24 ottobre 2020

L’AMORE PERFETTO

XXXma Domenica T.O. (Anno A)


Il primo comandamento ...
 


Gli eventi che giorno per giorno ci rotolano addosso sembra siano capaci di stravolgere le più recondite certezze su cui abbiamo impostato la nostra vita. Ci rendiamo conto che tutto sta cambiando velocemente e non in meglio. Ci sentiamo impotenti perché, in gran parte, non dipende da noi. Vorremmo agire in un modo, ma per svariati motivi non ci è possibile. Vorremmo seguire la corrente, eppure basta una folata di vento contrario per bloccarci, per non “sentirsi più a casa”. Perché vengono meno le radici, le nostre cose più care. Sentirsi a casa, significa, infatti, stare bene con le persone cui vogliamo bene, che ci fanno sentire protetti e sicuri. In realtà ci stanno sgretolando anche questo luogo, ma:
“… Signore, mia roccia, mia fortezza, mio liberatore.” (dal Salmo 17)
In realtà abbiamo costruito un mondo misero, dove ci facciamo beffa degli altri, dove il pettegolezzo e la facile critica rendono fragili ed insicure le nostre relazioni. Ammorbano gli ambienti in cui ci muoviamo, anche nella chiesa dove, invece, dovremmo far brillare, appunto, quella fortezza in cui tutti potrebbero trovare rifugio e salvezza.

E’ quello il luogo dove dovremmo sostare più a lungo in questo tempo di burrasca:
“…e attendere dai cieli suo Figlio, che egli ha risuscitato dai morti, Gesù, il quale ci libera dall’ira che viene.” (dalla prima lettera di San Paolo ai Tessalonicesi).
Ho letto bene, questa lettera ci parla di un’ira che viene e che, oggettivamente, sembra proprio sia così. Come si può, infatti, fermarla se non seguiamo i comandamenti? Anche la Parola ammonisce:
“…non maltratterai la vedova e l’orfano…”(dal Libro dell’Esodo)
A suo tempo erano le persone più deboli, più soggette al sopruso, allo sfruttamento, ora questa categoria è soppiantata dal bambino nel grembo materno sacrificato all’aborto, già orfano di madre e di padre per la loro scelta di non volerlo ancora prima di conoscerlo. Ma Dio già lo conosce e non accetta supinamente che si possa distruggere una sua creatura. Lo stesso vale per i malati ritenuti inutili, i vecchi ritenuti solo un peso, per i perseguitati a causa della fede. La verità è che Gesù ci sembra sempre più lontano, ben che vada, un tizio precursore di una buona visione socio-politica del mondo, del come dovrebbe essere quando si mette al centro dell’interesse pubblico il bene del vivere comune. Infatti, veniva continuamente messo alla prova, anche il Vangelo di questa domenica ce ne parla, ma Lui sa sempre rispondere in modo preciso:
“…amerai il Signore tuo Dio con tutto il cuore, con tutta la tua anima e con tutta la tua mente. Questo è il grande e primo comandamento.” (dal Vangelo di Matteo)
Questo è il principio che deve smuovere la nostra persona dal ripiegamento su sé stessi, guardare all’Amore perfetto del nostro Dio. Il nostro non sarà perfetto, ma con l’aiuto di Gesù e con l’assistenza dello Spirito Santo potremo proiettarci verso quella perfezione. L’amore si affaccia nell’esistenza di una persona come la possibilità stessa della vita. E non solo di quella terrena, perché l’amore si prolunga nel futuro, in quel Regno che Gesù continuamente ci presenta, ricordandoci che:
“…il secondo è simile a quello: “Amerai il prossimo come te stesso”. (dal Vangelo di Matteo). Giusto per precisare che, in ogni caso, siamo chiamati a riconoscere quel Regno già fin d’ora, perché il tempo dell’Amore è il tempo del presente.

Es 22,20-26 / Sal 17(18) / 1Ts 1,5-10 / Mt 22,34-40
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