Battesimo del
Signore
Battesimo di Gesù - Duomo di Milano |
Nei Vangeli di parole veramente dette da Gesù
in persona ce ne sono poche. Eppure la voce del Signore è ciò che sentiamo
dentro di noi, più di ogni altro richiamo. Evidentemente è una voce che non
sentiamo con le orecchie, come è pur vero che per cogliere i suoi richiami
dobbiamo fare tanto, ma tanto silenzio attorno a noi. Proviamoci, iniziando ad
ascoltare il Salmo: “…la voce del Signore è forza, la voce del Signore è
potenza”.
E’ una forza che trasforma le nostre
debolezze in risorse, è una potenza che tutto può ottenere da noi perché siamo
figli dell’Altissimo, in potenza, e lo possiamo definitivamente diventare
perché il Cristo, l’unto del Signore, il Figlio di Dio, ha ricapitolato tutto in lui con la sua vita
terrena, con la sua condivisione in tutto, tranne che il peccato.
E’ una voce ancora più forte che si esprime
al momento del Battesimo di Gesù, quando: “…ed ecco una voce dal cielo che
diceva questi è il Figlio mio, l’amato: in lui ho posto il mio compiacimento”.
(Vangelo).
Notate come in questo evento vi sia la
pienezza dell’Amore: “…egli vide lo Spirito di Dio discendere come una colomba
e venire sopra di Lui.” (Vangelo).
Il Mistero della Trinità appare qui in tutto
il suo splendore. Quest’Amore che si dipana dal Padre al Figlio, attraverso lo
Spirito si rivolge a tutti noi, spettatori di quel Battesimo, preludio e
prerequisito per la santità del nostro.
Ne abbiamo conferma se leggiamo con
attenzione gli Atti degli Apostoli: “…Dio non fa preferenza di persone, ma
accoglie chi lo teme e pratica la giustizia,…annunciando la pace per mezzo di
Gesù Cristo.”
Solo così potremo capire anche la metodica
per accogliere in noi quest’immenso amore: temere Dio non perché fa paura,
bensì perché ci sovrasta nella sua bontà; praticare la giustizia perché è la
sua impronta nella creazione; annunciare la pace non perché c’è guerra e sono
necessari dei colloqui, ma perché è condizione fondamentale per entrare in
relazione con Lui.
Se faremo queste tre cose, state certi che le
profezie di Isaia si ripeteranno ancora oggi, anche fra di noi: “…non spezzerà
una canna incrinata, non spegnerà uno stoppino dalla fiamma smorta, proclamerà
il diritto con verità. (Is 42, 3).
Infatti, quante canne incrinate, mentre ci
addentriamo nel canneto che è il nostro parentado, la nostra via, la nostra
città, e spesso, per la fretta, le spezziamo definitivamente come quelle povere
donne che vengono condotte agli ospedali per abortire. Sono canne incrinate e
vengono spezzate. E i loro figli uccisi sono come lo stoppino della fiamma che
verrà soffocata.
Con il suo Battesimo, Lui che non ne aveva
bisogno perché senza peccato, Gesù ci dice che quelle situazioni possono essere
superate e sanate. Ora anche noi, infatti, abbiamo su di noi la forza del
nostro battesimo che, in grazia dell’Amore trinitario, ci ha liberati dal
peccato. Possiamo, quindi, anzi dobbiamo, nella sequela di Gesù Cristo,
proclamare il diritto con verità. Questi è innegabile se riconosciuta e vissuta
secondo il comandamento “Io sono la via, la verità, la vita”. Il diritto,
perciò, va costruito su questa base per essere certi che sia un “diritto” per
la vita, non per la morte.
Si spiega, così, perché con il battesimo
siamo rinati a vita nuova. Non ci svii il fatto che l’abbiamo ricevuto in
tenera età: già allora, innocenti e puri, eravamo nella migliore condizione per
cogliere e sentire quella “voce”.
Is
42,1-4.6-7 / Sal 28(29) / At 10,34-38 / Mt 3,13-17
digiemme