Domenica 26 FEBBRAIO 2023 ore 16,00
presso la Chiesa della Madonna degli Angeli
IL FIGLIO: IL MISTERO DI UN DONO
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E M I L I A e i S U O I F I G L
I
Emilia
apparteneva ad una famiglia di classe media, in un paese europeo che soffriva stragi e carestie dopo una prolungata guerra nazionale. Fame ed epidemie
facevano soffrire tutta la popolazione.
Da
giovane sposò un operaio tessile ed andò ad abitare in un paese lontano da
parenti e amici. Poco tempo dopo nacque il suo primo figlio, Edmondo. Era un
bimbo vivace, bravo studente, sportivo e con una gran personalità.
Quattordici
anni dopo la nascita di Edmondo e quasi dieci dalla morte della seconda figlia,
Emilia, si venne a trovare in una situazione particolarmente difficile: aveva
40 anni e la sua salute era precaria. Soffriva gravi problemi renali e il suo
sistema cardiaco si andava debilitando a causa di una malattia congenita.
La
situazione politica del suo paese, inoltre, era ogni giorno più critica a causa
della prima guerra mondiale da poco terminata. Vivevano con l’indispensabile e
con l’incertezza e la paura che scoppiasse una nuova guerra. Proprio in questa
terribile situazione, Emilia si accorse di essere incinta.
Non
mancò chi si offrì a Emilia per praticare l’aborto, in quanto la sua età e la
sua salute facevano della gravidanza un alto rischio per la sua vita.
Emilia
optò, invece, per portare avanti la gravidanza e nacque il suo terzogenito, al
quale pose il nome di Karol.
Questo
figlio è stato il nostro amatissimo papa Giovanni Paolo II.
L A P A R O
L A
Poiché,
ecco, tu concepirai e partorirai un figlio…perché il fanciullo sarà un nazireo
di Dio fin dal seno materno, fino al giorno della sua morte. (Gdc 13,5a.5c)
Su
di te mi appoggiai fin dal grembo materno, dal seno di mia madre sei tu il mio
sostegno. (Sal 71/70 6a-6b)
E lo deridevano. Ma Egli cacciati tutti fuori, prese con sé il padre e la madre della bambina e quelli che erano con lui ed entrò dove era la bambina. Prese la mano della bambina e le disse: “Talità kum”, che significa: “Fanciulla io ti dico alzati”.(Mc 5,40-41)
LA CHIAMATA
Ero stato chiamato alla vita e non lo
sapevo ancora
avvolto com’ero dal grembo generoso di
mia madre.
Ero stato progettato dalla tenerezza e
ancora non sapevo
che un giorno l’avrei incontrata
nella trepidazione del creato che mi
assumeva nel suo ventre.
Non ricordo più quale pazzia mi spinse
ad uscire alla luce.
Dicono che nascere sia un trauma e che
solo la carezza di una madre
ha il potere di conciliare la sua creatura
con la vita.
Eppure al mio primo vagito
un’altra tenerezza aveva già avvinto la
mia solitudine
non per gettarmi a caso nell’esistenza
ma per consacrare il mio nome ad una
pienezza di essa.
Se soltanto ne avessi il ricordo
e non la paura di ritrovarne il peso,
mi consegnerei a quell’immagine senza
più riserve
e non potrei più desiderare altro.
Allora si scriverebbe un’altra pagina
di storia
e Dio impazzirebbe di gioia.