10 luglio 2016

IL PROSSIMO


XV Domenica del Tempo ordinario

Chi è il prossimo per noi? Se provassimo a rispondere, cominceremmo a girarci intorno, penseremo ai parenti, agli amici, ai vicini di casa, ai conoscenti e, per ultimi, nei cerchi sempre più periferici, a quelli che non conosciamo che sappiamo essere uomini come noi e, quindi, degni, dunque, di necessaria seppur superficiale attenzione.
Elementare, ma è così.
Questo ragionamento, però, ha un sostanziale difetto: mette al centro, il punto da dove si dipanano i famosi cerchi, la nostra persona.
La Parola ascoltata, invece rimanda ad un’altra realtà, rimanda alla presenza del Signore Dio in noi, dentro di noi.

Prendiamo il Deuteronomio:
“…questa parola è molto vicina a te, è nella tua bocca e nel tuo cuore, perché tu la metta in pratica” .
Il Verbo che si è fatto carne, passa attraverso la nostra carne e, badiamo bene, se veramente ne comprendiamo la verità, allora potremo contemporaneamente capire anche il Salmo:
“…senza linguaggio, senza parole, senza che si oda la loro voce, per tutta la terra si diffonde il loro annuncio e ai confini del mondo il loro messaggio”.
Sembra un controsenso rispetto al Libro del Pentateuco, ma non è così, perché conoscendo Gesù, diventandone suoi discepoli, allora anche noi potremo dire con San Paolo: “…Egli è immagine del Dio invisibile, primogenito di tutta la creazione. Tutte le cose sono state create per mezzo di Lui e in vista di Lui…per mezzo di Lui e in vista di Lui sono riconciliate tutte le cose”.
E se tutto è riconciliato, allora capiremo perché la riconciliazione passa esclusivamente attraverso l’incontro con il prossimo che sarà, sì il viandante ferito e soccorso dal samaritano, ma pure:

il bambino abbandonato nel grembo di sua madre;
la madre abbandonata nella solitudine di una decisione lacerante;
i genitori abbandonati negli stenti della vecchiaia e della malattia;
gli inermi abbandonati nel disprezzo della loro disabilità;
i poveri abbandonati nella gogna di un’esistenza indegna;
i giovani abbandonati nell’illusione delle droghe e nello stordimento dello sballo;
i disperati abbandonati sui marciapiedi, sulle panchine, negli atri delle stazioni;
i malati cronici abbandonati nell’anticamera dell’eutanasia;
gli extracomunitari abbandonati nelle mani dei mercanti di uomini.


Ecco, tutti questi, dice il Signore Gesù Cristo, sono il prossimo di cui non possiamo lasciare che sia solo il samaritano ad occuparsene.
Se veramente lo amiamo, se veramente vogliamo guadagnarci la vita eterna, è da lì che dobbiamo passare: amiamo Lui e amiamo e ameremo il nostro prossimo, qualunque esso sia, che incontreremo sulla nostra strada.
Gesù ha compassione per tutti noi che ci avviciniamo a Lui e, in sostanza, ci dice di avere compassione a nostra volta e di fare così: “andate, non state fermi, andate all’incontro con il prossimo, incontrerete sempre me”.
Dt 30,10-14 / Sal 18(19) / Col 1,15-20 / Lc 10,25-37

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