18 settembre 2013

CIAO PADRE, CIAO MADRE ! ! !



“Buongiorno signora Maestra, sono il “genitore2” del “primogenito Luigi”. Sono venuto io per il colloquio perché il “genitore1” è impegnato e il “progenitore4” (la nonna materna) mi ha riferito dell’urgenza…”. E’ questo uno degli approcci verbali che saremo obbligati ad usare, se dovesse passare l’ipotesi di cancellare l’uso delle parole “padre” e “madre”.
Ogni tanto anche in Italia c’è qualche fantasmagorico amministratore pubblico che propone di cambiare le carte in tavola.


E’ successo, come si sa, a Venezia, fra la quasi incredulità dell’intero Consiglio Comunale. Ciò che è più grave, però, è l’aver trovato eco favorevole in un intervento di un Ministro della Repubblica, tale Ministro per le “pari opportunità” (per fortuna tale delega non prevede quella della “famiglia” che il Governo delle Larghe Intese ha ritenuto, epperò, non importante e perciò non l’ha assegnata). Tralasciamo di riportare nomi e cognomi per evitare pubblicità gratuita. Occorre, invece, non sottovalutare tali derive pseudo-culturali perché Zapatero e Hollande insegnano. Con la discussione in Parlamento di una possibile legge anti-omofobia siamo, purtroppo, ben indirizzati verso quei lidi.
Teniamoci stretta la possibilità di chiamare i nostri genitori padre e madre ( o papà e mamma): è il modo più sicuro per essere ancora considerati figli, anche quando e, soprattutto, si è chiamati alla vita. Solo così riusciamo a comprendere perché in questa umanità ci sono fratelli e sorelle da accogliere sempre e comunque, indipendentemente dalle aberrazioni legislative che periodicamente tentano di distruggere la famiglia.

Gaetano Mercorillo.