XXI Domenica T.O.(Anno C)
Pensavo all’epopea delle Missioni per il
mondo, quando si guardava al missionario come ad un eroe, pur di portare ad
ogni angolo della terra il Vangelo di Gesù Cristo.
Partivano senza niente, solo nel cuore
l’ardente desiderio di fare conoscere il Figlio di Dio e la sua Chiesa. Ora
quest’ultima sta rischiando di diventare una qualsiasi Ong, ma ci sono ancora
uomini e donne che sono spinti a testimoniare il Cristo in terre straniere:
“…manderò i superstiti alle popolazioni…anche
tra loro prenderò sacerdoti leviti, dice il Signore.” (dal Libro del Profeta
Isaia)
Nell’attuale desolazione del cristianesimo,
in special modo quello nel mondo cosìddetto occidentale, ci sono e ci saranno, quindi,
dei superstiti. Grazie a questi si potrà evitare l’estinzione. E’, infatti,
evidente a tutti che senza la presenza di sacerdoti provenienti da quei paesi
lontani, dove il seme dei Missionari ha attecchito, già da oggi molte diocesi
sarebbero destinate alla chiusura. Occorrerebbe soffermarci su alcune
statistiche per capire lo stato in cui versano parrocchie e chiese, ordini
religiosi e seminari, ma la Chiesa non è del Vaticano, perciò:
“…verranno da oriente e da occidente, da
settentrione e da mezzogiorno e siederanno a mensa nel regno di Dio.” (dal
Vangelo di Luca)
E’ il Signore che chiama i lontani, li invita
alle sue nozze, anche a loro affida il compito di confermare il suo amore per
tutti noi, anche per quelli che credendosi i primi pensavano di vivere di
rendita.
Al Santuario della Verna c’è un capolavoro di
Della Robbia che illustra bene quest’amore di Cristo per noi. Si tratta di una
terracotta invetriata che rappresenta la Natività. Tutti i personaggi della
scena guardano Gesù, perché Lui è il centro di tutto e di tutti, ma Gesù fissa
lo sguardo su chi sta fuori, su di noi che lo guardiamo, perché è venuto per
noi, per la nostra salvezza. Allora facciamo nostro il canto del Salmo:
“…genti tutte, lodate il Signore, popoli
tutti cantate la sua lode. (dal Salmo 116)
Non importa chi sono i primi o gli ultimi,
occorre solo lasciarsi infondere coraggio:
“…perciò rinfrancate le mani incerte e le
ginocchia fiacche e camminate diritti con i vostri piedi, perché il piede che
zoppica non abbia a storpiarsi, ma piuttosto a guarire.” (dalla Lettera agli
Ebrei)
Come dire, andate a testa alta, non
lasciatevi deviare dalle sirene del relativismo, attraversate le strade di
questo mondo malato con decisione per andare ad ogni incrocio ed aiutare ad
imboccare la via giusta. Quella che porta a Cristo, quella che dice la verità
sulla vita, sulla famiglia, sulla dignità di ogni uomo, quella che apre alla
vita eterna. Infatti, se andiamo con chi zoppica impareremo solo a zoppicare e
guardate se non è proprio così se appena pensiamo a come hanno ridotto il
diritto alla vita, la famiglia, il diritto alla salute, al lavoro,
all’educazione. Riusciremo mai a guarire da storpiature come quelle? Sì, è
possibile, se cominceremo ad essere più umili, più
sinceri con noi stessi, ammettendo i nostri errori, i nostri peccati,
presentandoci alle nozze del Signore con l’abito adeguato, segno della purezza
ritrovata, segno del pentimento per il male che fino ad un minuto prima abbiamo
commesso. Per vergogna, magari, ci fermiamo in fondo, ma:
“…Ed ecco, vi sono ultimi che saranno primi,
e vi sono primi che saranno ultimi.” (dal Vangelo di Luca)
E’ il Signore che ci guarda, che posa il suo
sguardo sui nostri cuori, sulle nostre mani, sui nostri piedi. Non ce ne
accorgiamo, ma neppure un solo nostro pensiero scanserà il suo giudizio e, di
certo, non sapremo mai se saremo primi o ultimi. L’importante è non essere
nessuno.
Is 66,18b-21 / Sal 116(117) / Eb 12,5-7.11-13 / Lc
13,22-30
digiemme