Domenica XXVIII TOAnno B
Vivere come se Dio non esistesse può tornare
comodo perché non c’è da rendere conto a nessuno, se non ad alcune regole che
il mondo, di volta in volta, si da.
E’ comodo, inoltre, perché, in sostanza, cerchi
di realizzare i tuoi interessi e le tue passioni seguendo solo il tuo istinto
ed applicando la tua intelligenza e furbizia. Le tue giornate, i tuoi anni
scorrono, così, secondo le tue intenzioni, ma c’è un ma: “…non vi è creatura
che possa nascondersi davanti a Dio, ma tutto è nudo e scoperto agli occhi di
colui al quale dobbiamo rendere conto.” (dalla Lettera agli Ebrei)
Certo, se uno è proprio convinto che non esista
un qualsiasi Dio, che dopo la morte non ci sia null’altro, non gli importerà
più di tanto delle leggi e del giudizio che i credenti attestano nei confronti
del loro Dio. Noi come credenti, noi altri, in quanto uomini, come possiamo
misurare la sincerità di tali posizioni, come possiamo farcene un giudizio?
Solo colui che vede il fondo dei cuori, solo lui capisce ed interviene con la
sua grazia, sempre comunque soggetta alla piena libertà di accettazione da parte
dell’uomo. Un po’ come avvenne per il tale di cui parla il Vangelo. Un po’ come
avviene anche per chi, come me, si lascia attrarre dal messaggio evangelico, ma
non riesce a sganciarsi dalle “ricchezze” che sostengono la propria vita.
Lasciare tutto: nel corso della vita,
soprattutto negli anni giovanili, è ricorrente questa suggestione, seppure poi
le condizioni oggettive della famiglia, del lavoro, invitano alla prudenza.
Cosa di per sé ragionevole, infatti:“…pregai e mi fu elargita la prudenza,
implorai e venne in me lo spirito di sapienza.” (dal Libro della Sapienza)
E’ cosa buona fare i conti con queste virtù, se
si riesce a coltivarle, anche perché permettono di discernere quali
comportamenti intraprendere, innanzitutto, nei rapporti con gli altri. San
Giovanni Bosco diceva che “è più facile arrabbiarsi
che sopportare, è più facile minacciare il bambino piuttosto che persuaderlo;
direi persino che la nostra impazienza e il nostro orgoglio riescono meglio a
imporgli punizioni piuttosto che rialzarlo e sopportarlo con dolcezza.” Ecco,
penso che il Buon Dio, alla fin fine, faccia proprio così con noi, sicuramente
con me. Ciò spiega l’invocazione del salmista:“…sia su di noi la dolcezza del
Signore, nostro Dio: rendi salda per noi l’opera delle nostre mani, l’opera
delle nostre mani rendi salda.” (dal Salmo 89)
Allora, lasciamo andare per la sua strada
quello che vive come se Dio non esistesse e guardiamo a quanti hanno davvero
costruito una qualche opera nel corso della loro vita proprio perché sospinti
dai comandi evangelici: in famiglia, sul lavoro, in società, nella Chiesa.
Vediamo che non sono cose di poco conto; penso alla passione per il servizio
verso il bene comune, alle opere che si realizzano nel volontariato, alla
generosità e alla condivisione di quanti cercano di accogliere i più piccoli, i
più poveri, i più indifesi fra gli uomini anche quando il mondo ne legittima
l’oppressione.
Eppure il Signore, il Buon Dio ci dice che non
basta, perché: “…non c’è nessuno che abbia lasciato casa o fratelli o sorelle o
madre o padre o campi per causa mia e per causa del vangelo, che non riceva già
ora, in questo tempo, cento volte tanto in case e fratelli e sorelle e madri e
figli e campi, insieme a persecuzioni e la vita eterna che verrà.” (dal Vangelo
secondo Marco)
Ora, non si può discutere su quanto afferma
perentoriamente Gesù. Molti santi ne hanno confermato la bontà. San Pio X ha
lasciato detto che Dio non è inerte verso gli uomini, è un Dio vero,
creatore dell’universo, onnisciente, giustissimo legislatore che punisce i
colpevoli e assicura premi alle virtù. E questo ci rassicura, ma Gesù, oltre a
cento volte tanto, assicura anche persecuzioni. Qui sta l’inghippo: lasciare
tutto, va bene, ma affrontare persecuzioni non è cosa da sottovalutare. Ci
vuole coraggio, anche prudenza, e sapienza, nell’opporci al mondo con azioni e
testimonianze mirate, a testa alta, perché stare alla sequela di Gesù vuole
dire riconoscere e riaffermare la sua Gloria. Per il bene nostro e quello
dell’umanità tutta.
Sap 7,7-11 / Sal 89(90) / Eb 4,12-13 / Mc
10,17-30
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