1 aprile 2023

PILATO OGGI

Domenica delle Palme   Anno A

C’è discepolo e discepolo. C’è quello che si mette in prima fila, gioioso, anche un po’ spaccone, che fa “caciara”, un po’ come la esternavano festanti gli ebrei che accoglievano Gesù all’ingresso di Gerusalemme. Poi, c’è quello che se ne sta quasi in disparte, in cuor suo felice perché vede che il suo Maestro è ben accolto, ma a lui viene naturale stare in silenzio, meditando la Parola ascoltata fin dai tempi dell’infanzia. Eppure, sa bene cosa lo aspetta, perché sa che: “…il Signore Dio mi ha dato una lingua da discepolo perché io sappia indirizzare una parola allo sfiduciato.” (dal Libro del profeta Isaia)
E già questo è un indizio, guai a tergiversare su questo compito. E neppure inorgoglirsi per questo dono. Santa Caterina da Siena scriveva: “Voi dovete essere come un albero profondamente radicato nella valle della vera umiltà, affinché il vento della superbia non possa offendere l’anima vostra.” Quindi occorre offrire la parola, il consiglio, ma sempre in piena umiltà, senza montarsi la testa. Diventa infine una necessità, come dice il salmo 21: “…annuncerò il tuo nome ai miei fratelli, ti loderò in mezzo all’assemblea.”La domanda è qual è il nome? Per me, uomo di questa ultima, anzi, terz’ultima generazione, è e sarà sempre e solo Gesù Cristo! Guai a coloro che ripeteranno altri nomi: Barabba o Francesco, Joe o Vladimir, Giorgia o Elena. Soprattutto, nelle chiese, nella Chiesa può essere annunciato solo il nome di Gesù. Senza imbarazzo, reticenze, nuove mode pastorali. Lui rimane e deve rimanere il centro dell’azione dell’assemblea, del popolo di Dio.
Perché a Lui si deve la salvezza, Lui: “…dall’aspetto riconosciuto come uomo, umiliò se stesso facendosi obbediente fino alla morte e a una morte di croce.” (dalla Lettera di San Paolo Apostolo ai Filippesi)
Gesù più volte annuncia ai suoi discepoli, quindi anche a tutti coloro che lo riconoscono nel tempo della loro vita, la propria morte, seguita dalla risurrezione. Non parla mai solo della morte, altrimenti si resterebbe spaventati, impauriti e infine sconcertati e confusi. Quando parla della morte, parla anche della novità e bellezza della risurrezione ed è questa che conta per la nostra vita, nella nostra vita. E’ con essa che si dispiegano alla nostra esistenza spiragli di luce nuova.
“Finché teniamo il seme della verità deposto nella nostra anima, e i suoi comandamenti, il Verbo non si allontana da noi. Invece se il male si diffonde in noi per corromperci, Gesù ci dirà “io vado e voi mi cercherete, ma morirete nel vostro peccato” (Gv 8,21).” (Origene)
Ecco, finché non cessiamo di guardare a Gesù, non finiremo di fare come coloro che ad ogni piè sospinto si celano nell’indifferenza. E’ successo a quelli davanti al pretorio in quella Gerusalemme schizofrenica quando: “…Pilato, visto che non otteneva nulla, anzi il tumulto aumentava, prese dell’acqua e si lavò le mani davanti alla folla…allora mise in libertà per loro Barabba e dopo aver fatto flagellare Gesù, lo consegnò perché fosse crocifisso. (dal Vangelo secondo Matteo)
Ci sono due aspetti che appaiono odiosi in questo breve passaggio tratto dal Vangelo della Passione di Gesù Cristo: l’assenza sostanziale, se non il rinnegamento, dei discepoli e la crudeltà di Pilato nell’infliggere comunque la flagellazione pur riconoscendo Gesù esente da colpe.
Sul primo aspetto, non c’è molto da aggiungere se non che anche oggi molti suoi discepoli si nascondono nel politicamente corretto e su parecchi temi che riguardano la Verità glissano e lasciano fare (ma Gesù dice: “Io sono la Via, la Verità e la Vita”). Chi sono io per non permettere, per esempio, l’utero in affitto? Chi sono io per impedire l’aborto legale? Io non affitterò mai l’utero, io non abortirò mai, perciò ci si nasconde e si lascia che il secondo aspetto, quello della crudeltà si rinnovi tutte le volte che viene praticato un aborto, tutte le volte che si strappa un figlio alla sua mamma.
Che l’acqua di Pilato non sia più la nostra. Noi abbiamo quella del pozzo di Sichem, quella zampillante che dà la vita eterna. Non sprechiamola.
Is 50,4-7 / Sal 21(22) / Fil 2,6-11 / Mt 26,14 – 27,66
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