11 gennaio 2020

BATTESIMO DEL SIGNORE


IL NATALE (parte seconda)
Con questa festività finisce il tempo di Natale. Si smontano i presepi e gli alberi, si tolgono gli addobbi e si comincia a contare quanti giorni mancano al prossimo Natale. C’è poco da fare, è qualcosa che è dentro di noi, che ci prende e che ogni volta ci conduce all’innocenza dell’infanzia dove si sente che Gesù Bambino è come se fosse il nostro fratellino. Poi, con questa festa del Battesimo del Signore, si comincia a fare sul serio, diciamo, la seconda parte di coinvolgimento che cambia ogni prospettiva alla nostra religiosità. Con il nostro, di battesimo, è come se noi si rinascesse.
Già con il fatto di essere uomo o donna abbiamo il privilegio di essere benedetti da Dio in modo del tutto speciale: Dio si era limitato ad osservare che quando creò la terra, l’acqua, gli astri, tutto era bello, ma quando creò l’uomo e la donna li benedisse. Perché li creò a sua immagine e somiglianza per cui non poteva che scaturire una sorgente di amore, Dio è Amore. E lo ha dimostrato mandando il suo Figlio fra gli uomini che avevano perso la bussola, e lo dimostra oggi quando lo Spirito Santo scende sulle acque del Giordano. Non basta l’Incarnazione, non basta l’umile vita in una famiglia fra famiglie, occorre anche dimostrare che è possibile sconfiggere il peccato innato attraverso un battesimo che non è più solo in acqua, ma soprattutto in spirito. Una Grazia su grazie, su doni come quelli che tutti noi abbiamo ricevuto dal momento stesso del nostro concepimento. Come si fa, allora, a non ringraziarlo, il Salmo di oggi serve proprio per questo:
“…date al Signore la gloria del suo nome, prostratevi al Signore nel suo atrio santo.”
Benediciamo, quindi, il Signore, esultiamo per la Santa Messa, per l’Eucaristia. Siamo tanti o pochi in questo suo atrio, -- non dimentichiamolo, ogni chiesa grande o piccola che sia non è degli uomini, ma sua, è suo atrio -- ognuno con la propria storia, la sua specificità, ma:
“…Dio non fa preferenze di persone, ma accoglie chi lo teme e pratica la giustizia a qualunque nazione appartenga.” (da Gli Atti degli Apostoli)
Ricordiamoci che chi teme Dio lo fa non perché vuole evitare di essere fulminato, bensì perché sa che è giusto pur se misericordioso; sa che per praticare la giustizia non bisogna essere un giudice, bisogna vivere la propria vita secondo i suoi precetti. Non è poi tanto difficile se sappiamo che:
“…non griderà né alzerà la sua voce…non spezzerà una canna incrinata, non spegnerà uno stoppino dalla fiamma smorta.” (dal Libro del Profeta Isaia)
Personalmente riesco ad identificarmi con quello stoppino, spesso mi capita di vedere canne incrinate come quelle mamme che piangono il loro figlio rifiutato, nel dramma dell’aborto, poverine loro. Il peccato aleggia sopra di noi, ma la speranza non è persa perché anche Gesù si è avviato verso le rive del Giordano e tutt’ora si presenta a noi nelle offerte che presentiamo ad ogni Eucaristia. E’ tanto vicino a noi che dovremmo anche noi esclamare come Giovanni:
“…sono io che ho bisogno di essere battezzato da te, e tu vieni da me? Ma Gesù rispose: lascia fare per ora, perché conviene che adempiamo ogni giustizia” (dal Vangelo secondo Matteo)
E tu Gesù vieni da me? In questo secondo Natale? Nascosto in quell’ostia bianca e pura che proprio non sono degno di toccare, in ginocchio dovrei accoglierti, in silenzio adorante dovrei ascoltarti, andare incontro ai fratelli che sono nel bisogno.
Lascio fare a Te per l’adempimento di ogni giustizia, perché al sacrificio della croce, là all’orizzonte, nulla si può aggiungere. Giovanni lo aveva capito, lui il Precursore, e facendo la sua parte fino in fondo, affrontò il suo martirio. Che non fu vano, diede il via alla missione pubblica del Signore. Sia gloria a Dio.
Is 42,1-4.6-7 / Sal 28(29) / At 10,34-38 / Mt 3,13-17

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