25 ottobre 2015

LA GIOIA

Non si può sperimentar la gioia se prima non sentiamo nel nostro intimo più profondo il senso della tristezza che attanaglia il mondo in cui viviamo. Di tutto si sta facendo per rendere l’esistenza dell’umanità grigia e funesta: educazione “gender” fin dagli asili con la “buona scuola” del boy-scout, divorzio breve, matrimoni omosessuali, affitto d’uteri, distribuzione di preservativi e lubrificanti nelle scuole medie, legalizzazione delle droghe, diffusione del gioco d’azzardo e chi più ne ha, più ne metta. Non ci resta che piangere.Eppure, grazie a Dio, sì proprio grazie e solo a Lui “…chi semina nelle lacrime…mieterà nella gioia. Nell’andare se ne va piangendo…ma nel tornare viene con gioia.” (Sal 125/126).
Più che “nel tornare” sarebbe forse meglio fare riferimento al profeta Geremia quando dice: “…erano partiti nel pianto, io li riporterò tra le consolazioni…”
Ecco, in realtà, perché il popolo vive la gioia, perché è Lui che lo raccoglie. Per noi, possiamo dire, è Gesù Cristo, il Sommo Sacerdote, che ci raduna nella liturgia per eccellenza, la Santa Messa, dove si offre in sacrificio nel mistero eucaristico. Il sacerdote è in grado di sentire giusta compassione per quelli che sono nell’ignoranza e nell’errore, essendo anche lui rivestito di debolezze (Eb 5,1-6). Gesù, no, non solo ha compassione, ma non dubita nell’offrirsi e ci mette tutti nella condizione di poterne gioire.
Non è forse così quando usciamo dalla Messa? Non ci sentiamo forse così, pervasi da una serenità da gustare forse per poco, ma comunque carica di gioia interiore e pure esteriore?
Questo perché da una situazione di partenza a dir poco disastrosa, ben rappresentata dal cieco Bartimeo, ci rendiamo conto delle tenebre che ci avvolgono, ne abbiamo paura, ne piangiamo, ci lasciamo andare e in cuor nostro gridiamo “Gesù abbia pietà di noi”.
In comunione lo diciamo durante la Messa, il luogo dove siamo ricondotti, radunati, insieme (ancora) come ciechi e zoppi (chi ha perso la dritta via), donne incinte (il Signore non è ancora stanco degli uomini) e partorienti (Il Signore non rifiuta, come noi, nessuno), tribolati, affaticati(dalle avversità della vita), ignoranti (Signore facci conoscere il Padre, chiede l’Apostolo), nell’errore (anche il sacerdote, anche colui e coloro che sono “chiamati” possono essere nell’errore), ecco tutta questa umanità è ricondotta alla condivisione del Sacrificio Eucaristico che solo con Fede possiamo fare nostro e viverlo al punto da fare come Bartimeo dopo che fu guarito e tornò a vederci: lo seguì e, immaginiamo, con gioia.
D’altronde come non restare a bocca aperta, proni, genuflessi, a braccia alzate verso il cielo a sentirsi dire: “va’, la tua fede ti ha salvato”, vai puoi rivedere ancora.
E’ vero si può ritornare ciechi (prima Bartimeo ci vedeva) e poi ancora rivedere se con fede sapremo accostarci ai Sacramenti con umiltà e contrizione per gli errori commessi chiederemo “abbi pietà di me”. La sua compassione nel Sacramento della Riconciliazione, ancora una volta, ci permetterà  di gustare la “gioia” di poterlo seguire, forse arrancando, forse in lontananza perché non degni, ma sempre con lo sguardo fisso su di Lui che, in definitiva, è la nostra Gioia.

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