6 luglio 2018

LA SOLITUDINE DEL PROFETA


XIV Domenica T.O. (Anno B)
Ogni tanto, fra la moltitudine di notizie giornaliere, riesce a trovare spazio il genocidio di cristiani che sta avvenendo in Nigeria. D’altronde qui da noi sono tutti concentrati a piangere per i presunti migranti che non trovano più aperti i porti italiani. In compenso, anche nella chiesa cattolica, delle migliaia di persone uccise, le loro case e chiese distrutte, famiglie costrette a fuggire a causa del loro credo, non fa né caldo né freddo. Sarà perché a commettere quei crimini sono musulmani? E, quindi, guai a parlare male di questi? Allora che il Salmo si riversi su di noi:
“…pietà di noi, Signore, pietà di noi, siamo già troppo sazi di disprezzo dei superbi…
dello scherno dei gaudenti.” 
E quando succederà anche da noi, bisognerà proprio vedere come reagiremo. In parte già lo constatiamo quando vediamo come siamo disprezzati nella politica come nell’andazzo sociale, con tutti quei gay-pride che altro non sono che uno sfregio alla Santa Chiesa.
Sanno che è l’ultimo baluardo, sanno che è in difficoltà a causa di suoi uomini indegni, ma non sanno che il Signore non permetterà la distruzione della sua Chiesa e sa ridare forza e coraggio:
“…dirai loro: Dice il Signore Dio, ascoltino o non ascoltino, dal momento che sono una genia di ribelli, sapranno almeno che un profeta si trova in mezzo a loro.” (dal Libro del Profeta Ezechiele)
Speriamo che un profeta sia veramente in mezzo a noi, ma, a dire il vero, ciascuno di noi lo è in forza dei Sacramenti ricevuti. Occorre risvegliare il senso di appartenenza, occorre avere il coraggio, senza indugio, di annunciare la Buona Novella, occorre chiedere con estrema chiarezza la conversione per la salvezza eterna. C’è il rischio di andare incontro ad incomprensioni, a critiche, a divisioni, può essere, ma lo dice anche San Paolo ai Corinti:
“…perciò mi compiaccio nelle mie debolezze, negli oltraggi, nelle difficoltà, nelle persecuzioni, nelle angosce sofferte per Cristo.”
Bisogna proprio decidersi, non ci si espone per il gusto di andare controcorrente, per sentirsi appagato in questa o quell’opera di carità, (oggi si dice di volontariato), per un attivismo fine a se stesso.
Tutto per Gesù, il motto del Beato Pianzola, per la sua causa dobbiamo cominciare, proprio qui a casa nostra, a testimoniarlo, come ha fatto Gesù quando fece ritorno al suo paese, fra i suoi, pur rischiando di frastornare i propri famigliari, concittadini.
“…ed era per loro motivo di scandalo. E Gesù disse loro: “un profeta non è disprezzato se non nella sua patria, tra i suoi parenti e in casa sua.” (dal Vangelo di Marco).
Sono sicuramente vere queste parole, quante volte ci è forse capitato di viverle sulla nostra pelle, ma non dobbiamo demordere, ne va della nostra fede, della nostra vita, della Chiesa stessa. E’ inutile continuare a parlare di vita e aborto? Non è vero, non possiamo tacere. E’ superato parlare della famiglia, quella naturale e, conseguentemente, quella cristiana? Assolutamente no, è la cellula fondamentale di ogni società che rispetti la dignità di ogni essere umano. E’ improponibile affermare che esiste una sola religione e un solo Dio, quello rivelato nella Chiesa Cattolica? Sì, il  mandato ricevuto direttamente da Cristo dice che solo nella Chiesa da Lui fondata c’è salvezza.
Alziamoci, quindi, affermiamo con forza quelle verità. Saremo in pochi, non importa. Saremo deboli, non fa niente, San Paolo diceva “quando sono debole, è allora che sono forte”. Saremo abbandonati, ci sta, è la paga dei profeti.
Ez 2,2-5 / Sal 122(123) / 2Cor 12.7-10 / Mc 6,1-6

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