LA NUOVA DOTTRINA


Quinta Domenica di Quaresima (Anno C)
Osservando fotogrammi dei cortei come quello organizzato per contrapporsi al XIII Congresso Internazionale della Famiglia, recentemente svoltosi a Verona, si rimane allibiti per i cartelli che vengono esibiti. A parte gli atteggiamenti che già dicono di suo, si capisce che quelle frasi, quegli slogan, quelle porcate scritte sono segni di una ignoranza siderale. Essendo per la maggior parte giovani, è evidente che nella loro infanzia non hanno ricevuto un’educazione degna, ma neppure un insegnamento di quella sana dottrina necessaria per comprendere la religione ed il rispetto per essa:
“…Egli sedette e si mise ad insegnare…Gesù si chinò e si mise a scrivere col dito per terra…e chinatosi di nuovo, scriveva per terra…allora Gesù si alzò e le disse…” (dal Vangelo di Giovanni)

Vedete bene come tutti questi movimenti di Gesù, sedersi, chinarsi, alzarsi, scrivere, dire, raccontati nel Vangelo, rimarcano l’insegnamento di Gesù che, rispetto all’antica Legge, offre alla gente una nuova dottrina. Gesù è il vero Maestro, è il pedagogo per eccellenza. Una volta di diceva “va a dutrina”, ora non voglio sparare sui nostri catechisti, ma dico che bisogna ritornare veramente ad insegnare un minimo di dottrina, tale che una volta scritta nel cuore dei nostri bambini ne rimanga indelebilmente impressa per sempre, pur se in età adulta ci si allontana dalla Chiesa. Mi si può dire con Isaia:
“…non ricordate le cose passate, non pensate più alle cose antiche. Ecco, io faccio una cosa nuova: proprio ora germoglia.”
La prima frase è usata a sproposito da coloro che vogliono stare a tutti i costi al passo con il mondo, dicendo che questo cambia e che, quindi, anche la Chiesa deve adeguarsi. Si dimentica però che il Signore Dio ha fatto quella cosa nuova che è l’Incarnazione del Figlio, che dal quel momento, da quel germoglio tutto deve far riferimento solo a Gesù Cristo e nulla può essere cambiato della sua vita e della sua Parola. Scriveva Edith Stein: “il mondo è in fiamme. Libera il tuo cuore nel compimento fedele dei tuoi voti e il flusso dell’amore divino lo riempirà fino a farlo traboccare e gli farà portare frutto fino ai confini della terra.” Anche oggi il mondo è in fiamme e ne soffriamo come:
“…nell’andare, se ne va piangendo, portando la semente da gettare, ma nel tornare, viene con gioia, portando i suoi covoni.” (dal Salmo)
E’ nella nostra vita che arranchiamo con fatica, a volte sconsolati e piangenti, ma è sicuro che se non molliamo di credere nei nostri valori, nella fede in Cristo, ecco che allora accoglieremo l’invito di San Paolo:
“…dimenticando ciò che mi sta alle spalle e proteso verso ciò che mi sta di fronte, corro verso la meta, al premio che Dio ci chiama a ricevere lassù, in Cristo Gesù.”
E’ che spesso e volentieri ci fa comodo continuare a fare come abbiamo sempre fatto o come ci hanno insegnato superficialmente. Luigi Giussani ricordava ai suoi allievi: “…E’ peccato ogni momento della vita che…non vede il nostro essere proteso a Lui. Ogni momento della vita che veda il nostro essere non proteso a Lui è male, è venir meno alla nostra natura che è sete di infinito.”
E’ bello quanto ci viene detto, soprattutto se comparato con l’episodio dell’adultera:
“…Gesù si alzò e le disse…va e d’ora in poi non peccare più.”
Nessuno di noi è nelle condizioni di poter gettare una pietra a quei ragazzi inneggianti alle bestemmie, ma ciascuno di noi sa individuare, anche per esperienza personale, dove sta il peccato. Una volta riconosciutolo, il comando, la sana dottrina, la nuova dottrina ci dice di non peccare più. Il rimedio c’è, e se vale per noi, dobbiamo saperlo insegnare e testimoniare anche al mondo, affinché possiamo anche noi qualche volta tornare con covoni di gioia.

Is 43,16-21 / Sal 125(126) / Fil 3,8-14 / Gv 8,1-11

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