26 aprile 2017

VILLALCAZAR DE SIGRA – CALZADILLA DE LA CUEZA 12.08.2009 XV tappa

“Ricordati sempre il fuoco del viaggio,
il pane e il vino,
gli amici di un tempo, gli amici che verranno,
la gioia del cammino”.
Claudio Chieffo
Alle 7,00 in punto siamo già appoggiati sui paracarri che proteggono il sentiero, sotto il cartello che indica quanti chilometri mancano a Carrion De Los Condes.
C’è una luce strana, fra il buio e il chiarore, in lontananza, dell’aurora. Anche un automobilista si ferma e scende dalla macchina per fotografare quell’indefinito cielo. Arriviamo alla cittadina del cartello, giusto in tempo per una sostanziosa colazione e, conoscendo cosa ci aspetta, trascuriamo di fermarci per ammirare i variopinti negozietti di Calle Pina Blasco, il ponte medioevale sul Rio Carrion, il Monastero de San Zoilo, ultimo balaurdo di arte, storia e religiosità prima della spianata verso Calzadilla de la Cueza.
Prima d’imboccare il sentiero che per 17 chilometri ci guiderà verso il nulla, tocchiamo la bella località dell’antica Abadia de Benevivere. Già il nome è tutto un programma e lo si può intuire anche solo guardando le mura esterne sormontate da alte piante e alcuni punti cadenti della cinta, quanto basta per lasciarti intravedere la bellezza di ciò che sta all’interno.
Però, tanto non si può entrare, è chiuso, ritorniamo a bomba e ci riconcentriamo su quanto ci aspetta. Un paesaggio piatto, monotono, interrotto dall’andamento stanco di qualche pellegrino che ci precede. A proposito, davanti a noi c’è una persona che al suo zaino ha appeso un grande sacchetto di plastica, tirato in modo che stia aperto, perché ogni tanto si abbassa e raccoglie bottiglie, lattine, involucri che trova ai bordi del sentiero e li mette nel suo sacchettone sulle spalle. E’ infatti, nonostante tutto, una costante quella di buttare dove capita i propri rifiuti, piccoli o pochi che siano, anche sul cammino. E dire che il rispetto verso la natura dovrebbe essere più spiccato fra chi la può meglio apprezzare camminando. Tant’è, le abitudini sono dure da infrangere. Ebbene, quella persona, quella ragazza, quella magnifica donna era la nostra solitaria amica Melania. Non l’avremmo più rivista sul nostro andare.
Sul diario di bordo di San Nicolas avevo letto una definizione del Cammino:
Il cammino si compone di tre parti:
la nascita, da Roncesvalle, attraverso la Navarra e la Rioja;
la morte, la parte centrale del Cammino, Castilla y Leon;.
la resurrezione, la Galicia…Santiago.
Ecco noi stiamo assaporando proprio la seconda parte, ma anche questa ha la sua importanza e ha i suoi momenti di gloria. Come quando, proprio all’inizio della strada che s’immette nella sconfinata campagna, ci si affianca un’ambulanza ed i volontari di quella “croce” ci offrono alcune bottiglie di acqua.
Così carichi di scorte e di fiducia nella provvidenza che è sempre dietro l’angolo, ci immergiamo nella solitudine dell’ambiente, come pure nella solitudine del nostro essere che ci trascina in quegli intimi luoghi della mente e del cuore che solo la preghiera giornaliera riesce a colmare e a goderne nello spazio e nel tempo. E guarda caso, a noi va proprio bene, perché a circa metà del percorso, là dove ci sono quattro o cinque piccoli arbusti, un intraprendente personaggio del posto vi ha impiantato un rustico fatto di assi e/o cartelli pubblicitari dove vende bibite, panini e offre alcune sedie su cui riposarsi. A noi non risultava ci fosse questa “oasi”, una specie di “anguriera” dei nostri tempi, perciò vedete bene come la provvidenza arriva quando meno te l’aspetti.
Così come non ti aspetti, proprio quando la stanchezza ti sale sulle spalle, di vedere, come un miraggio, un mezzo campanile all’orizzonte. Segnalava la chiesetta all’interno del camposanto di Calzadilla de La Cueza.Ci arriviamo sfiniti e subito all’ingresso del paese c’è l’albergue comunale su cui ci precipitiamo per prendere possesso di una meritata branda.
Sembra ben tenuto, con tanto di piscinetta nella quale sguazzano decine di persone, ma è solo un’impressione dettata dal bisogno. In realtà è mal gestito da un gruppo di brasiliani e se non fosse che l’unica alternativa era un Hostal da 40 euro a persona, avremmo volentieri fatto trasloco. Purtroppo il paese è molto piccolo, saranno cinquanta anime, le pecore dentro un ovile vicino alla chiesa erano di più, e non riserva alcun interesse. Perciò, dopo i dovuti traffici, pulizia, riposo, lavaggi, stesura biancheria, il giro del paese ci ha impegnato per cinque minuti, lasciandoci tutto il tempo necessario per i vespri e per il dovuto relax (lontano dalla piscina) in attesa della cena che avevamo nel frattempo prenotato nell’hostal da 4 stelle.
Per fortuna, il menù del pellegrino è stato di qualità buona in rapporto anche al prezzo. Motivo per cui abbiamo potuto andarci a coricare ben pasciuti, perché l’indomani, avevamo deciso, ci saremmo alzati molto presto. Un’esperienza, anche questa, da fare.