XXXII Domenica del Tempo Ordinario
E’
tutta la rivelazione che offre a tutti noi l’immagine di Dio come Padre, come
Dio dei viventi, non dei morti. Sempre viene sottolineato questo aspetto perché
non può esservi un Creatore che non abbia cura delle sue creature.
E’
il Dio dei viventi perché noi viviamo per Lui, in verità noi viviamo in Lui e
Lui vive in noi.
Avviene
così grazie all’Eucaristia, dove Gesù Cristo rinnova il suo sacrificio in
Spirito e corpo per farci figli di Dio, per garantirci la Risurrezione dopo la
nostra morte.
Ma
la morte non è soltanto quella terrena con il cessare di esistere, può essere
anche in vita, nel pieno della nostra esistenza, nel fulgore dei nostri anni,
se rifiutiamo le Leggi del Signore e s’intende volontariamente e
consapevolmente imporci e imporre agli altri questa scelta come stile di vita.
Lo
apprendiamo, in modo chiaro, nella prima lettura: “…dopo che saremo morti per
le sue Leggi, ci risusciterà a vita nuova ed eterna…ma per te, invece, non ci
sarà davvero risurrezione per la vita” (2Mac).
Ed
è quello che sta avvenendo ancora oggi quando i re che dominano il mondo
vogliono imporre il loro progetto di vita (di morte) soggiogando le genti tutte
ad approvare leggi e comportamenti che sono contrari alla Legge di Dio.
Non
è forse così con la fecondazione artificiale, lo stile di vita gay-friends, il
rifiuto della famiglia e del matrimonio?
Sono
queste le strade che dobbiamo evitare, che dobbiamo cancellare dai nostri
navigatori, rifiutare categoricamente, ammonire chi le imbocca, proporre la via
dritta e testimoniare che è quella che porta al bene vero per sé, e per tutti.
Il
salmo traccia la volontà di camminare sulle vie del Signore: “…tieni saldi i miei
passi sulle tue vie e i miei piedi non vacilleranno”.
San
Paolo ai Tessalonicesi ricorda, invece, come sia fondamentale la Grazia. Ed
emerge come questa grazia, dono immenso del Buon Dio, non sia fine a sé stessa
a beneficio solo della persona, bensì sia data per le opere e le parole: “…ci
ha amati e ci ha dato, per sua grazia, una consolazione eterna ed una buona
speranza, conforti i vostri cuori e li confermi in ogni opera e parola di
bene”.
Le
opere, non per sé stessi, ma per fare il bene, per dare testimonianza della
forza che ci viene dalla grazia e risaltare così l’amorevolezza del nostro Dio.
Le
parole, che accompagnano le opere per annunciare la Buona Novella,
nell’osservanza delle Leggi di Dio che sono per tutti, nessuno escluso. In
questo senso non esiste che non si debba fare proselitismo, tanto più che il
mandato è esplicito, lasciato da Gesù Cristo stesso. Certo non s’impone con la
forza, si propone, si testimonia e s’invita alla conversione, pronti
all’accompagnamento e alla condivisione della bellezza della proposta
cristiana.
Se
non facciamo questo, di questo saremo giudicati, al punto che potrebbe, per
noi, non esserci risurrezione, non esserci vita eterna.
Quelli,
invece, che sono giudicati degni, diverranno come angeli, cioè vedono Dio e
diventano a tutti gli effetti figli e sono, quindi, abbracciati da Dio: “…ma
quelli che sono giudicati degni della vita futura e della risurrezione dai
morti…perché sono uguali agli angeli e, poiché sono figli della risurrezione,
sono figli di Dio. Dio non è dei morti, ma dei viventi, perché tutti vivono per
lui” (Vangelo di Luca).
Saremo,
perciò, abbracciati da Dio perché il suo è amore grande, così grande che ogni
amore umano sarà assorbito in esso per una gioia più grande per un dono così
grande che è per tutti i presenti al suo cospetto. E sarà un’altra vita.
2Mac 7,12.9-14 / Sal 16(17) / 2Ts 2,16-3,5 / Lc 20,27-38
digiemme
2Mac 7,12.9-14 / Sal 16(17) / 2Ts 2,16-3,5 / Lc 20,27-38
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