Quarta domenica del Tempo Ordinario (A)
Dipinto di Carl Heinrich Bloch |
Sentite il Salmo: “…Beato chi ha per aiuto il
Dio di Giacobbe: la sua speranza è nel Signore suo Dio.” (sal 145(146).
Cioè, se confidiamo nel Signore la nostra
vita ha ottime possibilità di dipanarsi nella pace, nella prosperità e la sua
fine avrà lo sbocco negli scenari senza fine dell’eternità. Sarà così?
Sentiamo il Vangelo: “…Beati…beati voi quando
vi insulteranno, vi perseguiteranno e, mentendo, diranno ogni sorta di male
contro di voi a causa mia” (Mt 5,1-12°).
Cioè, se seguiamo il Signore, nella nostra
vita avremo ottime possibilità di doverne sopportare di tutti i colori. E
questo a conclusione di un discorso preceduto da ben otto beatitudini che, se
perseguite, garantiscono, in ogni caso, un epilogo, della nostra vita, felice
perché meritevole dell’abbraccio eterno del Buon Dio.
Non entriamo nell’analisi dettagliata di
quelle beatitudini, ma godiamoci, se ci mettiamo in gioco, quanto San Paolo
scrive nella prima lettera ai Corinzi:
“…quello che è stolto per il mondo, Dio lo ha
scelto per confondere i sapienti; quello che è debole per il mondo, Dio lo ha
scelto per confondere i forti;…” (1Cor 1,26-31).
In sintesi non guardiamo con invidia ai
sapienti o ai potenti, perché Lui sceglie proprio l’opposto e, in tal caso, non
disperiamo, noi potremmo anche esserci dentro.
Però, il profeta Sofonia scrive: “…eseguite i
suoi ordini, cercate la giustizia, cercate l’umiltà; forse potrete trovarvi al
riparo nel giorno dell’ira del Signore”.
Potremmo anche essere ignoranti, dunque,
essere deboli, sicuramente, però, dovremo essere giusti con chi ci sta attorno,
sul lavoro, in famiglia, in società, nella Chiesa.
Dovremo essere umili nei confronti,
innanzitutto di Dio e poi davanti a chi dobbiamo servire per la missione che
abbiamo ricevuto e per il lavoro che svolgiamo.
Se approfitteremo di qualcuno più debole di
noi, se ci sentiremo più importanti perché ci capita di occupare posti
importanti, per esempio fare il sindaco o l’assessore, essere professore o farmacista, parroco o dottore,
stiamo certi che l’ira del Signore ci
raggiungerà come raggiunse Caino, quando uccise suo fratello e tentò di
nascondere la sua infamia.
Badiamo bene che la sua ira non tarderà a
scendere anche su di noi, quando uccidiamo i nostri fratelli più indifesi nel
grembo materno e cerchiamo di nasconderlo.
Stolti che siamo: “…quello che è ignobile e
disprezzato per il mondo, quello che è nulla, Dio lo ha scelto…” (1Cor).
Dio insiste a mandare questi suoi figli per
farci capire quanto poco contiamo lontani da Lui: il nulla è il nostro destino.
A meno che non mettiamo mano alle opere che portano alle beatitudini, ma
soprattutto, non ritorniamo a chiedergli aiuto e sperare nel suo immenso Amore.
Lui sa e vuole sempre accoglierci, pentiti,
nella più grande beatitudine che è la sua Presenza, qui, già sulla terra, a
pochi passi da noi, nel cuore del Tabernacolo di ogni chiesa. Avviciniamoci con
umiltà e abbandono.
Allora capiremo e sentiremo la sua Parola:
“beati voi”.
Sof
2,3;3,12-13 / Sal 145(146) / 1Cor 1,26-31 / Mt 5,1-12a
digiemme