23 luglio 2022

IL GRIDO AL CIELO

XVIIa Domenica T.O. Anno C

 Così gridate al Cielo !!!!!!
Il padre Abramo aveva voglia a tirare la cinghia per evitare la distruzione delle città in cui abitava il suo parente Lot.
Alla fine non c’erano neppure 10 giusti e le cose sono andate come si sa: “   voglio scendere a vedere se proprio hanno fatto tutto il male di cui è giunto il grido fino a me; lo voglio sapere.” (dal Libro della Genesi)
Sarebbe interessante sapere chi si è sperticato nel gridare verso il cielo per fare sapere cosa stava succedendo in quel mondo. Doveva trattarsi proprio di qualcosa di immondo se anche il Buon Dio voleva andare a vedere. E quando vide, non ci fu scampo per quegli abitanti che non vollero sottomettersi alla legge di Dio. Quindi, Abramo e la sua gente non riuscirono a cambiare i costumi di quella gente.

Se ben ricordo, ci riuscì, più avanti, Giona con quelli di Ninive. In quel caso, sulla predicazione s’innestò il pentimento e sulla collera prevalsero la pietà e la Misericordia.
Ci sono molti motivi per pensare che oggi stiamo vivendo come allora e le prospettive sembrano anche peggiorare il criterio con cui ci si rapporta con Dio, con una chiesa che si allinea sempre più con il mondo. Purtroppo, all’orizzonte non s’intravedono neppure dei novelli Giona. Sono, inoltre, convinto che si alzino continuamente delle grida verso il cielo da parte di tutti i bambini uccisi con l’aborto. Anzi sono proprio loro che raccontano di tutto il male che sta cancellando il diritto di vivere dalla faccia della terra. Se poi si aggiunge quanto avviene con le guerre, con l’ingiustizia, con le povertà imposte, con l’amoralità dei costumi, con gli egoismi dei potenti, non rimane molta speranza di riuscire a modificare gli eventi drammatici futuri che ci spettano.
Quel brano della Genesi ci permette anche d’intuire che il Signore può scendere fra gli uomini e che l’ultima volta lo ha fatto con l’Incarnazione. Anche il Salmo ci apre a questa certezza: “… perché eccelso è il Signore, ma guarda verso l’umile, il superbo invece lo riconosce da lontano.” (dal Salmo)
Nel suo camminare per villaggi e città, infatti, sapeva bene identificare chi aveva bisogno della sua benevolenza e della sua salvezza. Il povero, l’umile, gli andava incontro, lo cercava anche solo per toccarlo. Il superbo, il dottore della legge, lo aspettava per metterlo in difficoltà, in ridicolo. Come cercano di fare anche oggi, ridicolizzando tutto ciò che viene dalla Chiesa cattolica, prendendosi gioco di chi vuole rimanere cattolico, anche solo come quella suora che riprendeva le due attrici per il loro bacio saffico in pubblico.
Essere presi in giro, comunque, ci sta perché se lo hanno fatto con Gesù, a maggior ragione avverrà con i suoi discepoli perché: “… con Cristo, sepolti nel battesimo, con lui siete anche risorti mediante la fede nella potenza di Dio.” (dalla Lettera di San Paolo ai Colossesi)
Una potenza che non ci lascia soli, perché qualunque cosa “chiederete al Padre nel mio nome, egli ve la darà.” Il Santo curato d’Ars diceva che il nostro cuore è piccolo, ma la preghiera lo dilata e lo rende capace di amare Dio. “La preghiera ci fa pregustare il cielo, cioè qualcosa che discende a noi dal paradiso. Non ci lascia senza dolcezza.”
Infatti: “… chiedete e vi sarà dato, cercate e troverete, bussate e vi sarà aperto. Perché chiunque chiede, riceve e chi cerca, trova e a chi bussa sarà aperto.” (dal Vangelo di Luca)
Non c’è, quindi, bisogno di gridare al cielo. Noi, quanto meno io, ogni qualvolta che ci rechiamo da qualcuno, sappiamo bene perché ci andiamo. Ecco, quando andiamo da Gesù, davanti al tabernacolo, a Messa, nell’intimo della nostra stanza, sappiamo bene che con lui possiamo ottenere tutto quello che è giusto per noi, purché il nostro stare sia animato da una fede viva ed un cuore puro. E lui, che anche oggi viene a vedere, magari ne rimane pure contento.

Gen 18,20-32 / Sal 137(138) / Col 2,12-14 / Lc 11,1-13
digiemme