LO SMARRIMENTO

XXIIIa Domenica  T.O. (anno B)

    In un tempo in cui tende a sprigionarsi l’odio, come dalla fine della guerra non si era mai visto, è facile smarrirsi. Vengono sempre meno le certezze su chi governa la cosa pubblica e su chi dovrebbe controllare il buon o meno suo operato.
    Anche nell’ambito ecclesiale le cose non stanno meglio, basta leggere le dichiarazioni di vescovi e preti, diametralmente opposte le une dalle altre, che creano  divisioni e contrapposte fazioni pure nell’ambiente cattolico, al netto di quello adulto. In un tempo così porta consolazione la Parola di Dio quando leggiamo: “… dite agli smarriti di cuore: coraggio non temete! Ecco il nostro Dio … egli viene a salvarvi.” (dal Libro del profeta Isaia)
    Il nostro Dio, dice Isaia, viene a salvarci, ed il popolo israelitico può testimoniarlo e più volte. Noi, invece, ne abbiamo consapevolezza perché quella promessa è stata mantenuta con l’Incarnazione di Gesù Cristo, con la sua morte e la sua resurrezione. Per un cristiano che si rispetti, la cosa è molto semplice: Dio non viene a salvarci dal covid, non sarebbe un problema comunque, nulla è impossibile a Dio, anche perché l’umanità ha tutti gli strumenti possibili ed immaginabili per quell’impresa; Dio, che è Padre misericordioso, vuole salvarci dal vuoto assoluto in cui cadremmo se morissimo lontani da lui o rifiutando la sua Gloria.    Ora, è vero che questa società, parlo di quella cosìddetta occidentale, ritiene di poter andare avanti, crede al progresso, senza Dio, ma noi credenti non possiamo dimenticare le parole del salmista: “… il Signore rimane fedele per sempre, rende giustizia, … regna per sempre.” (dal Salmo 145)
    Fedeltà e giustizia sono le sue prerogative, a differenza di noi che facciamo della fedeltà una cosa relativa: basta leggere le cronache, da quelle sportive a quelle famigliari, da quelle professionali a quelle sociali; con il potere giudiziario che si adegua alla consuetudine e alle leggi aberranti che politici, fagocitati dalla vanità, dagli interessi economici, dalla sete di onnipotenza, non esitano ad abbracciare, pur di soddisfare un elettorato sempre più condizionato dai mass-media.
    Tutto cambia sempre più velocemente, a seconda dal come tira il vento, in base ai programmi che le oligarchie ormai imperanti decidono di mettere in atto. E sembra che abbiano pure successo. Eppure c’è un piccolo resto che si oppone, cercando di vivere ciò che la Parola ci trasmette, con giustizia, almeno fra di noi: “… fratelli miei, la vostra fede nel Signore nostro Gesù Cristo, Signore della Gloria sia immune da favoritismi personali.” (dalla Lettera di San Giacomo apostolo)
    La nostra fede deve essere per forza immune, e non abbiamo neppure bisogno di un vaccino, ci basta rivolgerci a Gesù Cristo medico. Lui ci vede, sa di che pasta siamo fatti, ci riconosce nei nostri limiti, come quelli del sordomuto: “… Effatà, cioè apriti. E subito gli si aprirono gli orecchi, si sciolse il nodo della sua lingua e parlava correttamente.” (dal Vangelo secondo Luca)
    Apriti, apri il tuo cuore, ascoltami, sono tutt’uno con te, soprattutto quando con il mio corpo entro nel tuo corpo, ci dice il Signore. Come non possiamo restare allibiti, con Gesù in noi, come non possiamo pensare, dire, agire, amare in modo chiaro, senza doppi sensi, senza doppi giochi, senza altro fine se non quello di annunciare e testimoniare la salvezza che ci viene dal nostro Dio, l’unico vero Dio. Non c’è smarrimento che tenga, è questa la nostra certezza.

Is 35,4-7 / Sal 145 / Gc 2,1-5 / Mc 7,31-37
digiemme