Terza Domenica di Avvento
Cerchiamo
di rispondere a: “…che cosa siete venuti a vedere? un profeta?...” quando
domenica prossima andremo a Messa. Che cosa andiamo cercando, entrando quasi di
soppiatto nelle nostre chiese, ci segnamo, magari frettolosamente e ci sediamo
a capo chino, guardando a destra e a sinistra di sottecchi, in attesa che suoni
la campanella d’ingresso del celebrante.
Cerchiamo
sempre e solo Lui, il Gesù Eucaristico che si trova nel tabernacolo ed allora
riconosceremo come amici e fratelli tutti coloro che ci parlano di Lui: il
sacerdote, il diacono, i ministranti, i lettori e i profeti di cui sentiremo
parlare nelle letture che verranno proclamate.
Dopo
di che, sarà facile riconoscersi nei tipi di cui parla il profeta Isaia:
“…irrobustite le mani fiacche, rendete salde le ginocchia vacillanti. Dite agli
smarriti di cuore: “coraggio non temete”.
Sembra,
quasi, voglia assegnarci il compito: non dovete stare con le mani in mano,
ascoltate i profeti, datevi da fare, avete più forze di quanto pensate. Alle
persone in difficoltà date loro coraggio, consigliatele, aiutatele, dite loro
di non temere, perché non c’è problema che non abbia una soluzione.
Ce
lo ricorda anche San Giacomo: “…siate dunque costanti, fratelli, fino alla
venuta del Signore. Siate costanti anche voi, rinfrancate i vostri cuori perché
la venuta del Signore è vicina”.
Sì,
la venuta del Signore è vicina, se pensiamo al Natale, ovviamente, e va fatto.
Ma pensiamo anche ad un’altra venuta, anzi a due venute. La prima, quando viene
a prendere per mano per accompagnare alle porte del Paradiso le persone che ci
sono vicine e più care: per loro vale pregare “Vieni Signore Gesù”. La seconda
venuta di cui faccio memoria è quella quando viene ad accompagnare alla vita i
suoi fratelli concepiti nell’amore coniugale e anche non. Tanto per ricordare
che quando questi fratelli vengono rifiutati con l’aborto volontario, viene
rifiutato anche Gesù.
Allora
quanto vale il Salmo: “…beato chi rende giustizia agli oppressi, dà il pane
agli affamati. La sua speranza è nel Signore suo Dio”. Parafrasando, beato chi
rende giustizia al bimbo che deve nascere, chi l’accoglie, lo nutre e lo cresce
per il bene di tutti. In questo sta la speranza di poter un domani contemplare
il volto del Signore suo Dio.
Come
si comprende bene a questo punto il Vangelo: “…ebbene, che cosa siete venuti a
vedere? un profeta? Sì, io vi dico, anzi, più che un profeta…fra i nati da donna
non è sorto alcuno più grande di Giovanni il Battista; ma il più piccolo nel
regno dei cieli è più grande di lui”.
Domani
a Messa, sappiamo bene, perciò, come siamo considerati da Lui,
indipendentemente dalle nostre qualità, dai nostri limiti, dalla nostra età,
della nostra condizione di vita. Se riconosciamo che entrando in Chiesa,
entriamo nel Regno, allora troveremo anche il nostro posto. Se il bambino, i
bambini più piccoli, più poveri che questa settimana, a causa della loro
innocente debolezza, sono stati uccisi nel nostro ospedale, sono più grandi di
Giovanni il Battista, a maggior ragione lo sono di noi, anche perché, come il
Precursore, gridano alla nostra coscienza di convertirci perché il Signore
viene.
Is 35,1-6a.8a-10 / Sal 145(146)
/ Gc 5,7-10 / Mt 11,2-11
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