24 agosto 2019

GLI ULTIMI E I PRIMI


XXI Domenica T.O.(Anno C)
Pensavo all’epopea delle Missioni per il mondo, quando si guardava al missionario come ad un eroe, pur di portare ad ogni angolo della terra il Vangelo di Gesù Cristo.
Partivano senza niente, solo nel cuore l’ardente desiderio di fare conoscere il Figlio di Dio e la sua Chiesa. Ora quest’ultima sta rischiando di diventare una qualsiasi Ong, ma ci sono ancora uomini e donne che sono spinti a testimoniare il Cristo in terre straniere:
“…manderò i superstiti alle popolazioni…anche tra loro prenderò sacerdoti leviti, dice il Signore.” (dal Libro del Profeta Isaia)

Nell’attuale desolazione del cristianesimo, in special modo quello nel mondo cosìddetto occidentale, ci sono e ci saranno, quindi, dei superstiti. Grazie a questi si potrà evitare l’estinzione. E’, infatti, evidente a tutti che senza la presenza di sacerdoti provenienti da quei paesi lontani, dove il seme dei Missionari ha attecchito, già da oggi molte diocesi sarebbero destinate alla chiusura. Occorrerebbe soffermarci su alcune statistiche per capire lo stato in cui versano parrocchie e chiese, ordini religiosi e seminari, ma la Chiesa non è del Vaticano, perciò:
“…verranno da oriente e da occidente, da settentrione e da mezzogiorno e siederanno a mensa nel regno di Dio.” (dal Vangelo di Luca)
E’ il Signore che chiama i lontani, li invita alle sue nozze, anche a loro affida il compito di confermare il suo amore per tutti noi, anche per quelli che credendosi i primi pensavano di vivere di rendita.
Al Santuario della Verna c’è un capolavoro di Della Robbia che illustra bene quest’amore di Cristo per noi. Si tratta di una terracotta invetriata che rappresenta la Natività. Tutti i personaggi della scena guardano Gesù, perché Lui è il centro di tutto e di tutti, ma Gesù fissa lo sguardo su chi sta fuori, su di noi che lo guardiamo, perché è venuto per noi, per la nostra salvezza. Allora facciamo nostro il canto del Salmo:
“…genti tutte, lodate il Signore, popoli tutti cantate la sua lode. (dal Salmo 116)
Non importa chi sono i primi o gli ultimi, occorre solo lasciarsi infondere coraggio:
“…perciò rinfrancate le mani incerte e le ginocchia fiacche e camminate diritti con i vostri piedi, perché il piede che zoppica non abbia a storpiarsi, ma piuttosto a guarire.” (dalla Lettera agli Ebrei)
Come dire, andate a testa alta, non lasciatevi deviare dalle sirene del relativismo, attraversate le strade di questo mondo malato con decisione per andare ad ogni incrocio ed aiutare ad imboccare la via giusta. Quella che porta a Cristo, quella che dice la verità sulla vita, sulla famiglia, sulla dignità di ogni uomo, quella che apre alla vita eterna. Infatti, se andiamo con chi zoppica impareremo solo a zoppicare e guardate se non è proprio così se appena pensiamo a come hanno ridotto il diritto alla vita, la famiglia, il diritto alla salute, al lavoro, all’educazione. Riusciremo mai a guarire da storpiature come quelle? Sì, è possibile, se cominceremo ad essere più umili, più sinceri con noi stessi, ammettendo i nostri errori, i nostri peccati, presentandoci alle nozze del Signore con l’abito adeguato, segno della purezza ritrovata, segno del pentimento per il male che fino ad un minuto prima abbiamo commesso. Per vergogna, magari, ci fermiamo in fondo, ma:
“…Ed ecco, vi sono ultimi che saranno primi, e vi sono primi che saranno ultimi.” (dal Vangelo di Luca)
E’ il Signore che ci guarda, che posa il suo sguardo sui nostri cuori, sulle nostre mani, sui nostri piedi. Non ce ne accorgiamo, ma neppure un solo nostro pensiero scanserà il suo giudizio e, di certo, non sapremo mai se saremo primi o ultimi. L’importante è non essere nessuno.
Is 66,18b-21 / Sal 116(117) / Eb 12,5-7.11-13 / Lc 13,22-30

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