Ascensione del
Signore
Anno B
Mi
domando spesso quando vedo amici, conoscenti o persone care lasciare, secondo
me, anzitempo questo mondo, mi chiedo che senso abbia l’aspettare che si compia
il mio tempo. So che si tratta del tempo della Vita, anche della mia piccola
vita, eppure non a caso ho scritto la parola vita con la prima lettera in
maiuscolo perché so pure che in questa Vita si può trovare la verità e,
soprattutto, la risposta:“…non
spetta a voi conoscere tempi o momenti che il Padre ha riservato al suo potere,
ma riceverete la forza dello Spirito Santo e di me sarete testimoni fino ai
confini della terra.” (dagli Atti degli Apostoli)
In
effetti, questa Parola, pensandoci bene, si è avverata dal momento che abbiamo
ricevuto lo Spirito Santo nel nostro Battesimo e siamo, perciò, vivificati in
Cristo.
In
quale misura ottemperiamo, poi, al mandato conseguente, cioè di essere suoi
testimoni fino ai confini della terra, questo è ancora da vedere. Penso che
sarebbe già buona cosa se riuscissimo ad intendere quei “confini della terra”
come “confini della nostra vita” e impegnarci a metterci, comunque, in cammino
ogni giorno durante il quale s’incontra tanta gente, cogliendo l’occasione per
testimoniare il vangelo di Gesù.
Non sarà una testimonianza eroica come quella
dei missionari, ma quanto meno coerente con la fede che professiamo, come
suggerisce San Paolo:“…comportatevi
in maniera degna della chiamata che avete ricevuto, con ogni umiltà, dolcezza e
magnanimità, sopportandovi a vicenda nell’amore, avendo a cuore di conservare
l’unità dello spirito per mezzo del vincolo della pace.” (dalla Lettera di San
Paolo agli Efesini)
Questa
Lettera è a dir poco favolosa. Ci dice come vivere la nostra fede in famiglia,
nella vita coniugale, in Chiesa, nella società. Capite che se così fosse
scomparirebbero divisioni familiari, divorzi, aborti, apostasie, eresie,
incomprensioni, contrapposizioni, scontri. E il vincolo della pace si
estenderebbe fino ai confini della terra, verso quelle terre martoriate dalla
violenza e dall’indifferenza verso il diritto alla vita di tutti. Non è da
tutti, invece, recepire tale esortazione, ma “la conversione è sempre
possibile, è un tornare a Dio, valutando le realtà terrene alla luce
indefettibile della sua verità”. (Giovanni Paolo II)
Una volta compreso che è
questa la strada da intraprendere, si capisce come venga spontaneo:“…cantare,
cantate inni a Dio, cantate inni, cantate inni al nostro Re, cantate inni.”
(dal Salmo 46)
Lo
si faccia con gioia, come avviene, anche se non sempre, durante le liturgie
perché “il Buon Dio stima la nostra anima, tanto che ha voluto crearla a sua
immagine e somiglianza, al punto che le dà i nomi più teneri e i più capaci di
mostrare un amore fino all’eccesso”. (San Giovanni Maria Vianney)
Se
così è, e lo è, deve crescere in noi la consapevolezza che tutto quanto
riusciremo a vivere nel nostro tempo ha
un valore enorme perché fatto nel nome di Gesù:“…allora
essi partirono e predicarono dappertutto, mentre il Signore agiva insieme a
loro e confermava la Parola con i segni che l’accompagnavano.” (dal Vangelo
secondo Marco)
Da
tenere ben presente, valeva per i primi discepoli e vale per noi, che è sempre
Gesù che agisce, con la Parola che annunciamo e con la carità che dimostriamo.
D’altronde “è una valutazione che ci porta ad una conoscenza sempre più chiara
del fatto che siamo di passaggio nella faticosa vicenda della terra, e ci
spinge e stimola a compiere ogni sforzo perché il regno di Dio sia instaurato
dentro di noi e la sua giustizia trionfi.” (Giovanni Paolo II)
Mi
appare, ancora velato, il senso del mio tempo, però ho capito che finché c’è
tempo deve essere speso per lasciarmi fare dal Signore. Solo in Lui sta la
dignità della mia povera vita e di ogni momento che vivo come suo, umile,
discepolo.
At
1,1-11 / Sal 46 / Ef 4,1-13 / Mc 16,15-20
digiemme