5 dicembre 2020

UNA VOCE NEL DESERTO

Seconda Domenica di Avvento (Anno B)

Popolo di Sion, il Signore verrà 

Non una voce sola, ma diverse, oggi, gridano nel deserto delle case, delle chiese, delle scuole, delle strade, dei “social”, eppure tutto sembra catalizzato solo dalla paura e dal politicamente corretto. E quasi tutti, supinamente, si lasciano disperdere da quattro lupi telecomandati. Occorre, allora, che irrompa proprio Giovanni Battista:
“…voce di uno che grida nel deserto: preparate la via del Signore, raddrizzate i suoi sentieri.” (dal Vangelo secondo Marco)
Nel deserto soffia il silenzio, per questo le parole e le profezie giungevano diritte alle orecchie dei peccatori che correvano, perciò, a farsi battezzare per ottenere il perdono. Fosse così anche adesso, ma probabilmente si dovrà per forza cambiare strategia: “Grida e tutti ti sentono. Sussurra e solo chi ti è vicino capisce quello che dici. Taci e solo il tuo amico migliore sa ciò che vuoi dire.” (Luke MacFarlane)
Ecco, il nostro migliore amico è Gesù. Quante volte siamo stati davanti a Lui, tacendo, come quel contadino che, interpellato dal Santo Curato d’Ars che lo vedeva sempre là davanti all’ostensorio, rispose con grande candore: “niente di particolare, io lo guardo e Lui mi guarda.” E’ questo il modo con cui possiamo farci condurre nel cammino della nostra vita,
“…come un pastore egli fa pascolare il gregge e con il suo braccio lo raduna; porta gli agnellini sul petto e conduce dolcemente le pecore madri.” (dal Libro del profeta Isaia)
C’è da scaldarsi il cuore nell’immaginare questa scena, c’è da piangere di gioia nel capire che il nostro Dio, l’Unico, creatore della nostra vita, ci ha tenuto vicino al suo cuore e, con il Natale che andiamo a celebrare, ritorna a ricordarci queste sue premure. Torna anche a consolare tutti quei volontari per la vita cui assicura che anche quei bambini che non sono riusciti a salvare dall’aborto sono stati tenuti sul suo petto. Così come si offre per quelle madri che a maggior ragione hanno bisogno del suo amore e di quello di chi è disposto ad aiutarle nel rispetto e nella ricerca,  sempre e comunque, della verità. Perché:
“…perciò carissimi, nell’attesa di questi eventi, fate di tutto perché Dio vi trovi in pace, senza colpa e senza macchia.” (dalla seconda Lettera di San Pietro Apostolo)
Si capisce, perciò, il senso di questo avvento, di questo avvicinamento al Natale. Lo scorrere del tempo è la medicina più importante, fa scorrere i fotogrammi della nostra vita in rapporto al copione che il regista ci ha assegnato. Oggi potremmo anche trovarci in difficoltà, ma domani nuovi fotogrammi arriveranno nella nostra vita. Nuove scene, nuove strade, nuove persone, nuove attività, nuovi affetti, nuove felicità perché:
“…la sua salvezza è vicina a chi lo teme, perché la sua gloria abiti la nostra terra.” (Salmo 84)
Abramo fu la prima persona nella storia d’Israele a cui Dio rivolse direttamente la parola, ma è anche l’uomo che inizia ad ascoltare. Tutto cambiò per lui, e per noi. La sua vita fu un continuo rimettersi in gioco, così lo è pure per noi e la miglior verifica la possiamo riscontrare nel modo con cui ci poniamo di fronte al Natale di Gesù. Siamo parte di quella schiera di uomini di buona volontà cui gli angeli si rivolgono? Se vogliamo davvero che la Gloria di Dio abiti la nostra terra, le nostre case, altro non possiamo fare che prontamente alzarci ed avviarci per quei sentieri che ci addita Giovanni, la voce del deserto.


Is 40,1-5.9-11 / Sal 84(85) / 2Pt 3,8-14 / Mc1,1-8
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