,
anche con la vita, pur di non rinunciare alla loro fede in Gesù Cristo. Un solo
esempio: Asia Bibi il cui calvario di condannata a morte per la sua fede
cristiana, continua da anni, e di cui non ci stancheremo mai di chiederne, con
una petizione internazionale, la liberazione. Ecco, se Gesù Cristo tornasse
oggi sulla terra troverebbe la fede incrollabile di questa donna, di questa
mamma che lo ama più di suo marito, più dei suoi figli, più della sua vita.
Es 17,8-13 / Sal 120(121) / 2Tm 3,14-4.2 / Lc 18,1-8
digiemme
Es 17,8-13 / Sal 120(121) / 2Tm 3,14-4.2 / Lc 18,1-8
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