LA FORZA DELLA GIOIA


Terza Domenica di Avvento (Anno A)
Gaudete
La terza domenica di Avvento sottolinea che
dobbiamo predisporci nell’attesa con gioia. Non può essere diversamente, inoltre tutto è orchestrato in funzione ed in augurio di buone feste piene di serenità e gioia. Anche il colore liturgico si differenzia in maniera netta proponendo, per sacerdoti e diaconi, stole, pianete, casule, dalmatiche,  rosa. E’ un colore talmente insolito che non si può fare a meno di spiegarne i motivi, appunto l’invito alla gioia. Perché il Signore non si dimentica del suo popolo, il Signore rinnova la sua alleanza e viene a proporci il suo piano di salvezza. Non si tratta, però, di un happening vita natural durante fine a sé stesso, bensì di un invito ad alzarsi le maniche affinché nessuno sia escluso da quel piano:“…irrobustite le mani fiacche, rendete salde le ginocchia vacillanti, dite agli smarriti di cuore, coraggio, non temete!” (dal Libro del Profeta Isaia).
Spesso la stanchezza ci sferza, pure riprendere l’ordinarietà della giornata ci sgomenta, soprattutto al lunedì, e quando viene sera, da utilizzare per qualche riunione organizzativa, si cerca di trovare scuse per evitare d’impegnarsi verso questo o quell’altro. Ci si dice che si è in pochi e le mani sono vecchie e, appunto, fiacche, ma, c’è un ma, ed è il Signore che chiama perché, è vero, molti sono stanchi e delusi, sfiduciati e confusi, eppure non si può accettare e subire questo giogo.
Neppure quando condanniamo, ancora oggi, e uccidiamo senza pentirci di quanto viene fatto:
“…avete condannato e ucciso il giusto ed egli non vi ha opposto resistenza.” (dalla Lettera di San Giacomo Apostolo)
E’ così che avviene quando, senza processo, viene condannato ed ucciso il più indifeso degli uomini, il bambino nel grembo materno. Certamente lui non può opporre resistenza, solo chi riconosce in quell’esserino il proprio fratello lo può fare e sono in molti, per grazia di Dio, a farlo.
Probabilmente la molla che li ha spinti in questa impresa e li conforta anche laddove non riesce, è scattata anche dall’ascolto del Vangelo:
“…Fra i nati da donna non è sorto alcuno più grande di Giovanni, ma il più piccolo nel regno dei cieli è più grande di lui.” (dal Vangelo di Matteo)
Questo confronto non diminuisce la portata dell’importanza del Precursore, ma consolida il rilievo che i bambini assumono nel messaggio della Buona Novella. In essi è immanente la capacità di essere, come dire, compenetrati nel mistero d’Amore del Creatore e tutto di essi, il linguaggio, l’innocenza, la purezza, è fonte di lode. Come ben c’insegnano i Salmi:
“…loda il Signore anima mia, loderò il Signore finché ho vita, canterò inni al mio Dio finché esisto.” (dal Salmo 145)
Io esisto, perché voluto, perché pensato, perché amato. Non possiamo che pregare con Sant’Agostino: “Dammi, Signore, un cuore che ti pensi, un’anima che ti ami, una mente che ti contempli, un intelletto che t’intenda, una ragione che sempre aderisca fortemente a te, e sapientemente, o Amore sapiente, ti ami.”
Non è facile corrispondere in questo modo, avere questa consapevolezza. Non si può aderire a quel piano di salvezza se non si pone in gioco tutto di noi stessi, la nostra stessa vita per la vita di un altro. Per scoprire, infine, che se solo ci riuscissimo davvero saremmo nella gioia, in quella gioia piena che con la sua forza è capace di trasformare, di dare coraggio, di vincere la paura di non farcela.
Is 35,1-6a.8a.10 / Sal 145(146) / Gc 5,7-10 / Mt 11,2-11

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