13 novembre 2015

Gender: un altro attacco alla famiglia.


Non si può negare che, da tempo,  nella famiglia si insinuano ideologie spesso veicolate dai mass media che ormai rappresentano la fonte principale di "culturazione" della società.
Così i benpensanti hanno introdotto il concetto di genere partendo dall’asserzione secondo cui essere maschio o femmina in virtù della sessualità con cui si nasce, è frutto di antiche, anzi vecchie  filosofie che avrebbero schiavizzato la persona umana.
Qualcuno ha pensato di “liberare” l’essere umano dalla propria sessualità e ha cominciato a far circolare l’ideologia gender per la quale una persona è maschio o femmina in funzione della sua soggettiva percezione di sé e non in virtù della propria struttura biologica: vale a dire che oggi mi sento femmina ma domani mi  percepisco maschio.
Un altro attacco alla famiglia: per questo il CAV Lomellino sezione Gambolò, con la collaborazione del Parroco Don Paolo Nagari e il patrocinio dell’Amministrazione Comunale, ha proposto nella serata di venerdì 30 ottobre presso l’Auditorium di Gambolò un importante incontro sul tema “Difendiamo la famiglia naturale: riflessioni sul gender”.
Il primo relatore Prof. Tommaso Scandroglio, Docente di Etica e Bioetica presso l’Università Europea di Roma, ha motivato in modo scientifico e razionale quanto sia infondata e pregiudizievole la teoria gender. Davanti ad un’attenta platea ha spiegato che la sessualità caratterizza l’identità dell’individuo e permane anche nel caso in cui l’individuo di sottoponga a una modifica chirurgica del proprio apparato sessuale. La struttura biologica sessuale inscritta nel nostro Dna è immutabile, tanto che negare la propria sessualità significa negare se stessi.
Il filosofo con valide motivazioni ha sottolineato che l’essere maschio o femmina rientra nel concetto di natura. Che cos’è la natura: sono le inclinazioni tese verso il bene autentico della persona. La natura inscrive nella coscienza di ogni uomo quelle inclinazioni che permettono di raggiungere un fine che dia senso e pienezza all'esistenza.
Come la conoscenza è una inclinazione naturale che permette di sviluppare l'intelletto, così la sessualità, per come è strutturato l’apparato sessuale, conduce alla fecondità. Quindi, il relatore ha precisato che è contrario alla natura il rapporto sessuale (come quello omosessuale) che fisiologicamente non può portare alla fecondità; a ciò ha aggiunto che il concetto di natura comporta la complementarietà che anche da un punto di vista sessuale non è possibile tra persone dello stesso sesso.
Scandroglio ha avvertito che l’applicazione del gender porta ad assurde conseguenze come la formazione di unioni di tre o più persone dello stesso sesso o anche unioni di persone omosessuali con eterosessuali (fatto che si è verificato in Olanda). Se si accetta il gender poi è veramente breve il passo che conduce a pretendere l’adozione di un bambino o a “fabbricarlo” mediante l’affitto di un utero.
Se si pensa: ma tutto ciò è solo un potenziale pericolo, si sbaglia.
Il prof. Scadroglio ha elencato i provvedimenti normativi, tra cui il decreto “Buona Scuola”, che lasciano spazio, attraverso il rimando a direttive, all’introduzione delle teorie gender nelle nostre scuole. 
Il docente ha rivelato che sono stati stampati e distribuiti libri scolastici in cui si scrive di due papà o di due mamme, vi sono scuole ove sono state abolite le festa della mamma e del papà per non discriminare e turbare quei bambini che avendo o due papà o due mamme non possono festeggiare una delle due feste. E poiché il gender distrugge la propria identità sessuale ecco che si è pensato di dare delle determinazioni agli insegnamenti per indottrinare i bambini e le bambine inculcando loro fin dalla scuola materna un avviamento alla scoperta della propria sessualità (anzi per il gender sarebbe errato, e tra un po’ proibito, usare il termine sessualità) quindi si dovrebbe parlare del proprio genere, con criteri che sono aberranti.
