28 aprile 2019

La Vita Nel Suo Nome


Seconda Domenica di Pasqua 
(Divina Misericordia) Anno C

E’ tempo di crisi nella cattolicità, più di 300 milioni di cristiani vivono in luoghi dove sono minacciati per la loro fede e altri, come noi, che vivono in zone libere, sono vilipesi, disprezzati, derisi, emarginati. E’ una situazione, ormai, fuori controllo e, nonostante gli ultimi avvenimenti inequivocabilmente raccontino una realtà tragica, chi dovrebbe guidare e fortificare il popolo di Dio, si volta verso altri indirizzi. L’eresia serpeggia ed allora non rimane che pregare con il Salmo: …è meglio rifugiarsi nel Signore che confidare nell’uomo. E’ meglio rifugiarsi nel Signore che confidare nei potenti.” (Salmo 117).  E se ci si rifugia evidentemente si rende necessario entrare in luoghi riparati, protetti, ma neppure le chiese sono risparmiate dalla distruzione fisica.

Gli uomini potenti di oggi sono impegnati in altre faccende, perciò, non si può confidare in loro. Occorre trovare nuove risorse, nuove determinazioni che salvaguardino le radici della nostra gente, della nostra fede tramandata da generazione in generazione. Ben consapevoli delle nostre  difficoltà. D’altronde anche ai tempi apostolici era così:“ Io Giovanni, vostro fratello e compagno nella tribolazione, nel regno e nella perseveranza in Gesù…” (dal Libro dell’Apocalisse)
Se già allora il discepolo prediletto era così schietto ed immediato, a maggior ragione lo saranno, così dovrebbe essere, anche i vescovi, i sacerdoti, i diaconi, i religiosi di oggi. Dovrebbero portare solo ed unicamente a Gesù e nella perseveranza annunciare a tutti gli uomini che solo in Gesù c’è la vita. Una volta tutto ciò avveniva in modo convinto ed appassionato con l’irradiazione di missionari a tutto tondo. Discepoli del Signore cui la fiducia nella missione della Chiesa e la forza nella Parola venivano corredate con una testimonianza simile a quella dei primi apostoli:
“…Molti segni e prodigi avvenivano fra il popolo per opera degli apostoli.” (dagli Atti degli Apostoli)
Quali segni e prodigi costellano oggi le nostre comunità, quali vocazioni germogliano ben lo vediamo, purtroppo, da cinquant’anni a questa parte. Il mondo si è infiltrato nei luoghi cardini dell’organizzazione ecclesiale e, poco per volta, come ha denunciato anche recentemente sua Santità Benedetto XVI, ha svilito e sfilacciato il volto della Chiesa di Cristo. Eppure il Vangelo è lì,  nitido, chiaro:“  Gesù, in presenza dei suoi discepoli, fece molti altri segni che non sono stati scritti in questo libro. Ma questi sono stati scritti perché crediate che Gesù è il Cristo, il Figlio di Dio, e perché, credendo, abbiate la vita nel suo nome.” (dal Vangelo di Giovanni).
Basta e avanza, quindi, credere in piena adesione al mandato assegnato ad ogni cristiano: annunciare il suo Battesimo perché solo con quello diveniamo fratelli in Gesù e figli di Dio.
Non ci sono scuse, è questo che dobbiamo vivere per avere la vita. Certo, potremo cadere, prendere tempo, essere stanchi, ma facciamo nostro un colloquio fra Gesù e Santa Faustina. Kowalska:
“…Quando sei obbediente mi prendo la tua debolezza e al suo posto ti do la mia forza. Sono molto stupito che le anime non vogliano questo scambio con me.”
Cerchiamolo questo scambio, possiamo farlo in ogni momento, guardando al tabernacolo, che sia messo al centro delle chiese, accogliendolo nella Santa Eucaristia e nel suo nome riavremo la vita.
At 5,12-16 / Sal 117(118) / Ap 1,9-11°.12-13.17-19 / Gv 20,19-31

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