Festa dei SANTI
PIETRO E PAOLO
APOSTOLI
Anno C
Festa dei SANTI
PIETRO E PAOLO
APOSTOLI
Anno C
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NOVE MESI PER LA VITA |
NONO MESE |
Santissima Trinità
Anno C
Domenica di Pentecoste
Anno C
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Preghiamo lo Spirito santo |
Ascensione
del Signore
Anno C
Oggi, come d’altronde in altre epoche, occorre un invidiabile coraggio, necessario per capire come posizionarsi nelle situazioni di confusione e di pericolo per la fede che stiamo vivendo nella Chiesa, soprattutto in Europa. E’ rimasto inascoltato, infatti, l’appello, a suo tempo, di Giovanni Paolo II che sollecitava: “Cresca l’Europa! Cresca come Europa dello spirito, sulla scia della sua storia migliore, che ha nella santità la sua espressione più alta.” Fu rifiutato e tutt’ora non si intravedono ripensamenti, tant’è che l’ingiustizia dilaga in tutti i suoi confini, esportata, inoltre, in ogni parte del mondo. Si rimane, infine, impotenti davanti a questa realtà, al punto tale che si è costretti a domandarsi quali siano i propri, personali, confini. Ascoltando la Parola di questa solennità, una risposta c’è: “…riceverete la forza dello Spirito Santo che scenderà su di voi, e di me sarete testimoni a Gerusalemme, in tutta la Giudea e Samaria e fino ai confini del mondo.” (dagli Atti degli Apostoli).
Sesta Domenica di Pasqua
Anno C
Si dice che la casa dell’amore trovi spazio nel cuore di ogni persona. Per esprimere questo concetto, infatti, è universalmente utilizzato il disegno, il logo a forma di cuore. In tutte le salse e melense fantasie. Però, l’amore vero, quello che non pone limiti, non ha bisogno dei cioccolatini, lo si scopre nella gioia del dono di sé stessi, sull’esempio di Gesù Cristo. Poi, l’oblatività della propria esistenza può esprimersi in diversi modi: nel vincolo matrimoniale, costruendo una famiglia; nella vocazione sacerdotale, guidando una comunità; nell’offerta di vita religiosa e contemplativa, condividendo il bisogno di fraternità e di alta spiritualità; nel dono del proprio tempo, del proprio lavoro nel volontariato, per l’aiuto al servizio dei poveri e dei più svantaggiati. Non ci sono, quindi, scusanti per giustificare insipienze, indifferenze o scetticismi. Certo, si può cedere, sì può essere traditi, andare incontro a delusioni, a notti dell’anima, ma a tutto questo c’è un antidoto: “…se uno mi ama, osserverà la mia parola e il Padre mio lo amerà e noi verremo a lui e prenderemo dimora presso di lui.” (dal Vangelo secondo Giovanni)
LE TRIBOLAZIONI
Quinta Domenica di Pasqua
Anno C
Quarta
Domenica di Pasqua
Anno C
Terza Domenica
di Pasqua
Anno C
Se entri in una chiesa e non vedi al centro
della stessa una croce, se non vedi il lumino acceso all’altare principale,
davanti al tabernacolo, significa che sei entrato in un auditorium, quando va
bene, o in un tempio senza Dio, cioè in un parlamento. Non può stare in piedi
una Chiesa che non mette al centro Gesù Cristo, perché fin dai tempi
apostolici: “… venne Gesù, stette in mezzo e disse loro: “Pace a voi!” (dal
Vangelo secondo Giovanni).
Gli apostoli erano nel cenacolo, la prima
chiesa, stavano a porte chiuse, per paura, poi, con Gesù in mezzo a loro, le
cose cambiarono. Non poteva essere diversamente, perché avevano un riferimento
ben preciso: il loro Maestro, vivo e risorto, ed ora ricordavano le sue parole.
Ora sapevano che con la sua Pace nel cuore potevano affrontare ogni rischio,
potevano sentirsi fratelli in fiducia fra di loro e con Gesù.
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C’era un prete contadino, due manone
screpolate, parroco di un paesino di 150 anime e cappellano di una caserma di
almeno 500 militari. Fra i suoi campi dietro la chiesa, la cura pastorale della
sua gente e i doveri da ottemperare nei confronti di quei pochi militi che
rispondevano alle chiamate per la Messa festiva, la sua missione di “Alter
Christus” fra i suoi era pienamente compresa. Pure da me e da altri 5/6 miei
compagni d’arme. Ci fu chiara, soprattutto, quando una sera c’invitò ad una
Santa Messa nella parrocchiale, solo noi e lui, attorno all’altare, nella luce
del solo presbiterio. Ecco, in quel frangente compresi veramente il
significato di quell’altare, nell’ascolto di queste parole: “…poi prese il pane, rese grazie, lo spezzò e
lo diede loro dicendo: Questo è il mio corpo, che è dato per voi; fate questo
in memoria di me.” E, dopo aver cenato, fece lo stesso con il calice dicendo:
“Questo calice è la nuova alleanza nel mio sangue, che è versato per voi.” (dal
Vangelo secondo Luca)
di Quaresima
Anno C
Chissà quante volte avremo letto o sentito proclamare la parabola del “Figliol prodigo”. Eppure, ogni volta c’insegna cose nuove. Per esempio, quel padre che “gli corse incontro, gli si gettò al collo e lo baciò” (dal Vangelo secondo Luca) non racconta forse una realtà che vede il Buon Dio accoglierci, pentiti, con cuore di padre e di madre? Anche nei confronti del fratello che proprio non riesce a capire quel comportamento e tende a rifiutarlo. Al punto che, ancora una volta, il padre “allora uscì a supplicarlo”. S’intravede, pur se non è menzionata la madre, una situazione che coinvolge tutta una famiglia dove un papà, una mamma, dei figli non potranno sentirsi pienamente amati se in discordia fra loro. “Il regno di Dio non ha prezzo, eppure ti costa esattamente ciò che hai.” (San Gregorio Magno)