Chi di noi pensa: ma per fortuna non in tutte le scuole ciò avviene, ma non preoccupiamoci tanto si tratta di casi di isolati, vien da osservare che è proprio questa indifferenza che lascia aperta non una breccia, ma un’autostrada a direzione unica senza ritorno.
Per questo è importante informarsi e il relatore ha saggiamente invitato i genitori a svegliarsi e a prestare attenzione e a riappropriarsi del proprio esclusivo ruolo educativo esercitando il diritto e dovere di verificare e controllare sia il materiale didattico sia le varie proposte avanzate dalla scuola.
Ma cosa  nasconde ancora più in profondità il gender?
La seconda relatrice la Prof. Marisa Orecchia, Presidente di Federvita Piemonte e vicepresidente di “Verità e Vita “ di Bologna ha ricordato a chi nega l’esistenza della famiglia naturale che l’art 29 della Costituzione italiana sancisce questo principio: “la Repubblica riconosce i diritti della famiglia come società naturale fondata sul matrimonio”. Ha precisato che i politici costituenti, mentre erano in disaccordo sul concetto di indissolubilità del matrimonio, erano invece profondamente unanimi nel riconoscere e innalzare a verità costituzionale che la famiglia naturale, intesa come unione tra uomo e donna, è luogo di relazione dove la singola persona viene educata, cresciuta, accolta, diventando così luogo di formazione sociale per il bene del Paese. 
A chi pensa che sono soltanto vecchi e superati pensieri, occorre dire quanto sia stato dannoso negare queste affermazioni e giocare con esse.
Come ha ricordato la relatrice, l’apparato legislativo costituito dalla legge sul divorzio seguita da quella sull’aborto e seguita dalla legge sulla fecondazione artificiale, ha  determinato lo stato di agonia della famiglia.
Con la legge sul divorzio, si è ingenerata la convinzione quasi generale che la famiglia non è più il luogo sicuro di formazione delle persone perché da un momento all’altro può sciogliersi . Questo avviene con conseguenze gravi e pesanti sui figli e sulla società.
La legalizzazione dell’aborto ha trasformato la famiglia da luogo dove la vita nascente è protetta e custodita a luogo in cui il concepito diventa un problema e, attraverso la  donna lasciata nella sua solitudine in nome di una falsa libertà, si autorizza a negare la   maternità e sopprimere un figlio, con conseguenze gravi per la donna.
La legge 40 (sulla fecondazione artificiale) era stata pensata come male minore,  incurante  del fatto che per un figlio da abbracciare ne sacrifica tantissimi altri. La famiglia è diventata il luogo non dell’apertura alla vita, anche attraverso l’adozione, ma del decisionismo procreativo, dello “scelgo io se e quando voglio”. Per non dimenticare il rifiuto della persona sofferente con l’eutanasia.     
A questo panorama si aggiunge il gender.
Ma perché tutto questo?
I due relatori sono concordi nell’evidenziare che si vuole portare l’uomo a considerarsi capace di un’autocreazione, che è sufficiente a se stesso. Insomma si vuole inculcare la negazione di sentirsi persona creata da Dio, Padre Creatore. In questo modo l’uomo è legittimato a fare quello che vuole e come vuole, abbattendo i limiti dati dal fatto di sentirsi creati.  
Arrivando a negare il Creatore, l’uomo non è più frutto di un atto di Amore ma di sé stesso e si trova solo e abbandonato, in balia di interessi egoistici propri e di altri, che lo porteranno alla sua negazione.  Come ricorda San Giovanni Paolo II nelle sue catechesi sul libro della genesi, “La creazione perciò, come azione di Dio, significa non soltanto chiamare dal nulla all’esistenza, …ma significa donazione… ogni creatura porta in sé il segno del dono originario e fondamentale”.
Per questo occorre riflettere e non restare indifferenti.

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