XXIIma Domenica T.O. Anno C


IL Paradiso
chi si esalta sarà umiliato, e chi si umilia sarà esaltato».

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Il mondo pretende di affermare che ci sarebbe la possibilità di trasformare questa terra in una sorta di paradiso. Per come vanno le cose, sembra che sia sulla strada desiderata, anche se i piani a breve scadenza devono essere rimodellati.

E’ un mondo stolto, sono stolti tutti coloro che si sbracciano per ottenere il lasciapassare che garantisca l’idoneità ad entrare in quel paradiso del tutto e subito, del possedere a discapito di chiunque ostacoli tale traguardo, fosse anche l’innocente o il povero di turno.

E’ il mondo che inneggia a tutto ciò che è contro la legge naturale, che cancella ogni riferimento ai valori, che ostacola la vita della Chiesa, rinnegando secoli di storia e tradizioni.
E’ un mondo che vuole sostituirsi a Dio, che non riesce a capire che Dio è tale perché è:“…Padre degli orfani e difensore delle vedove, è Dio nella sua santa dimora.” (dal Salmo 67)

XXIma Domenica T.O. Anno C


 L’ingiustizia, la fedeltà
sforzatevi di entrare per la porta stretta

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C’è un invito ben preciso nella Lettera agli Ebrei di questa domenica di fine estate, quando l’atmosfera vacanziera ti avvolge nel dolce far niente, è quello di riprendere con forza un cammino che dia senso alla tua vita di tutti i giorni. E’ una metafora facilmente riscontrabile per chi si pone nell’esperienza diretta del pellegrinaggio a piedi: “…rinfrancate le mani inerti e le ginocchia fiacche e camminate diritti con i vostri piedi, perché il piede che zoppica non abbia a storpiarsi, ma piuttosto a guarire.”

XXma Domenica T.O. Anno C

La pace o la divisione
Non sono venuto a portare pace sulla terra, ma divisione.

 

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Ero lontano dal mondo della Chiesa, i ricordi d’infanzia, al catechismo o all’o ratorio, erano, se non cancellati, deposti nel limbo della memoria, mentre i miei interessi erano incentrati sul vivere alla moda del tempo. La cosa non mi angosciava, anzi, i miei giorni giovanili scorrevano tranquilli, senza eccessi di alcun genere, tipo quelli del ’68 o quelli del “mondo dei fiori” con gli slogan dell’amore libero: “fate l’amore non fate la guerra” o “mettete dei fiori nei vostri cannoni”. Insomma, non: “…mi ha tratto da un pozzo di acque tumultuose, dal fango delle paludi...”. (dal Salmo 39)

 XIXma Domenica T.O.Anno C

Il molto a nostro carico
tenetevi pronti perché, nell’ora che non immaginate, 
viene il Figlio dell’uomo

 

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Le Sacre Scritture si presentano in modo tale che il primo venuto può trovare di che istruirsi e in una sola unica frase il sapiente e l’ignorante scoprono significati impensati. Condivido questo pensiero di San Girolamo perché con le Sacre Scritture ci si rapporta come in un confronto, un colloquio, del tutto personale. Motivo per cui, ciascuno corrisponde in base alla sua particolare capacità di capire, interloquire, apprendere. Cioè, in parole povere, la Parola di Dio, riportata dal Canone, interpella, ogni volta che la ascoltiamo, la propria specifica coscienza, il senso della propria vita, alla luce del messaggio evangelico. Perciò, la domanda di Pietro: “Signore, questa parabola la dici per noi o anche per tutti?” ha la risposta scontata di Gesù. Vale per tutti, per ogni persona nei secoli dei secoli. Una risposta che precisa: “…a chiunque fu dato molto, molto sarà chiesto” (dal Vangelo secondo Luca)
Partiamo dal presupposto che a tutti fu dato, e viene dato, molto, a cominciare dal dono della vita, di cui dobbiamo, pertanto, rendere conto alla fine.
XVIIIma Domenica T.O Anno C

Le nostre mani
Rendi salda l’opera delle nostre mani(salmo 89)

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Provate ad osservare le mani di un neonato, poi quelle di un bambino e, infine, quelle di un vecchio. 
Mettetele a confronto e vedrete la bellezza dei cambiamenti di quelle stesse mani all’inizio della vita rispetto al tramonto di quella stessa esistenza. Le paffute mani che nel corso del tempo si trasformano in ossute e venose sono il segno dell’operosità che avviene attraverso le cose che nel corso degli anni hanno saputo modellare:“…sia su di noi la dolcezza del Signore, nostro Dio: rendi salda per noi l’opera delle nostre mani, l’opera delle nostre mani rendi salda.” (dal Salmo 89)

Il salmo rende grazie di questa realtà che si rinnova di generazione in generazione, soprattutto, esalta la bontà creatrice del Buon Dio, la sua perfezione nel tracciare ogni crescita e ogni opera a noi assegnata. Non per merito nostro, ovviamente, perché, viceversa, a nostra condanna suonerebbero oltremodo vere le sue parole:“…vanità delle vanità, dice Qoelet. Vanità delle vanità: tutto è vanità.” (dal Libro del Qoelet)