"Ti renderò luce delle nazioni.." (Isaia) |
Non fa specie, quindi, il saluto di San Paolo
ai Corinti: “…grazia a voi e pace da Dio Padre nostro e del Signore”.
La grazia e la pace sono doni immensi. Il
primo è completamente gratuito, mentre il dono della pace è la condizione
minima essenziale per entrare in relazione con Dio.
La Grazia, inoltre, fa i miracoli come ci
viene detto nel Salmo: “…mi ha tratto da un pozzo di acque tumultuose, dal
fango della palude: ha stabilito i miei piedi sulla roccia, ha reso sicuri i
miei passi.”
Guardate che immagini forti e chiare:
il pozzo fondo, buio, di cui subito siamo
tentati di tastare la profondità lasciandovi cadere un sasso; un cunicolo che
sembra, affacciandovisi, trascinarti verso gli inferi, un po’ come succede
quando ti affacci sull’orlo del vizio, il gioco, la lussuria, l’ozio, e senza
quasi accorgertene ti trovi invischiato nelle brutture del male;
la palude, infida, piatta, grigia che
nasconde pericoli ad ogni passo, che t’infanga e ti trattiene, anzi ti trascina
nelle sue sabbie mobili, luogo di morte e di asfissia, un po’ come quando non
sai dare un senso, una via sicura, alle tue giornate e bamblani senza un perché nel grigio più vuoto ed
infecondo.
Sono questi i luoghi da cui vuole trarci
fuori il Buon Dio, offrendoci la possibilità di camminare a testa alta, anche
sulla roccia, cioè anche nelle difficoltà, con piedi sicuri perché certi del
suo aiuto, perché ci sentiamo in cordata e la nostra guida conosce a menadito i
sentieri che dovremo affrontare.
Perché già ci conosceva, addirittura: “…mi ha
plasmato suo servo dal seno materno…Io ti renderò luce delle nazioni perché
porti la mia salvezza fino all’estremità della terra.” (Isaia).
Fin dal seno di mia madre, sono suo servo, è
una verità. Quando, allora, si uccide un essere vivente con l’aborto si uccide
un servo di Dio, alla faccia di quel tuttologo napoletano che giustifica la
morte di un embrione, un fatto ininfluente in una società come la nostra.
Ecco il peccato, ecco la necessità del
sacrificio: “…ecco l’Agnello di Dio, colui che toglie il peccato del mondo…dopo
di me viene un uomo che è avanti a me, perché era prima di me…è lui che
battezza nello Spirito Santo. E io ho visto e ho testimoniato che questi è il
Figlio di Dio.” (Vangelo).
Ecco il Servo di Dio che viene in soccorso,
che si carica dei nostri peccati per offrirci la possibilità di abiurarli, di
divenire a nostra volta un servo di Dio, una luce riflessa che possa illuminare
almeno fino e attorno al proprio mondo piccolo. Poi, ci saranno anche coloro
che porteranno la salvezza fino all’estremità della terra, in una missione che
è solo servizio per il bene di ogni uomo. Il Buon Dio ha deciso che ha bisogno
di buoni servi per far capire quanto è grande il suo Amore. Non possiamo
tradirlo, a tutti dobbiamo portare il suo messaggio. Poi, sappiamo bene che non
“tutti” lo accoglieranno, ma bastano i “molti” per giustificare il nostro umile
servizio.
Is 49,3.5-6 / Sal 39(40) /1cor 1,1-3 / Gv
1,29-34
digiemme