Tempo Ordinario Anno A
Dalla
Sicilia è arrivata un’ondata di notizie circa la cattura di un assassino e i
telegiornali tutti trattano del tizio come di un personaggio epocale. Sempre
dalla Sicilia, da Palermo in particolare, dai canali social rimbalza la notizia
della morte di Fratel Biagio Conte, rimpianto come un santo, mentre i
telegiornali stanno in altre faccende affaccendati. E’ così: per un mostro
d’uomo titoloni e copertura giornalistica quotidiana, per un santo
l’indifferenza mediatica. A me, invece, quest'uomo, fratel Biagio, per quel
poco che ho potuto apprendere, fa pensare.
Il Vangelo di oggi ci dice che Gesù
“mentre camminava lungo il mare di Galilea, vide…”, cioè, uscì e andò fra la
gente e li scopriva, parlava loro, annunciava il Vangelo e li chiamava per
stare con lui. Fu il suo modo di vivere per gli ultimi suoi tre anni di vita
terrena.
Quel regno era vicino allora e lo è tanto più oggi, dopo che Gesù stesso ha fondato la sua Chiesa e ha assicurato la sua presenza nel Sacramento dell’Eucaristia. Possiamo accostarci, fare parte di questo Regno, però, a condizione di convertirci secondo almeno cinque vie che San Giovanni Crisostomo sintetizzava in questo modo: la prima è la condanna dei propri peccati; la seconda è il perdono delle offese; la terza consiste nella preghiera; la quarta nell’elemosina e la quinta nell’umiltà. Ogni giorno bisogna cercare di avanzare su queste vie perché sono facili, né si può addurre la propria povertà per esimersene. Va e cammina per il mondo perché:“…hai moltiplicato la gioia, hai aumentato la letizia…perché tu hai spezzato il giogo che opprimeva.” (dal Libro del profeta Isaia)
Ciascuno di noi ha un giogo sulle spalle che costringe, a volte, a scelte che allontanano da quelle vie, che ci fanno vedere tutto scuro, avvolgendo la vita in una spirale di tenebre. Ci viene allora in aiuto:“…il Signore è mia luce e mia salvezza: di chi avrò timore? Il Signore é difesa della mia vita: di chi avrò paura? (dal Salmo 26)
Personalmente ho paura di coloro che professano principi, si richiamano alla dottrina sociale della Chiesa, e poi nel concreto dell’azione politica, sociale, educativa, tramano tutt’altre scelte. Come quelli che sono contro l’aborto e poi, al governo e in Parlamento scelgono di non rimuovere la legge più mortifera che impesta la nostra società. Devo mordermi la lingua e quanto vorrei che fosse come scrive San Paolo:“…vi esorto fratelli, per il nome del Signore Gesù Cristo, a essere tutti unanimi nel parlare, perché non vi siano divisioni tra di voi, ma siate in perfetta unione di pensiero e di sentire.” (dalla prima Lettera ai Corinti)
Allora “con tutte le nostre forze lavoriamo, con l’aiuto di Dio, per dare il primo posto alla bontà più che al male, alla pazienza più che alla collera, alla benevolenza più che al desiderio, all’umiltà più che all’orgoglio. Insomma, la dolcezza della carità prenda talmente possesso del nostro cuore che non ci sia più posto per l’amarezza dell’odio.”(San Cesario di Arles)
Penso proprio che sia stata la scelta fatta da Fratel Biagio. Da parte mia aggiungerei la necessità di giudicare cosa è bene e cosa è male, perché così, ancorandoci alla verità, non soccomberemo. Potremo, infine, camminare veloci perché il giogo di Gesù è soave e il suo peso leggero.
Is
8, 23—9,3 / Sal 26(27) / 1Cor 1,10-13.17 / Mt 4,12-23
digiemme