Domenica XXIV TO
Anno B
Quali sono le opere che si dovrebbero presentare
nel giorno del giudizio per sperare nella misericordia divina? La fede in Dio
Padre che ha sostenuto tutta una vita non è sufficiente secondo l’apostolo
Giacomo, bisogna testimoniarla con le opere: “…a che serve, fratelli miei, se
uno dice di avere fede, ma non ha opere?” (dalla Lettera di San Giacomo
Apostolo)
Ma quali opere? Nelle Sacre Scritture ci sono
alcune linee guida: aiutare gli orfani e le vedove, dare da bere e da mangiare,
curare, vestire, insomma le famose opere corporali. Tutto chiaro e
condivisibile, c’è solo l’imbarazzo della scelta. Io, però, a suo tempo, mi ero
posto la domanda sul perché e sul percome fossi quest’essere vivente che sono,
come ci sono arrivato e partendo dall’evidente ruolo dei miei genitori sono
giunto al punto principale: il mio “fiat” voluto da un Creatore che, nel tempo,
ho riconosciuto come Dio Padre. Reso concreto dall’incontro personale con Gesù
Cristo, il Figlio, la cui vita terrena mi ha totalmente conquistato. Per farla
breve, mi sono reso conto di essere un’opera prima ed unica (proprio perché
ciascuno è unico) del Buon Dio. Il bello è che ho capito che questo vale per
tutti gli esseri umani, perché così ha voluto e vuole l’incommensurabile Amore
del Creatore di ogni cosa. Perciò, se le cose stanno così, l’opera più
importante che si possa intraprendere è quella di aiutare a nascere ogni
concepito, contro il volere di quelli che non lo ritengono portatore di
diritti, il primo di tutti, quello di vivere il necessario nel grembo di sua
madre per vedere poi la luce nel tempo stabilito. L’uomo non può decidere della
vita di nessuno, perché quella vita è voluta dall’opera creatrice di Dio. Ecco
perché mi è rimasto impresso questo pensiero che specifica il perché la fede
porta ad “amare Dio e amare il prossimo in vista di Dio, per Dio e in Dio,
poiché l’amore è la causa di tutte le virtù nell’interiorità viva di sé stesso
e nell’azione non può sbagliare.” (Beato Jan Van Ruysbroek - Canonico
1233-1381)
Sono perciò sicuro che:“…è vicino chi mi
renderà giustizia.” (dal Libro del profeta Isaia)
Una giustizia che mi riguarda, perché se il
diritto alla vita è valso per me, deve valere per tutti. Il vedere e il
constatare che su questo piano non c’è ripensamento nelle legislazioni di quasi
tutte le nazioni del mondo e, anzi, vogliono portare il diritto all’aborto fino
al nono mese (e in alcuni stati è già operante una legge di tale portata), mi
rende estremamente amareggiato al punto di condividere il grido del salmista: “…ero
preso da tristezza e angoscia: Allora ho invocato il nome del Signore: “ti
prego, liberami, Signore.” (dal Salmo 114)
E’una preghiera costante, che dovrebbe
sfiancare la Chiesa, con la quale potremmo cambiare il corso di questa tremenda
involuzione del genere umano. Una preghiera universale che, con le opere, possa
mettere in circolo quella condivisione e solidarietà nei confronti delle mamme
tentate di andare ad abortire. Certo è faticoso, si deve andare controcorrente,
si rischia la violenza, il carcere, si viene additati come retrogradi,
oscurantisti. Per questi motivi alcuni cedono, ma le opere vanno avanti lo
stesso perché: “…convocata la folla, insieme ai suoi discepoli, Gesù disse
loro: “se qualcuno vuole venire dietro a me, rinneghi sé stesso, prenda la sua
croce e mi segua.” (dal Vangelo secondo Marco)
Ecco, ogni volta che qualcuno cede, Gesù ci
convoca, là sull’Altare del Sacrificio ed è diretto: venire da me, con me, è
dura. La mia croce è anche vostra, però, per accettarne in parte il peso dovete
lasciare a terra il vostro orgoglio, le vostre certezze, le vostre abitudini,
le vostre comodità, in poche parole, rinnegare voi stessi e seguirmi. Niente di
più, niente di meno.
Personalmente vorrei tanto trovare la forza di
potergli dire “ormai, Signore, io te solo amo, te solo seguo, te solo cerco e
sono disposto ad essere soggetto a te soltanto, poiché tu solo comandi con
giustizia ed io desidero sottomettermi ai tuoi ordini,” (Sant’Agostino)
Ma per poterlo fare devo prima rinnegare me
stesso.
Is 50,5-9a
/ Sal 114(116) / Gc
2,14-18 / Mc 8,27-35digiemme