Domenica di
Pentecoste (Anno A)
Vedendo passare i miei giorni, i miei anni,
mi domandavo dove mai si rinnova l’alleanza fra il mio mondo ed il Signore.
D’altra parte, lo Spirito Santo si è infuso una volta per tutte nei Sacramenti
che ho ricevuto. La festa di Pentecoste, se la viviamo in pienezza, porge la
risposta e la giro a beneficio di tutti. Sentiamo alcuni passaggi degli Atti
degli Apostoli: “…venne all’improvviso dal cielo un fragore, quasi un vento che
si abbattè impetuoso e riempì la casa dove stavano…nel modo in cui lo Spirito
dava loro il potere di esprimersi…”.
Ogni volta che mi guardo intorno, con
attenzione, nell’indifferenza non è guardarsi attorno, ma guardare il proprio
ombelico, all’improvviso avviene qualcosa e lo sento come un’inquietudine che
mi chiama, m’interpella. Può essere il muto grido di aiuto del bambino che deve
nascere in quel contesto si povertà, di rifiuto, di egoismo; possono essere le angosciose
domande di chi non capisce il dolore, le difficoltà; di chi rifiuta il futuro,
di chi è depresso o disperato. E’ lo Spirito, non sei tu, non sono io, che all’improvviso
ti dà la capacità di ascoltare, di esprimersi per consolare, per partire, per
agire, per accompagnare. Il tutto nei limiti che ci sono propri. Lo spiega
molto bene la lettura della lettera ai Corinti: “…vi sono diversi carismi, ma
uno solo è lo Spirito, vi sono diversi ministeri, ma uno solo è il Signore. A
ciascuno è data una manifestazione particolare dello Spirito per il bene
comune”.
Qui emerge soprattutto un aspetto: i carismi
di cui ciascuno è caricato nell’anima e nel corpo vanno e sono esercitati per
il bene comune.
Se mi metto in pista per fare una cosa buona,
prima di iniziare devo sedermi per un faccia a faccia con me stesso e chiarire
bene i motivi per cui voglio fare il volontariato, oppure dedicarmi alla
politica, oppure ancora esprimere un servizio di speciale ministerialità. Non
ci sono scuse, se lo fai per dimostrare quanto sei bravo, va anche bene, ma lo
Spirito non c’entra niente, se lo fai perché il Salmo, nella sua espressione
orante, ti ha convinto, allora sei vero collaboratore dello Spirito. Sentiamolo
questo Salmo: “…benedici il Signore, anima mia…scompaiano i peccatori dalla
terra e i malvagi non esistano più…Mandi il tuo Spirito, sono creati (gli
uomini) e rinnovi la faccia della terra.”
Ancora una volta c’è la conferma che è l’uomo
che può rinnovare la faccia di questo mondo. Lo Spirito chiama alla vita,
evidentemente non solo spirituale, crea la vita, ma se l’uomo per principio di
libertà (l’autodeterminazione) rifiuta di partecipare, questa faccia della
terra diventerà sempre più tetra e soffocante. Si capisce, allora, perché è
importante celebrare questa festa di Pentecoste, per sentire una ventata d’aria
fresca che viene dalla promessa: “…Pace a voi, come il Padre ha mandato me,
anche io mando voi. Detto questo, soffiò e disse loro: “ricevete lo Spirito
Santo”. A coloro cui perdonerete i peccati, saranno perdonati, a coloro a cui
non perdonerete, non saranno perdonati.” (Vangelo di Giovanni)
Questo soffio fresco e puro che giunge fino a
noi è, prima di tutto, portatore di Pace. Gesù Cristo è la pace, non
cerchiamola altrove, sotto bandiere varie, multicolori o meno, Egli ci rende
partecipi della sua figliolanza con il Padre. E’ la condizione essenziale per
capire perché a sua volta ci manda a portare la pace, e grazie solo allo Spirito che abbiamo
contestualmente ricevuto. E siamo talmente una cosa sola, nello Spirito Santo,
da poter perdonare o non perdonare i peccati in una comunione che è per sempre
nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo. Lo sminuire gli effetti e
le conseguenze dei peccati con l’illusoria convinzione di una misericordia non
dimostrabile, rende l’idea del perché il peccato contro lo Spirito Santo non
può essere perdonato.
At 2,1-11 / Sal 103(104) / 1Cor 12,3b-7.12-13 / Gv
20,19-23
digiemme