26 novembre 2016

E SIA PACE



Prima Domenica di Avvento 
Inizia il periodo d’Avvento e tutti siamo chiamati ad incamminarci, ma per andare dove?
Verso la casa del Signore, basta leggere il Salmo: “…per i miei fratelli e i miei amici io dirò: “su te sia pace”. Per la casa del Signore nostro Dio, chiederò per te il bene”.
Con chi ci andremo, se non con i nostri fratelli, i nostri amici per cui chiediamo nelle preghiere che alzeremo la pace e il bene.
E ci andiamo per incontrare il Signore nell’Eucaristia, affinché ci istruisca nella preghiera.


E’ ora di smettere di lodare con le nostre parole, è ora di ritornare alla vera liturgia, quella che ci ha trasmesso la tradizione perché non c’è nulla da inventare, la vera preghiera è quella insegnata da Gesù stesso con la sua persona, con le sue parole, con i suoi gesti, con il suo sacrificio. In questo linguaggio, la pace. E questo basta.
Però, per quanto ci riguarda, c’è uno stile, un modo per camminare, ed è quello secondo San Paolo che esprime nella sua lettera ai Romani: “…perciò gettiamo via le opere delle tenebre e indossiamo le armi della luce. Comportiamoci onestamente, come in pieno giorno: non in mezzo ad orge e ubriachezze, non fra lussurie e impurità, non in litigi e gelosie”.
Basta vivere di notte, ed è proprio vero, nella notte avvengono le brutture che si devono tenere nascoste. Persone che durante il giorno vivono, lavorano, crescono in modo “normale”, di notte cercano gli angoli più oscuri per trasformarsi e per lasciarsi sfruttare ai fini più biechi per un essere umano. I peccati trovano l’humus più adatto per prosperare e moltiplicarsi.
I litigi e le gelosie sono la logica conseguenza ed è tanto vero che queste condizioni e queste situazioni le tocchiamo con mano tutti i giorni nei rapporti con gli altri, in famiglia, sul lavoro, in società: omicidi, stragi, genocidi, distruzioni. Uomo contro uomo, nazione contro nazione, popolo contro popolo, madre contro figlio, quest’ultimo, poi, quale segno macroscopico ed esplicito della distruzione certa della pace.
Eppure, il profeta Isaia: “…spezzeranno le spade e ne faranno aratri, dalle loro lance faranno falci, una nazione non alzerà più la spada contro un’altra nazione, non impareranno più l’arte della guerra…camminiamo nella luce del Signore”, non se ne cruccia, lui sa e profetizza che sta per venire davvero l’uomo di pace.
Vegliamo dunque e poi incamminiamoci verso quest’uomo che si presenta come il più indifeso ed innocente bambino.
Il nostro cammino verso il suo Natale sia, allora, una fase della nostra vita durante la quale lasciamo dietro di noi semi di pace ed esultiamo come il figlio di Elisabetta fin nel profondo delle nostre viscere e della nostra eternità perché per questo siamo al mondo una volta sola. Non sprechiamola, anche il Vangelo secondo Matteo lo ribadisce: “…vegliate dunque, perché non sapete in quale giorno il Signore vostro verrà. Perciò anche voi tenetevi pronti perché, nell’ora che non immaginate, viene il Figlio dell’uomo”.
Sappiamo che il Figlio dell’Uomo viene ogni giorno, anche a Natale, ma ci è oscura l’ora che è stabilita…per me, per te, per ciascuno di noi.
Allora quella pace che dobbiamo costruire intorno a noi è una condizione sine qua non per iniziare a cercarla dentro di noi. E se qualche traccia dovesse riemergere, condividiamola, per avvicinarci insieme all’altare del Signore, dove misericordia e giustizia troviamo ad attenderci in un pezzo di pane ed un goccio di vino che sono il corpo ed il sangue di Gesù Cristo, il Figlio dell’Uomo, l’Uomo di pace.
Is 2,1-5 / Sal 121(122) / Rm 13,11-14a / Mt 24,37-44

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