Verso
la casa del Signore, basta leggere il Salmo: “…per i miei fratelli e i miei
amici io dirò: “su te sia pace”. Per la casa del Signore nostro Dio, chiederò
per te il bene”.
Con
chi ci andremo, se non con i nostri fratelli, i nostri amici per cui chiediamo
nelle preghiere che alzeremo la pace e il bene.
E
ci andiamo per incontrare il Signore nell’Eucaristia, affinché ci istruisca
nella preghiera.
E’ ora di smettere di lodare con le nostre parole,
è ora di ritornare alla vera liturgia, quella che ci ha trasmesso la tradizione
perché non c’è nulla da inventare, la vera preghiera è quella insegnata da Gesù
stesso con la sua persona, con le sue parole, con i suoi gesti, con il suo
sacrificio. In questo linguaggio, la pace. E questo basta.
Però,
per quanto ci riguarda, c’è uno stile, un modo per camminare, ed è quello
secondo San Paolo che esprime nella sua lettera ai Romani: “…perciò gettiamo
via le opere delle tenebre e indossiamo le armi della luce. Comportiamoci
onestamente, come in pieno giorno: non in mezzo ad orge e ubriachezze, non fra
lussurie e impurità, non in litigi e gelosie”.
Basta
vivere di notte, ed è proprio vero, nella notte avvengono le brutture che si
devono tenere nascoste. Persone che durante il giorno vivono, lavorano,
crescono in modo “normale”, di notte cercano gli angoli più oscuri per
trasformarsi e per lasciarsi sfruttare ai fini più biechi per un essere umano.
I peccati trovano l’humus più adatto per prosperare e moltiplicarsi.
I
litigi e le gelosie sono la logica conseguenza ed è tanto vero che queste
condizioni e queste situazioni le tocchiamo con mano tutti i giorni nei
rapporti con gli altri, in famiglia, sul lavoro, in società: omicidi, stragi,
genocidi, distruzioni. Uomo contro uomo, nazione contro nazione, popolo contro
popolo, madre contro figlio, quest’ultimo, poi, quale segno macroscopico ed
esplicito della distruzione certa della pace.
Eppure,
il profeta Isaia: “…spezzeranno le spade e ne faranno aratri, dalle loro lance
faranno falci, una nazione non alzerà più la spada contro un’altra nazione, non
impareranno più l’arte della guerra…camminiamo nella luce del Signore”, non se
ne cruccia, lui sa e profetizza che sta per venire davvero l’uomo di pace.
Vegliamo
dunque e poi incamminiamoci verso quest’uomo che si presenta come il più
indifeso ed innocente bambino.
Il
nostro cammino verso il suo Natale sia, allora, una fase della nostra vita
durante la quale lasciamo dietro di noi semi di pace ed esultiamo come il
figlio di Elisabetta fin nel profondo delle nostre viscere e della nostra
eternità perché per questo siamo al mondo una volta sola. Non sprechiamola,
anche il Vangelo secondo Matteo lo ribadisce: “…vegliate dunque, perché non
sapete in quale giorno il Signore vostro verrà. Perciò anche voi tenetevi
pronti perché, nell’ora che non immaginate, viene il Figlio dell’uomo”.
Sappiamo
che il Figlio dell’Uomo viene ogni giorno, anche a Natale, ma ci è oscura l’ora
che è stabilita…per me, per te, per ciascuno di noi.
Allora
quella pace che dobbiamo costruire intorno a noi è una condizione sine qua non
per iniziare a cercarla dentro di noi. E se qualche traccia dovesse riemergere,
condividiamola, per avvicinarci insieme all’altare del Signore, dove
misericordia e giustizia troviamo ad attenderci in un pezzo di pane ed un
goccio di vino che sono il corpo ed il sangue di Gesù Cristo, il Figlio
dell’Uomo, l’Uomo di pace.
Is 2,1-5 / Sal 121(122) / Rm
13,11-14a / Mt 24,37-44
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