14 ottobre 2023

MOLTI, NON TUTTI, POCHI

XXVIIIa Domenica  T.O.
Anno A

Occorre presentarsi sempre con l’abito che distingue il buon cristiano, colui che sta sempre alla presenza dello Sposo
In questi ultimi giorni, in molti stanno versando lacrime amare per le sorti di quanti hanno perso la vita o sotto la minaccia di perderla a causa della guerra improvvisamente scoppiata in Medio Oriente. Su quella terra devastata, che è stata solcata dai passi di Gesù, passi che portavano ad ogni angolo del paese il messaggio di amore del Padre, non risuona più la parola del profeta:“…il Signore Dio asciugherà le lacrime su ogni volto, l’ignominia del suo popolo farà scomparire da tutta la terra. Eliminerà la morte per sempre.” (dal Libro del profeta Isaia)
Lacrime che vengono asciugate, libertà di professare la propria fede, la morte che viene vinta una volta per tutte: ma quando mai? La cronaca dice altro, e non è una novità. Il fatto è che non riusciamo proprio a capire, a ricordare che l’unico ad aver vinto la morte, per sempre, è Gesù Cristo. Possiamo, comunque, voltargli le spalle, come avviene, oppure porre in Lui tutte le nostre speranze. Perché Lui è l’unico che ama sempre, che ha dato la vita per ciascuno di noi, che è vivo e presente nell’Eucaristia, per, come dice il Salmo, condurci:“…anche se vado per una valle oscura non temo alcun male, perché tu sei con me. Il tuo bastone e il tuo vincastro mi danno sicurezza.” (dal Salmo 22)
Questo Salmo viene letto frequentemente durante le veglie funebri, quando i giochi sono fatti, per esorcizzare la paura della morte. Eppure quel bastone, quel vincastro, sono strumenti che dovrebbero suggerire come muoversi nel pieno della vita. La fatica del cammino non è esclusa, i pericoli neppure, perciò il bastone può benissimo essere utilizzato per opporsi agli aggressori. In realtà, è un’immagine metaforica perché contiene, come scriveva il Santo Curato d’Ars, questa esortazione: “Fratelli miei, se amassimo bene il Buon Dio ci procureremmo gioia e felicità nel venire a passare qualche istante per adorarlo, per chiedergli la grazia di perdonarci: vedremmo questi momenti come i più belli della vita.”
Guarda caso, è proprio grazie ai momenti belli della vita, ce ne sono anche altri (come l’amore sponsale e l’accoglienza della vita), che si riesce ad accettare anche le ferite, la malattia, la solitudine, i misfatti del mondo, perché: “…tutto posso in colui che mi dà forza. Avete fatto bene tuttavia a prendere parte alle mie tribolazioni.” (dalla Lettera ai Filippesi di San Paolo Apostolo)
Sia ben chiaro, Gesù Cristo non è venuto al mondo per sopprimere la sofferenza, non ha neppure voluto svelarcene interamente il mistero: ha fatto di più, l’ha presa su di sé, e questo basta perché ne comprendiamo tutto il valore. Così come l’hanno capito i destinatari della lettera di Paolo. E’ un esempio che dovremmo seguire, è un modo per testimoniare la nostra fede. L’indifferenza verso gli altri non produce solo ignavia verso i problemi che ci vengono incontro, ma: “Ahimè, quante anime, escluse dal cielo per colpa vostra, si riversano negli inferi!” (San Francesco Saverio)
Non tutti possono o vogliono capire. Infatti, quanti invitati alle nozze del figlio del re decisero di disertare l’invito, accampando scuse per non essere, magari, obbligati al regalo nuziale. Un impegno mica da ridere, che il Buon Re chiede a tutti, anche a quelli, a prima vista, meno adatti. Su questo è intransigente e, quanto meno, si aspetta un cambiamento di condizione, motivo per cui: “…amico come mai sei entrato qui senza l’abito nuziale? Quello ammutolì…molti sono chiamati, ma pochi eletti.” (dal Vangelo secondo Matteo)Quello ammutolì, già, ma se era un poveraccio, non poteva permetterselo. Ammutoliamo anche noi? Certo che no. Perché “le nozze si compiono ogni giorno, perché il Signore ogni giorno si unisce alle anime fedeli, fin dal mattino del loro battesimo.” (San Bruno di Segni). Perciò, occorre essere coscienti di presentarsi sempre con l’abito che distingue il buon cristiano, colui che sta sempre alla presenza dello Sposo nel suo intreccio con la sposa che è la Chiesa. Non sono in molti a capirlo, anzi, come raccontano le statistiche sulla frequenza alla Santa Messa, sono veramente pochi. Cerchiamo di essere fra questi ultimi e andiamo al matrimonio con l’abito giusto.

Is 25,6-10 / Sal 22(23) / Fil 4,12-14.19-20 / Mt 22,1-14
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