S.S. Corpo e
Sangue di Cristo (Anno B)
Corpus Domini
Il
mistero di oggi ci fa porre lo sguardo sulla vita di nostro Signore Gesù Cristo
e, in particolare, su quella particola che nelle mani del sacerdote diviene il
suo corpo e in quel calice che, innalzato, trasforma il vino nel suo sangue.
Sì, in quel momento sappiamo che in questo modo, oggi, come in quella stanza al
piano superiore, il Signore promette ai suoi discepoli di essere loro sempre
vicino. Si interessa a noi anche quando lo dimentichiamo, basta un pezzo di
pane, un po’ di vino ed un sacerdote e ritorna a parlarci come una madre, un
padre, un fratello, colui la cui voce del cuore rasserena e dona speranza,
colui la cui parola non delude e vale la pena di essere ubbidita. Come fecero i
due discepoli che mandò per i vicoli di Gerusalemme per trovare il posto dove
mangiare la Pasqua: “… andate in città e vi verrà incontro un uomo con una
brocca d’acqua … egli vi mostrerà al piano superiore una grande sala, arredata
e già pronta: lì preparate la cena per noi.” (dal Vangelo secondo Marco).
Alcuni
particolari dei Vangeli, a volte sembrano insignificanti, altri, invece, ti
bloccano e ci ritorni perché ti suonano strano. Eppure devono avere la loro
importanza. Perché i discepoli devono incontrare un uomo con una brocca
d’acqua, non potevano imbattersi in una donna oppure in un uomo con una fascina
sulle spalle? A me piace pensare che l’immagine serva per inquadrare un fatto
che si svolgerà nell’ambito di una quotidianità. Però l’acqua nella brocca
rimanda alla fonte, e Gesù non è forse la vera fonte? Rimanda al pozzo, come
quello della samaritana, e Gesù non è forse quell’acqua attraverso cui non si
avrà più sete? A questo punto vorrei tanto essere quell’uomo della brocca, ma
anch’io, con il salmista dovrei cantare: “… che cosa renderò al Signore per
tutti i benefici che mi ha fatto?” (dal Salmo 115)
E’ una bella domanda che ovviamente vale per tutti i credenti, per tutta la Chiesa. Non so cosa stiano effettivamente rendendo i vari vescovi, preti, religiosi, fedeli nei loro incarichi di guida, di pastori, di profeti, di testimoni, so dei miei limiti. So che dovremmo stare sempre più davanti a quel tabernacolo, quell’ostensorio, perché è lì che possiamo iniziare a rendere gloria a Dio, in quanto: “… il sangue di Cristo purificherà la nostra coscienza dalle opere di morte”. (Lettera agli Ebrei).
E di opere di morte se ne stanno portando avanti molte, troppe.
Gesù nella cena pasquale porge il pane e il vino agli apostoli dopo aver gioito e danzato come si conveniva nell’usanza ebraica, in un clima di profonda interiorità, esistono molti interrogativi senza risposte su quegli strani comandi. Ma è sul calvario che completa il dono con il suo corpo straziato, con il suo sangue versato, è su quel monticciolo, quel piano superiore, attrezzato e pronto, che completa il suo sacrificio, il mistero di quel Corpo e quel Sangue offerto per noi, per tutti i secoli dei secoli, fino ai nostri giorni, fino a questo momento. Siamo noi, ora, i discepoli che ricevono quel corpo sotto la specie di quella particola, siamo noi cui resta solo di promettere che: “… tutti i comandamenti che il Signore ha dato, noi li eseguiremo.” ( dal Libro dell’Esodo)
Non si può, infatti, ricevere quel “Corpus Domini” e rimanere immersi nel peccato, come quelle persone che si dichiarano cattolici e sostengono leggi e progetti di morte legalizzanti aborto ed eutanasia, vedi l’attuale presidente degli Stati Uniti, giusto per fare un esempio. Perciò quando veniamo in chiesa, soprattutto alla domenica, è come se andassimo in quella stanza al piano superiore, arredata e pronta, come lo sono le chiese, per partecipare ogni volta a quel banchetto. Potremmo restare, ogni volta, anche sbigottiti, ma se sulla via dovessimo incontrare l’uomo della brocca, vuol dire che siamo sulla strada giusta.
E’ una bella domanda che ovviamente vale per tutti i credenti, per tutta la Chiesa. Non so cosa stiano effettivamente rendendo i vari vescovi, preti, religiosi, fedeli nei loro incarichi di guida, di pastori, di profeti, di testimoni, so dei miei limiti. So che dovremmo stare sempre più davanti a quel tabernacolo, quell’ostensorio, perché è lì che possiamo iniziare a rendere gloria a Dio, in quanto: “… il sangue di Cristo purificherà la nostra coscienza dalle opere di morte”. (Lettera agli Ebrei).
E di opere di morte se ne stanno portando avanti molte, troppe.
Gesù nella cena pasquale porge il pane e il vino agli apostoli dopo aver gioito e danzato come si conveniva nell’usanza ebraica, in un clima di profonda interiorità, esistono molti interrogativi senza risposte su quegli strani comandi. Ma è sul calvario che completa il dono con il suo corpo straziato, con il suo sangue versato, è su quel monticciolo, quel piano superiore, attrezzato e pronto, che completa il suo sacrificio, il mistero di quel Corpo e quel Sangue offerto per noi, per tutti i secoli dei secoli, fino ai nostri giorni, fino a questo momento. Siamo noi, ora, i discepoli che ricevono quel corpo sotto la specie di quella particola, siamo noi cui resta solo di promettere che: “… tutti i comandamenti che il Signore ha dato, noi li eseguiremo.” ( dal Libro dell’Esodo)
Non si può, infatti, ricevere quel “Corpus Domini” e rimanere immersi nel peccato, come quelle persone che si dichiarano cattolici e sostengono leggi e progetti di morte legalizzanti aborto ed eutanasia, vedi l’attuale presidente degli Stati Uniti, giusto per fare un esempio. Perciò quando veniamo in chiesa, soprattutto alla domenica, è come se andassimo in quella stanza al piano superiore, arredata e pronta, come lo sono le chiese, per partecipare ogni volta a quel banchetto. Potremmo restare, ogni volta, anche sbigottiti, ma se sulla via dovessimo incontrare l’uomo della brocca, vuol dire che siamo sulla strada giusta.
Es
24,3-8 / Sal 115 / Eb 9, 11-15 / Mc 14,12-16.22-26
digiemme